Dopo il digiuno forzato del 2020 gli istituti quotati a Piazza Affari rispolverano le cedole grazie all’ammorbidimento del diktat Bce. C’è chi ha deciso di remunerare gli azionisti in tre tranche, come Intesa. E chi arriva a dare un rendimento di oltre il 10%
di Elena Dal Maso

Le banche e i gestori patrimoniali hanno appena pubblicato i conti del 2020. E nella maggior parte dei casi si è trattato di bilanci solidi, che hanno evidenziato miliardi di liquidità accantonata per motivi prudenziali. Anche perché lo scorso anno la Bce ha congelato cedole e buyback. Però il 2021 sarà diverso, inizia già con la possibilità di remunerare un minimo gli azionisti, per ora con un limite. Infatti non bisogna superare il livello più basso tra il 15% degli utili cumulati 2019-20 e i 20 punti base in termini di Cet1. Il mercato ha già cominciato ad annusare il cambio di passo e lo Stoxx bank dividend index future, che era a 1,83 lo scorso dicembre, oggi si trova a 2,8 e nella scadenza di dicembre 2022 scambia a 3,2. Le attese sono quindi di un ritorno alla cedola da parte del settore finanziario europeo. Non ancora però ai livelli di pre-pandemia, che erano a quota 4. Intermonte, facendo il punto sulle cedole di Piazza Affari con MF-Milano Finanza, ha calcolato che nel 2020 sono stati staccati 13,889 miliardi, di cui buona parte da banche & C, e si attende 18,193 miliardi nel 2021, ovvero il 30% in più, e 22,04 miliardi nel 2022.
Giacomo Tilotta, responsabile azionario Europa di AcomeA sgr che ha elaborato la tabella qui accanto, ricorda che «il limite della Bce vale fino al 30 settembre. Il regolatore vedrà a fine luglio, dopo gli stress test dell’Eba, quali banche dimostreranno una buona qualità del capitale e probabilmente permetterà loro di remunerare ulteriormente gli azionisti».
Poiché diversi istituti come Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno confermato lo stacco cedola a maggio, promettendo però al mercato altre cedole o programmi di buyback consistenti, la tabella riporta sia l’ammontare che sarà distribuito a breve, sia il dividend yield atteso da Bloomberg per il 2021, che tiene conto delle attese del mercato su tutto l’anno. Per esempio il rendimento attuale di 0,04 euro della cedola di Intesa è pari all’1,7%, ma il mercato si attende un totale del 7% nel 2021 (calcolato ai prezzi attuali). Nel caso di Unicredit, 0,12 euro di dividendo pari all’1,41% ai prezzi attuali si confrontano con il 4,26% atteso al 2021.
Alberto Villa, responsabile Equity Research di Intermonte sim, spiega che «sono attesi dividend yield superiori al 6% per Mediobanca e Intesa Sanpaolo nel corso dell’anno. Mentre Unicredit è orientata a remunerare gli azionisti sia attraverso un dividendo sia un piano di buyback». Le società di gestione dei risparmio, riprende Villa, «hanno presentato situazioni di capitale molto robuste. In questo contesto, sia Banca Mediolanum che Banca Generali ritengono di poter pagare i dividendi 2020 e 2019 nel corso del 2021 e inizio 2022, con rendimenti superiori al 10%». Mentre i puri asset manager Azimut e Anima «dovrebbero staccare dividendi significativi come nel 2020. Tra le assicurazioni UnipolSai ha annunciato una cedola in crescita del 19% anno su anno a 0,19 euro e la holding Unipol pagherà il dividendo 2020 di 0,28 euro, in linea con quello annunciato e non pagato lo scorso anno», ricorda Villa.
BofA, Equita e Jp Morgan ritengono che alla fine di quest’anno dovrebbe arrivare «una cascata di dividendi se la Bce autorizzerà Intesa a pagare una cedola di 1,9 miliardi (parte dell’obiettivo 2020)». La banca ha proposto 3,57 centesimi ad azione, pari a un rendimento dell’1,7% da distribuire a maggio. È previsto inoltre, dopo il via libera della Bce (dal 30 settembre), il pagamento di riserve per 10 centesimi ad azione, con uno yield del 5% a valere sugli utili 2020, nonché un interim dividend (di ammontare ancora non specificato) sugli utili 2021 con un payout al 70%.
Quanto a Unicredit, Kepler Cheuvreux ricorda che il board proporrà un dividendo di 0,12 euro in contanti, più 179 milioni di buyback (rendimento complessivo al 2,3%) come remunerazione ordinaria, cui aggiungere 652 milioni di riacquisto straordinario di azioni (3,4% di rendimento) da effettuare dal 1° ottobre in poi dopo il via libera della Bce. Azioni che poi ovviamente sarebbero assegnate ai soci pro quota. In sintesi ne uscirebbe un total cash yield del 5,7% fra cedola e script dividend. Il tema della cedola è fondamentale nel settore finanziario, tanto che Banco Bpm, pur chiudendo in rosso il 2020, ha annunciato 0,06 euro (con un rendimento del 2,77%), Bper 0,04 euro (2,12% ai valori attuali), il Creval 0,23 euro (1,89%), Banca Finnat 0,01 euro come hanno ricordato gli analisti di Intesa (4,34%), il Credem 0,2 euro (3,97%), Banca Ifis 1,1 euro (10,85%) e Banca Farmafactoring 0,42 euro (7,53%). (riproduzione riservata)

Fonte: