Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


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Ancora segno più per il mercato dell’Information security italiano. Nel 2019 ha raggiunto un valore pari a 1,317 miliardi di euro, in crescita di poco meno dell’11% rispetto ai dodici mesi precedenti. Mercato che era già cresciuto del 9% nel 2018 e del 12% nel 2017. Ma si rileva un diffuso ritardo nei modelli organizzativi e di gestione della sicurezza informatica: nel 40% delle imprese è assente, infatti, una specifica funzione e una figura direzionale dedicata all’Information security, la cui gestione è affidata ancora al Cio e all’It. A rilevare i trend è la ricerca condotta dall’Osservatorio Information security & privacy della School of management del Politecnico di Milano.
Si restringe il campo di applicazione della responsabilità penale in caso di evento lesivo occorso al lavoratore sul posto di lavoro. Infatti, in caso di infortunio al dipendente di un’azienda, il dirigente delegato alla manutenzione degli impianti deve essere assolto dall’imputazione di lesioni personali colpose, in quanto lo stesso è mero organo tecnico privo di autonomia decisionale. Pertanto, pur essendo il lavoratore rimasto vittima di un grave infortunio, il dirigente non deve essere condannato, in quanto non assume alcuna posizione di garanzia sulla sicurezza dei dipendenti, essendo tenuto a concordare con il datore di lavoro ogni piano di interventi da realizzare. A stabilirlo è la Corte di cassazione con la sentenza n. 3184 del 27 gennaio 2020.

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Exor pronta a vendere ai francesi di Covéa la società di riassicurazione PartnerRe che la finanziaria degli Agnelli aveva acquisito al 100% nel 2016 per un prezzo di 6,7 miliardi di dollari. La cessione avverrebbe al prezzo di 9 miliardi di dollari, con una plusvalenza di 2,1 miliardi in poco più di tre anni. A questa vanno aggiunti 660 milioni di dividendi maturati da Exor nei tre esercizi in cui ha governato il gruppo. Per ora la vendita di PartnerRe non è ancora formalizzata. Ma quando le società annunciano la trattativa esclusiva con un compratore è molto difficile che non si chiuda l’accordo. Dopo giorni di indiscrezioni ieri è arrivato da Amsterdam, dove la finanziaria degli Agnelli ha la sede legale, uno stringato comunicato in cui si legge che «Exor conferma di essere entrata in una trattativa esclusiva con Covéa circa una possibile acquisizione totale in cash di PartnerRe. Questa discussione è in corso e non è sicuro che si concluda con una transazione». Formula prudenziale di rito che non mette nero su bianco le cifre oggetto della contrattazione. Ma è chiaro che la trattativa è ad uno stadio molto avanzato.
  • Soffre l’industria del turismo “Una pioggia di disdette rischio di danni miliardari”
«Piovono disdette». Bernabò Bocca, numero uno di Federalberghi, non sta tanto a pesare le parole. I voli da e per la Cina sono bloccati. «Abbiamo avuto mille cancellazioni in sette giorni», è il calcolo di Federico Pieragnoli della Confcommercio di Pisa. «Da qui a maggio rischiamo di perdere 400mila presenze in Toscana», vaticina Daniele Barbetti della Federalberghi regionale. A Venezia, dove l’effetto-virus si somma alla pubblicità negativa dell’acqua alta di novembre, le prenotazioni per il Carnevale sono in calo del 30%. Milano, pragmaticamente, ha già fatto i calcoli delle perdite: quattro milioni al giorno, 120 in un mese. «I cinesi portano in città 300 milioni ogni 30 giorni e oggi come oggi registriamo una contrazione del 40%», ha spiegato il sindaco Giuseppe Sala. Un buco la cui dimensione finale sarà direttamente proporzionale alla “resilienza” e alla durata della pandemia. Il peso del turismo cinese in Italia, ad oggi, è ancora relativamente limitato. Nel 2019 gli arrivi dal paese sono stati 3,5 milioni, «circa l’8% del totale», calcola Bocca. Il tasso di crescita del flusso – bloccato ora dal virus – è però impressionante, visto che nel 2008 arrivavano da Pechino e dintorni solo 716mila persone e per il 2020 si pensava a un’impennata di un altro 10% dei volumi. Ora invece il movimento turistico tra Roma e Pechino è pressoché azzerato.
  • Pensione anticipata, nuova proposta Assegno tagliato fino al 6 per cento
Andare in pensione prima, ma ricalcolando l’assegno in base ai contributi versati, comporterebbe un taglio di un terzo della pensione lorda, un quinto di quella netta. In soldi, il pensionato potrebbe perdere un importo che va da 50 mila a 80 mila euro netti – a seconda dei casi – con un’attesa di vita media a 82 anni. E scivolare, dopo anche 36 anni di lavoro, sotto i 780 euro mensili della pensione di cittadinanza. Inaccettabile per i sindacati, attesi oggi al terzo cruciale tavolo con il governo sulla flessibilità in uscita. Tradotto: superare Quota 100 e riscrivere la legge Fornero. Ecco perché l’esecutivo medita una controproposta: sostituire il ricalcolo contributivo con una penalizzazione per ciascun anno di anticipo dell’uscita. Potrebbe essere il 2% all’anno ipotizzato anni fa dall’ex deputato pd Cesare Damiano. L’asticella non è stata fissata, ma è chiaro che il governo non intende riformare la Fornero spendendo più di quanto impegnato per Quota 100: circa 28 miliardi in dieci anni. «Potrebbe essere una strada», ragiona il sottosegretario pd all’Economia Pier Paolo Baretta. «Se vuoi andare via prima, ad esempio a 64 anni con 36 o 38 di contributi, hai una penalità». Penalità più conveniente del ricalcolo: per tre anni di anticipo si perde il 6% anziché il 30%.

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La School of Management del Politecnico di Milano ha fotografato il dinamismo del settore. Aumentano le piattaforme. Anche Intesa Sanpaolo si muove ora è socio di MatiPay
Ci sono realtà già affermate come Next, che offre servizi e infrastrutture per i pagamenti digitali a banche, imprese, istituzioni e Pa. O come Crif, realtà specializzata in sistemi di informazioni creditizie e soluzioni per il credito, da sette anni inserita nell’Idc Flntech Ranking (al 50esimo posto nel 2019), che considera i principali fornitori globali di tecnologia per il settore

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  • Sars e nuovo virus. Contagi a confronto
È il giorno del sorpasso. Ieri la nuova epidemia da 2019-nCoV ha superato per numero di morti (814) quella della Sars, la sindrome respiratoria acuta del 2002-2003 che fece registrare 774 vittime. Ecco differenze e analogie tra le due emergenze. Ambedue le epidemie sono dovute a coronavirus, chiamati così per la caratteristica forma a coroncina. Probabilmente hanno avuto come primo incubatore un mercato o comunque circostanze in cui uomo e animali si sono trovati ad avere contatti molto stretti, favorendo così il salto di specie del virus. Più diffusa ma meno letale. Sono queste le due caratteristiche che distinguono l’attuale epidemia dall’altra. Il 2019-nCoV ha superato per numero di individui infettati la Sars con circa 37mila casi confermati e 811 morti. Però la letalità è molto inferiore, il 2% contro il 9,5%. Questo coronavirus si sta mostrando capace di colpire un numero maggiore di persone ma con sintomi molto spesso lievi, qualche linea di febbre, un accenno di congiuntivite. Grazie alla minore aggressività riesce dunque a diventare più presente nella popolazione mentre la Sars colpiva in modo più severo. Sparì a metà del 2003.
  • Exor tratta con Covea per cedere PartnerRe
Colloqui in corso tra Exor e il gruppo assicurativo francese Covea per il passaggio di PartnerRe. I francesi avrebbero messo sul piatto 9 miliardi di dollari, secondo quanto riferisce Bloomberg, per acquisire uno dei maggiori gruppi riassicurativi del mondo, controllato dalla holding delle famiglie Agnelli e Nasi. Se l’operazione dovesse concretizzarsi, ci sarebbe una plusvalenza netta di 3 miliardi per i soci Exor, che hanno appena incassato un dividendo straordinario da 1,6 miliardi in qualità di azionisti di Fca per l’annunciata fusione con i francesi di Psa. PartnerRe rappresenta il 26% del Nav di Exor, il valore dell’attivo al netto del debito.
  • Perché non si studia cosa provoca il cancro
Ogni giorno, in Italia, a circa mille persone viene diagnosticato un tumore. I nuovi casi nel 2019 sono stati 371 mila, di cui 196 mila negli uomini e 175 mila nelle donne. In crescita l’incidenza fra gli adolescenti. Le cause conosciute che provocano le alterazioni del Dna sono di tipo ambientale, legate a stili di vita, genetiche, infettive e, per ultimo, i fattori casuali. Informazioni sui composti chimici sul mercato: 7%. Il nesso causale tra l’esposizione alla sostanza e l’insorgere della malattia è stato dimostrato per le fibre di amianto, la formaldeide e il benzene (leucemie e il cancro al polmone), per metalli come alluminio, cromo, nichel e le radiazioni emesse dal radon-222 (soprattutto per i tumori al polmone) e tanti altri. Sul mercato però ci sono oltre 140 mila composti chimici sintetizzati, e ben 5 mila sono prodotti in quantità superiori a 300 mila tonnellate all’anno, comportando un’esposizione a livello planetario. Le malattie associate all’uso dei pesticidi. Gli studi epidemiologici hanno riscontrato tra gli agricoltori tassi elevati di linfomi, leucemie, tumori allo stomaco, al pancreas, al cervello; fra i coltivatori di patate e di ulivi neoplasie al rene; fra i frutticoltori cancro al colon e alla vescica. Il glifosato è uno dei diserbanti più potenti e diffusi nelle coltivazioni intensive, tant’è che entro il 2020 la sua richiesta, nel mondo, raggiungerà 1 milione di tonnellate. Investiamo 21 milioni in ricerca sulle sostanze nocive. La gran parte della ricerca è finanziata dall’industria, che ha tutto l’interesse a nascondere o a prolungare nel tempo le decisioni in merito alla nocività di un prodotto. Solo gli studi realizzati con il finanziamento pubblico possono garantire l’indipendenza del risultato. Spendiamo 5,6 miliardi in chemioterapici. In compenso, solo in Italia, spendiamo oltre 5,65 miliardi all’anno in farmaci per curare chi si ammala di cancro.

Nel realizzare il 7° Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano redatto dal Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali sui bilanci degli enti previdenziali, era impossibile non riflettere e verificare i contenuti che annualmente l’Istat diffonde in tema di pensioni, un argomento ultra sensibile per tutti i lavoratori di questo mondo e in particolare per quelli italiani. Nell’analizzare le pensioni per classi di importo (1 volta il minimo cioè 513 euro al mese per 13 mesi; 2 volte il minimo, 1.026 euro, e così via) e tipologia (argomento non dichiarato dall’Istituto), le cose sono un po’ diverse dalla narrazione fatta sopra. Semmai — anche se dirlo è impopolare — la situazione è più sfavorevole per le pensioni medie e medio alte che da tempo hanno le prestazioni non indicizzate all’inflazione e che oltre i 100 mila euro sono state «tagliate» senza un metodo scientifico.Su 16 milioni di pensionati circa la metà è totalmente o parzialmente assistita dallo Stato quindi da tutti noi attraverso le tasse che paghiamo. Circa 800 mila pensionati (il 5,12%) usufruiscono della pensione o assegno sociale.
In pensione saremo tutti più poveri? Probabile, almeno considerando le proiezioni attuali dei tassi di sostituzione (è la percentuale dell’ultimo stipendio che prenderemo come assegno pensionistico). Intervenendo per tempo, però, è possibile fare in modo di aumentare la rendita previdenziale, arrivando anche al 90% dell’ultima retribuzione. Per alzare l’asticella è indispensabile crearsi una pensione di secondo pilastro, la previdenza integrativa, aderendo a una delle diverse forme previste: un fondo pensione aperto, un fondo negoziale (specifico per una determinata categoria di lavoratori) o un Pip (Piano individuale pensionistico).

  • Polizza auto, Iva dovuta sull’anticipo dei premi
L’anticipazione alla compagnia assicuratrice, da parte dall’agente, dei premi dovuti dagli assicurati e da questi successivamente rimborsati, non è attività accessoria a quella assicurativa e, quindi, non è esente Iva. Sono questi i principi statuiti dalla Ctp Milano 5714/19/2019 (presidente Lo Monaco, relatore Faranda). La Ctp osserva che la ricorrente anticipava alla compagnia i premi dovuti dai concessionari, ottenendone, poi, da questi ultimi il rimborso. L’anticipazione di un premio, puntualizza la Ctp, non può rientrare nell’attività assicurativa. Essa, infatti, è una prestazione svolta in favore del cliente, specificamente prevista nel contratto stipulato con i concessionari, rispetto al quale la compagnia assicuratrice è del tutto estranea. Inoltre, conclude la Ctp, nel caso concreto non si era verificata nessuna delle tre condizioni che legittimano l’esenzione per l’attività assicurativa. Pertanto, il ricorso è stato accolto e l’ufficio condannato al rimborso delle spese di lite.

  • Covéa vuole acquistare il riassicuratore PartnerRe di Agnelli
Covéa non ha rinunciato all’idea di mettere un piede nella riassicurazione. Al contrario. Dopo aver tentato invano di acquistare SCOR, il gruppo mutualista francese ha trovato un nuovo obiettivo con il riassicuratore PartnerRe, di proprietà di Exor, la holding della famiglia Agnelli. “Exor conferma di aver avviato discussioni esclusive con Covéa in merito ad una possibile acquisizione di PartnerRe”, ha dichiarato Exor in una dichiarazione di domenica. Queste discussioni sono in corso e non c’è alcuna certezza che porteranno a una transazione. Un annuncio è previsto all’inizio di questa settimana. Se le trattative non sono ancora terminate, una cosa è certa: Covéa ha i mezzi per realizzare le sue ambizioni. A gennaio il gruppo di Thierry Derez ha registrato ancora una volta risultati in miglioramento, con un indice di solvibilità record di oltre il 400%. Soprattutto, il Gruppo è seduto su una montagna di liquidità che supera i 10 miliardi di euro.
  • Coronavirus: assicuratori ancora poco armati
Con il coronavirus in Cina, in un contesto di un mercato del rischio aziendale più difficile, gli assicuratori rimangono cauti sulla copertura delle interruzioni di attività senza danni. In tempi di stress, gli assicurati tendono a dimenticare la regola d’oro dell’assicurazione: ci si assicura contro un pericolo, non contro un rischio certo. In breve, le aziende sono chiaramente esposte alle conseguenze economiche di questa epidemia, con poca o nessuna reale copertura assicurativa. E queste conseguenze possono rapidamente ammontare a decine di milioni di euro: il costo delle chiusure dei siti, le interruzioni della catena di produzione, la perdita di fatturato, i costi logistici aggiuntivi. Tuttavia, secondo un barometro del rischio effettuato in ottobre da Amrae, l’associazione dei gestori del rischio, i rischi per la salute non erano tra i 10 principali rischi identificati. Secondo l’indagine di Amrae sui risk manager dello scorso dicembre, oltre il 70% delle grandi imprese non aveva un’assicurazione contro l’interruzione dell’attività senza danni, mentre il restante 30% riguardava per lo più le estensioni di garanzia limitate. Tuttavia, la necessità esiste: il 55% delle aziende intervistate ha preso in considerazione la possibilità di adottare una specifica politica di non danneggiamento… prima di rinunciare. In realtà, gli ostacoli sono così numerosi che sembrano insormontabili: offerta quasi inesistente, premi e franchigie particolarmente elevati, un processo di sottoscrizione straordinario e complesso che può richiedere diversi mesi…