di Luca Gualtieri
Non sarà una corsa di cento metri, ma una maratona. Così ieri un banchiere vicino al mondo Ubi definitiva il percorso che attende il gruppo lombardo dopo l’ops presentata da Intesa Sanpaolo. Amministratori e azionisti del gruppo oggetto di offerta sono determinati a esaminare a fondo la proposta e non escludono manovre difensive. In quest’ottica vanno lette le parole che il ceo di Ubi Victor Massiah ha rivolto ai dipendenti, definendo «per nulla scontato» il sì della banca all’offerta. In mattinata il banchiere ha compiuto un primo, rapido esame della proposta insieme al consiglio di amministrazione, mentre per questa mattina è attesa la nomina degli advisor che assisteranno l’istituto nei prossimi mesi. Oltre a Credit Suisse, storico consulente di Ubi, il mandato potrebbe andare a un’altra banca estera, probabilmente Morgan Stanley o Goldman Sachs.
Al momento tutti gli scenari sono aperti e gli amministratori preferiscono non sbilanciarsi sulle previsioni. Quel che è certo è che l’attenzione si è subito concentrata su due aspetti, quello economico e quello industriale. Se da un lato si evidenzia la possibilità di migliorare le condizioni dell’offerta (giudicata al momento poco generosa con gli azionisti di Ubi), dall’altro lato si pone l’accento sugli effetti dell’integrazione che farebbe di fatto scomparire il marchio Ubi e smembrerebbe la rete commerciale.
Sicuramente, alla luce dei vincoli imposti dalla passivity rule, lo spazio di manovra del board sarà limitato ma c’è chi ritiene possibile mettere in campo manovre difensive non lesive del patrimonio dell’azienda. Tradotto: il sentiero è stretto, ma non strettissimo e nelle prossime settimane il quadro potrebbe cambiare. Difficile al momento prevedere la presentazione di altre offerte visto che l’eventuale concorrente dovrebbe fronteggiare la potenza di fuoco di Intesa. Difficile anche pronosticare rilanci, esclusi con chiarezza dal ceo Carlo Messina martedì 18.
Molto comunque dipenderà dalle scelte degli azionisti. Se i fondi per il momento rimangono alla finestra, proprio oggi a Bergamo si riuniranno i vertici del Comitato Azionisti di Riferimento (Car), un nucleo trasversale di famiglie e fondazioni, promosso dall’ex vice presidente della banca Mario Cera, dal notaio Armando Santus e dal presidente della Fondazione Cr Cuneo Giandomenico Genta. Salita nei mesi scorsi al 17,8% del capitale e proiettata oltre il 20% la formazione giocherà un ruolo chiave nella partita con Intesa ma, per opporsi all’ops, dovrà trovare alleati. Impresa non semplice visto che molte grandi famiglie bresciane, dai Gussalli-Beretta ai Lucchini, dai Polotti ai Folonari fino ai Rampinelli Rota, non sembrano inclini a salire sulle barricate. Ma anche ammettendo un’alleanza trasversale tra le diverse fazioni di Ubi, servirebbero ulteriori apporti dall’esterno per blindare quel 34% del capitale che consentirebbe di inchiodare l’avanzata di Intesa. Una soglia considerata da molti fuori portata anche se nessuno, per ora, pensa alla resa. (riproduzione riservata)

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