Gli analisti di AM Best ritengono che i riassicuratori potrebbero affrontare livelli di rischio più elevati in relazione all’epidemia di Coronavirus in corso rispetto agli assicuratori primari.

L’agenzia di rating ha osservato che i riassicuratori hanno tipicamente esposizioni più elevate ai rischi di mortalità e morbilità e possono detenere fino al 40% o più del capitale richiesto per questi rischi prima della diversificazione.
Ma nel tentativo di minimizzare la concentrazione dei loro rischi di mortalità e morbilità, i riassicuratori globali hanno ampliato le loro esposizioni al rischio per includere soluzioni finanziarie, soluzioni di gestione patrimoniale e altri accordi sul rischio di rendita.
Il coronavirus ha infettato quasi 10.000 persone da quando è stato identificato per la prima volta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 31 dicembre.
La stragrande maggioranza dei casi si trova in Cina, in particolare nella città di Wuhan, dove si pensa che il virus abbia avuto origine, con 213 persone che si ritiene siano state uccise.
Al momento non sono stati registrati decessi al di fuori della Cina, ma il virus si è diffuso in almeno 22 paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Australia, Giappone, Canada e Corea del Sud, suscitando il timore di una crisi globale.
In particolare, il numero di casi di coronavirus in tutto il mondo ha ormai superato quello dell’epidemia di SARS del 2003, anche se il totale dei decessi è attualmente ben al di sotto dei 774 documentati nel corso dell’epidemia di SARS durata circa 6 mesi.
Nel complesso, AM Best ritiene che il comparto vita e salute rimanga ben capitalizzato e in una buona posizione per resistere all’epidemia di coronavirus, anche se ha avvertito che le condizioni devono essere attentamente monitorate.
Ha anche osservato che i progressi tecnologici dovrebbero contribuire a minimizzare l’impatto, grazie soprattutto alle comunicazioni e alla riduzione dei tempi di risposta per l’erogazione delle cure.
Più incerte sono le implicazioni economiche del coronavirus, con un potenziale rallentamento in Cina che potrebbe avere un effetto a catena sulla crescita mondiale.
A titolo di confronto, si stima che il PIL cinese abbia subito una contrazione dell’1% nel 2003 a causa dell’epidemia di SARS.

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