di Teresa Campo

Si dice sia stato tra i fautori dell’operazione. Di sicuro dell’offerta di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca Carlo Cimbri, amministratore delegato e direttore generale di UnipolSai, è uno dei più accesi sostenitori. Perché, spiega, porta vantaggi al sistema, «che diventa più resiliente di fronte alle eventuali difficoltà del mercato», ma soprattutto perché porta vantaggi agli azionisti dello stesso istituto guidato da Victor Massiah. Un suggerimento insomma più o meno velato affinché i soci di Ubi accettino senza troppi indugi l’offerta di Ca’ de Sass. Per loro i vantaggi sono infatti a suo giudizio molteplici. «È una proposta forte, ben studiata e ben strutturata, e che crea valore per gli azionisti di Ubi», ha sottolineato ieri Cimbri nel corso di un intervento a Corriere Tv. «Agli azionisti offre infatti un premio consistente, ma anche la possibilità di far confluire l’istituto in un gruppo bancario che negli anni ha garantito utili consistenti, più del doppio di quelli che Ubi paga attualmente».
Al momento azionisti e cda di Ubi si sono presi tempo per riflettere, «ma se fossi un investitore terrei in considerazione il fatto che Intesa ha dimostrato che i piani li realizza e i dividendi promessi li paga», ha rincarato il super manager di UnipolSai. Il riferimento è agli storici azionisti dell’istituto lombardo, a cominciare dai soci del Car, patto di consultazione che aggrega circa il 18% del capitale sociale e composto da Fondazione C.R. Cuneo, Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Polifin e famiglia Bosatelli, Next Investment (famiglia Bombassei), P4P Int e famiglia Pilenga, Radici Group e famiglia Gianni Radici, Scame e famiglia Andreoletti e Upifra (famiglia Beretta). Oggi esamineranno la proposta e tutte le opzioni possibili sulla base del materiale disponibile: l’offerta completa e formale si avrà però solo il 7 di marzo in base alle tempistiche dettate da Intesa. Si tratterà quindi di un primo esame e non è escluso che il Patto decida di avvalersi di consulenti per esaminare l’offerta e le possibili strade da percorrere. I dubbi delle fondazioni sarebbero dovuti a governo societario e legame col territorio, quelli di alcuni grandi soci al premio e alla valorizzazione della società. Messina ha tuttavia messo subito in chiaro che le condizioni dell’ops non cambieranno. Oltre che a Ubi, l’operazione annunciata a sopresa lunedì notte da Ca’ de Sass, secondo Cimbri porta vantaggi anche a tanti altri soggetti. Come già accennato, al sistema bancario tricolore e all’Italia in genere che «inizia ad avere banche di dimensioni internazionali e forti anche a livello domestico. E questo sarebbe un segnale positivo anche in chiave europea», ha continuato l’ad. Ma ancor di più a Bper, «un player importante che di colpo crescerà del 50% diventando il quarto gruppo bancario italiano», ha affermato l’a.d. di UnipolSai che di Bper è primo azionista con il 20%. Se l’offerta di Messina andrà in porto, l’istituto guidato da Alessandro Vandelli dovrebbe infatti rilevare 400-500 sportelli da Ubi, che il nuovo maxi gruppo bancario dovrà cedere per non incappare nel veto dell’Antitrust. (riproduzione riservata)

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