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Far confluire i risparmi verso l’economia reale. Da qui passa lo sviluppo futuro del paese. A esserne convinto è Antonio Lafiosca, Chief operating officer di BorsadelCredito.it (operatore italiano di peer to peer lending per le Pmi), secondo cui «gli imprenditori stanno iniziando ad approcciare e apprezzare la finanza alternativa, che è una fonte fondamentale per lo sviluppo finanziario. Siamo ancora lontani dagli altri paesi sviluppati, ma il percorso è tracciato ed esiste una consapevolezza degli strumenti alternativi che puntano sull’economia reale che resta il traino principale del sistema paese.
La spesa previdenziale continua a crescere. Sommando il disavanzo e la componente assistenziale, il finanziamento dei costi non coperti da contribuzione, cioè a carico della fiscalità generale nel 2017 è stato di circa 56,6 miliardi di euro. Persiste uno squilibrio contabile nelle gestioni previdenziali che, tuttavia, stando alle previsioni negative dell’andamento del Prodotto interno lordo è destinato a peggiorare nel breve periodo. A mettere insieme tutti i tasselli del complicato puzzle del bilancio del sistema previdenziale italiano è stato, come ormai da tradizione, il rapporto n. 6 del Centro Studi di Itinerari Previdenziali guidato da Alberto Brambilla. Una fotografia che non fa i conti con «Quota 100».
Spazio al welfare complementare. Con una spesa di quasi 70 miliardi nel 2017 (+12% rispetto ai 62 miliardi dell’anno prima) gli italiani dimostrano di credere sempre più nel secondo e terzo pilastro. La voce più consistente di spesa è quella destinata a fondi sanitari, mutue, compagnie di assicurazione o altro: 35,9 miliardi di euro. Seguono la contribuzione alla previdenza complementare pari a 14,8 miliardi e Ltc, intesa come semplice costo per «collaboratori domestici», pari a 10,7 miliardi di euro. Per completare il quadro del welfare complementare, dal 2017 Itinerari previdenziali ha iniziato il monitoraggio dell’andamento del «welfare aziendale» su base contrattuale: una nuova e importante componente della spesa complementare che, a partire dall’anno 2016, grazie a un cambio repentino di approccio alla materia, è stato fortemente incentivato con le leggi di Bilancio per gli anni 2016/17.
Il sistema delle Casse di previdenza dei professionisti è in salute e continua a crescere, ma negli ultimi anni sempre più a marce ridotte. Il numero complessivo dei contribuenti agli enti previdenziali autonomi ha raggiunto le 1.318.864 unità, aumentando in 30 anni, di circa il 129%. Nel dettaglio, l’incremento degli iscritti alle Casse di cui al dlgs 509/1994 (Ingegneri e Architetti, Avvocati, Dottori e Ragionieri commercialisti, Medici, Notai, Consulenti del lavoro, Farmacisti ecc.) è stato del 120% rispetto al 1989, del 18,4% rispetto al 2008 e dello 0,3% rispetto al 2016. Invece, per gli enti di cui al dlgs 103/1996 (Periti industriali, Dottori agronomi e forestali, chimici, attuari, Biologi, Infermieri ecc.) l’aumento è stato del 52,9% rispetto al 2008 e del 2,27% rispetto al 2016. Percentuali che, inevitabilmente, si riflettono anche sulla crescita del patrimonio. Che nel tempo ha conosciuto una fase di accumulo molto importante e che, di pari passo con il calo delle iscrizioni, ha subito un rallentamento negli ultimi anni.
La società è sempre più digitale e, in quanto tale, sempre più a rischio. In particolare è la sanità il settore che, nel 2018 appena trascorso, si è rivelato più vulnerabile: gli attacchi gravi sono cresciuti del 99% in 12 mesi. Nello stesso periodo sono risultati in aumento del 57% gli attacchi perpetrati attraverso Phishing e Social engineering, a testimonianza di minacce che si evolvono e affinano. E a conferma che il 2018 può essere definito il peggiore di sempre, come già era stato anticipato sul finire dell’anno. Il picco di crescita degli attacchi ha avuto un impatto significativo pari al 38%. Gli attacchi gravi sono stati 1.552, con una media di 129 al mese.
I dati contenuti nell’anticipazione della quattordicesima edizione del Rapporto Clusit (Associazione italiana per la sicurezza informatica), diffusa nei giorni scorsi, in vista della presentazione ufficiale, il 12 marzo prossimo, in apertura della undicesima edizione di Security Summit, che fa il punto sulla cybersecurity.
Sono numerose le aziende che si dichiarano favorevoli a investire sulla blockchain per migliore i processi interni e rendere maggiormente sicuri gli scambi dei dati dal punto di vista informatico ma, in concreto, soltanto il 46% delle stesse si sentono pronte a utilizzare, in maniera efficace, i nuovi sistemi tecnologici. A rilevarlo è uno studio condotto in materia da parte della società Globant, che ha coinvolto nell’indagine 679 top manager statunitensi, impegnati nei settori del marketing e dell’Itc. Nonostante il diffuso entusiasmo che si respira negli ultimi anni attorno al nuovo fenomeno, non sembra, quindi, che le aziende siano, mediamente, ancora in grado di sposare in toto la nuova tecnologia.

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  • Economia e criminalità come cambiano le paure degli italiani
Da oltre 10 anni Demos e la Fondazione Unipolis conducono un’indagine sulle paure e l’insicurezza che pervadono le persone e la società. In Italia e in Europa. Per cogliere i cambiamenti che orientano le nostre percezioni. Perché le paure e l’incertezza sono divenute importanti nelle relazioni con gli altri. Ma anche nei rapporti con le istituzioni. Con la politica. Con i media. Ebbene, in questa occasione qualcosa sembra essere cambiato. Perché “l’insicurezza” è “sicuramente” profonda, diffusa presso la popolazione di tutti i Paesi. Ma ha raggiunto, ormai, caratteri e misure stabili. Perfino in (lieve) de-crescita. Almeno in Italia. Anzitutto: l’inquietudine “globale”. In Italia, coinvolge 3 persone su 4. Seguita dall’insicurezza “economica”, riguardo al futuro personale e sociale: oltre 6 persone su 10. Quindi, dalla paura generata dalla “criminalità” – soprattutto “organizzata”. Che preoccupa quasi 4 persone su 10. Questi sentimenti, presso un quarto della popolazione: si sommano.

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Comparitech mette in fila Paese per Paese i fattori di pericolo di attacco informatico. Nel punteggio complessivo l’Italia è al 25° posto: i rischi maggiori sono sui tradizionali computer
Dalla mail che leggiamo appena svegli al caffè pagato con l’app fino alla mole di progetti lavori, idee custoditi nel nostro computer. Ogni consumatore ha affidato alla rete una miriade di informazioni da elevare all’ennesima potenza se si parla di una impresa.

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  • Onda travolge auto: dispersi tre giovani
Tre giovani dispersi in provincia di Catania, dopo che la loro auto è stata travolta dalla mareggiata. E ancora linee ferroviarie in tilt per ore, alberi caduti, isole minori tagliate fuori dai collegamenti, navi in difficoltà: è pesante il bilancio del forte vento che ha flagellato il Sud. Ore di angoscia soprattutto ad Acireale, in provincia di Catania, dove nel tardo pomeriggio, secondo il racconto di testimoni, una Fiat Panda verde ferma su molo è stata inghiottita dalla mareggiata. Risultano dispersi tre giovani, di età compresa tra i 21 e i 27 anni, che si teme fossero all’interno della vettura investita dalle onde. Vigili del fuoco, anche con sommozzatori, carabinieri, polizia e guardia costiera sono intervenuti sul porticciolo di Santa Maria La Scala ma le condizioni proibitive del mare hanno reso praticamente impossibili le operazioni di ricerca. Dei tre amici, Lorenzo D’Agata, 27 anni, Enrico Cordella, 22 anni, e Margherita Quattrocchi, 21 anni, che sarebbero stati visti poco prima in un bar vicino al porticciolo, a tarda sera non si avevano notizie.

I risultati della «Kpmg ceo outlook survey»: 1.300 capi azienda indicano i pericoli per la crescita globale
Dalle tensioni commerciali ai populismi, fino ai cyber attacchi. «L’interdipendenza diventa un fattore critico»
Venezuela, Brexit, guerra commerciale tra Usa e Cina, attacchi cyber, populismi e sovranismi. Le aziende oggi si trovano ad operare in un contesto politico internazionale quanto mai complesso. Di sicuro il più incerto e volatile dalla fine della Seconda guerra mondiale. Se in passato gli equilibri politici erano frutto di scelte di compromesso con tempi di gestazione lunghi e delicate attività diplomatiche, oggi la politica è «istantanea» e riflette sempre più spesso «umori» contingenti e logiche di ricerca del consenso immediata.

In Axa, l’italia cresce di più

Axa in Italia va meglio che nel resto del mondo. Se il gruppo assicurativo francese ha chiuso il 2018 con un utile netto di 2,1 miliardi di euro, in calo del 66% rispetto all’esercizio precedente (risultato su cui hanno pesato una serie di oneri straordinari, in particolare legati alla quotazione in Borsa della filiale Americana Axa Equitable Holding, come pure oneri legati alla riorganizzazione delle attività Vita in Svizzera), in Italia i risultati evidenziano un andamento positivo della raccolta premi e ottime performance in termini di redditività, con un risultato operativo netto consolidato a 263 milioni di euro (+26 milioni di euro rispetto al 2017). Le riserve tecniche raggiungono i 33,2 miliardi di euro, in crescita di 0,5 miliardi di euro. Axa Italia, con un gross revenues pari a 5,4 miliardi di euro, si consolida tra i dieci attuali motori a livello di gruppo. Risultati importanti anche sul fronte clienti che aumentano di numero (+1,8%).
Vivere a prestito costa un po’ meno. Rispetto a un anno fa, i tassi dei finanziamenti personali sono scesi. Una sorpresa? Relativa, visto che l’offerta da parte di banche e finanziarie sta aumentando e spesso supera la domanda. L’incognita è se continuerà la tendenza ora che l’economia italiana è in recessione.

 

  • I titoli favoriti dai «nuovi Pir»
L’indagine di Websim: le società quotate all’Aim che potrebbero entrare nel mirino dei gestori . In Piazza affari sarà caccia ai titoli «pirizzabili». Sono le società che potrebbero presto entrare a fare parte del portafoglio dei Pir, ovvero i piani di investimento agevolati fiscalmente e destinati ai risparmiatori «pazienti», uno dei casi di maggior successo dell’industria finanziaria degli ultimi anni. Da zero a oltre 20 miliardi di euro di patrimonio gestito in poco più di 2 anni, i Pir sono corteggiatissimi dalle società quotate che bussano alla loro porta per cercare di intercettare i capitali a loro disposizione. Ma la vera novità è che dal 2019 i ruoli si ribaltano: saranno i fondi Pir cd essere obbligati e investire sulle società quotate in Piazza Affari. In particolare le Pmi, secondo la definizione raccomandata dall’Unione europea, quotate sui mercati non regolamentati che nel nostro Paese si traduce in Aim Italia.

 

  • Ma al decollo manca l’ultimo check in
Mancano pochi giorni al completamento della cornice normativa sui nuovi Pir. Il ministero dello Sviluppo economico, in una nota, ha dichiarato che i decreti attuativi saranno pronti entro febbraio. Salvo sorprese, quindi, presto dovrebbero sciogliersi i nodi generati dall’ultima Legge di bilancio, che ha in parte modificato le regole dei Piani individuali di risparmio, lo strumento introdotto dalla legge di Stabilità 2017 con il duplice obiettivo d’incentivare l’investimento a medio lungo termine da parte delle famiglie e far affluire nuovi capitali a favore delle aziende italiane, a fronte di benefici fiscali per i sottoscrittori disputi a restare investiti per almeno cinque anni.