Vivere a prestito costa un po’ meno. Rispetto a un anno fa, i tassi dei finanziamenti personali sono scesi. Una sorpresa? Relativa, visto che l’offerta da parte di banche e finanziarie sta aumentando e spesso supera la domanda. L’incognita è se continuerà la tendenza ora che l’economia italiana è in recessione.
Rispetto all’aprile 2018, il tasso annuo effettivo globale (Taeg, dati alla settimana scorsa) è sceso dal 9,6% all’8,85% per un prestito di 5 mila euro (rimborso in due anni); e dall’8,7% all’8,14% per un finanziamento più corposo, da 15 mila euro (da rimborsare in sei anni): mezzo punto percentuale. Lo dice l’analisi de L’ Economia del Corriere della Sera fra i prestiti personali di otto istituti: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Ubi, Bnl e le Poste, più Findomestic e Carrefour Banca. Ci si è basati su una simulazione (lavoratore dipendente di 40 anni), ma la linea è chiara: giù i tassi. Fra chi li ha abbassati di più ci sono i due leader di mercato, Intesa e Unicredit (la più cara allo sportello, ma il Taeg scende molto online). Fra chi ha ritoccato un poco all’insù c’è Bnl e, per gli importi più alti, Poste e le due finanziarie, Findomestic e Carrefour Banca (ancora convenienti, però).

Variabile polizze
A queste condizioni, oggi per 5 mila euro ne vanno restituiti in media 5.449 (costo del prestito: 449 euro) e per 15 mila ne andranno rimborsati 18.846 (costo del prestito: 3.846 euro).
Attenzione però, perché questi sono i costi senza polizza. Se si aggancia al prestito l’assicurazione — che in generale non è diminuita ed è facoltativa — le spese salgono. Un finanziamento di 15 mila euro si pagherà in media 4 mila euro (ne vanno restituiti 19.043) e uno di 5 mila euro più di 620 (ne vanno rimborsati 5.626). Le polizze toccano o sfiorano i 1.400 euro (Unicredit, Banco Bpm) per i prestiti elevati e possono superare i 350 euro per quelli di 5 mila euro (Findomestic). In compenso c’è chi non fa pagare le spese d’istruttoria (Findomestic e Poste) che possono altrimenti arrivare a 300 euro (Intesa).
Perché i tassi sono scesi? «Per la maggiore concorrenza e la diminuzione del rischio famiglie, visto che stanno calando le nuove sofferenze delle banche», dice Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’Abi. Che sottolinea anche l’aumentata liquidità disponibile negli istituti di credito, sia per l’aumento della raccolta con i depositi sia per le risorse della Bce ancora in cassa. Secondo l’Abi, in gennaio, dallo stesso mese 2018, la raccolta da conti correnti, certificati di deposito e pronti contro termine è salita del 2,4%. E secondo le ultime rilevazioni di Banca d’Italia ci sono ancora 240 miliardi di finanziamenti dalla Banca centrale europea alle banche italiane da destinare all’economia (Tltro, le operazioni mirate di finanziamento a lungo termine, che potrebbero essere rinnovate quest’anno).
L’offerta dei prestiti personali è dunque in crescita (+5% il valore a oltre 24 miliardi nel 2018 dal 2o17, stime di mercato). Con novità come le Poste.

Il caso Poste
Il gruppo guidato da Matteo Del Fante, che il mese prossimo presenterà i dati di bilancio, ha annunciato l’anno scorso che intende triplicare l’erogazione di prestiti entro il 2022. Secondo fonti interne i risultati di questa accelerazione sono stati «positivi nel 2018» e l’impegno è confermato per quest’anno. Poste (che non può erogare finanziamenti direttamente) dovrebbe fra l’altro distribuire nel secondo semestre, dopo l’accordo firmato l’anno scorso e già operativo sui mutui, i prestiti personali in partnership con Intesa Sanpaolo. Si aggiungono a quelli già proposti con Deutsche Bank, Findomestic e Compass.
Nella politica commerciale del gruppo ci sono poi le leve tipiche di chi vuole conquistare quote di mercato, come le promozioni e i prodotti dedicati (come il «prestito casa» fino ai 60 mila euro pensato per i piccoli centri).
Resta il punto di domanda sull’andamento dell’economia di quest’anno.
Le stime presentate in novembre dall’Abi presieduta da Antonio Patuelli danno una crescita di mutui e prestiti alle famiglie del 2,6% quest’anno e del 3,20% il prossimo, ma potranno essere ribassate con i dati del primo trimestre. Intanto sono già cambiate le destinazioni dei soldi presi a prestito: secondo il portale Facile.it, salgono le richieste per consolidare i debiti (13% nel 2018 contro il 9,5% del 2017) e soprattutto quelle per pagare le spese mediche, schizzate dal 3,7% al 5%.

i «garantiti»
Con il«quinto» si paga di più
Ma la trasparenza è salita

E se scendessero anche i tassi del prestito garantito, quello dietro cessione del quinto dello stipendio? È una possibilità. Partita al galoppo lo scorso anno, la pratica della cessione del «quinto» ha frenato. Perciò fra banche e finanziarie comincia a farsi strada l’idea di ripensare il modello per renderlo più competitivo: abbassando i costi, quindi, che per le somme più elevate oggi superano quelli dei prestiti personali. Molto dipende da quando entrerà in vigore il regolamento europeo che allenta i requisiti patrimoniali per chi concede questo tipo di prestiti.
Approvato dall’Ecofin in dicembre, deve ancora essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Ue. Dovrebbe succedere prima delle elezioni europee, ma poi ci saranno due anni di tempo per metterlo in pratica. La svolta è attesa perché, riducendo le soglie di solidità patrimoniale delle banche che concedono questi prestiti (per ora solo in Italia), si libererebbe liquidità. «L’approvazione del regolamento europeo è un grande successo — dice Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo Assofin —. Si rende disponibile più capitale e si aprono prospettive per il mercato». Che oggi è valutato in 350 mila persone, ma potrebbe interessarne milioni.
I finanziamenti con cessione del quinto, diretti a dipendenti e pensionati, sono i meno rischiosi per le banche perché garantiti da una quota dello stipendio o della rendita e con assicurazione (sulla vita) obbligatoria. A inizio 2018 si erano impennati: +9% dal primo trimestre del 2017. Ma negli ultimi tre mesi dell’anno, secondo stime di mercato, hanno rallentato (-1,5%). Così il 2018 si è chiuso con un +4,6% rispetto all’intero 2017, con operazioni per circa 5,3 miliardi di euro. Un incremento, d’accordo, ma inferiore a quelli del 2017 (+4,9%) e del 2016, l’anno record (+7,3%). È sotto la media dei prestiti personali (+5%).
Oggi il tasso medio per un finanziamento con cessione del quinto (venduto in genere dalla rete di agenti, più che allo sportello) è più alto di quello dei prestiti personali, sugli importi elevati: sopra i 15 mila euro è dell’11,65%il Tegm (Tasso effettivo medio) calcolato dalla Banca d’Italia (8,43% sotto i 5 mila euro). Quello dei prestiti personali, sempre per Bankitalia, è del 10% (8,1-8,8% nelle nostre simulazioni, vedi altro articolo). Anche l’importo medio richiesto con il quinto è più alto: 19.600 euro in media contro i 17.800 dei prestiti personali per Facile.it (gennaio 2019).
Le ispezioni della Banca d’Italia
Intanto è partita l’operazione trasparenza. La prossima settimana dovrebbero iniziare le ispezioni della Banca d’Italia presso banche e finanziarie, per verificare che siano stati recepiti gli orientamenti emanati un anno fa dall’istituto guidato da Ignazio Visco. Le spese, per esempio, ora vanno aggregate. Ed è vietato agli agenti dare anticipi sul finanziamento a ridosso dei termini per il rinnovo, vincolando il cliente poi a riaccendere il prestito con loro.
Chi fra i big ha debuttato di recente si sta rafforzando. «Abbiamo erogato 290 milioni di euro nel 2018, toccando uno stock di 321 milioni», dice Massimo Doris, amministratore delegato di Mediolanum partita l’anno scorso. E le società storiche stanno potenziando la rete. In quella di Bnl Finance, leader per finanziamenti erogati (200 mila clienti e 2 miliardi di crediti), sono entrate 40 persone.
A. Pu.

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