Per la prossima settimana sono attesi i decreti attuativi che introdurranno l’obbligo per i Piani Individuali di Risparmio di investire almeno il 3,5% su Aim & C. La parola a Centemero (Lega)
di Jole Saggese

È partito il conto alla rovescia per i decreti attuativi dei nuovi Piani Individuali di Risparmio e Giulio Centemero, capogruppo della Lega alla Commissione Finanza alla Camera e relatore dell’emendamento sui Pir, ha anticipato a ClassCnbc e MF-Milano Finanza come potrebbero essere superati gli ultimi ostacoli.

Domanda. Quanto manca per riavviare il mercato dei Pir ?
Risposta. Questione di giorni. La bozza dei decreti attuativi è attualmente al ministero dell’Economia e delle Finanze, poi ci dovrà essere un altro passaggio al ministero dello Sviluppo Economico, dopodiché i decreti attuativi saranno pronti.
D. Entro la prossima settimana?
R. Credo di sì. Non so ancora quando avverrà la pubblicazione, ma di sicuro stiamo entrando nel vivo della redazione dei decreti attuativi.

D. Come risponde alle perplessità di alcuni operatori sull’obbligo di investire almento il 3,5% dei Pir su Aim e fondi di venture capital?
R. Le perplessità sono sul sottostante, cioè sulle società investibili. È importante precisare però che non ci siamo fermati, come spesso si legge sulla stampa, al solo Aim. In Italia ci sono anche altri Multilateratel Trading Facilities, ossia circuiti di negoziazione. Quindi possiamo considerare anche, per esempio, l’Aim di Londra, l’Euronext e altri Mtf europei. Nella norma si parla di «territorio comunitario e di spazio economico europeo». Il regolatore comunitario per evitare il rischio di aiuto di Stato parla di «spazio economico europeo» per definire il territorio investibile.
D. L’obbligo di comprare solo titoli di pmi operative da meno di sette anni sull’Aim è però un limite di fatto….
R. Questo è un altro punto su cui si è discusso molto. Il requisito dei sette anni è quello delle pmi riconosciuto a livello comunitario, però non si tratta di mera operatività ma di prima vendita commerciale: è una differenza sostanziale. Però se questo limite venisse trasposto sugli Mtf a livello europeo, risulterebbero investibili tante società.
D. Ma i Piani Individuali di Risparmio non sono nati per favorire prima di tutto le realtà italiane?
R. Certo, ma le realtà italiane dell’economia reale ne beneficeranno attraverso le ipo.
D. Il successo dipenderà dal numero delle quotazioni sull’Aim.
R. Siamo fiduciosi. La mentalità sta cambiando: ci sono società italiane che scelgono di quotarsi sull’Aim ma anche a sull’Euronext o sualtri Mtf europei. E c’è anche chi comincia a investire tanto: l’indice dall’inizio dell’anno è cresciuto del 2,5%. In ogni caso, in generale le ipo rappresentano una necessità; l’Italia è un Paese bancocentrico e le regole sulle banche sono sempre più restrittive, quindi le imprese sono obbligate a trovare canali di finanziamento alternativi za del credito.
D. La scarsità di fondi di venture capital dotati delle caratteristiche richieste dalla legge può rappresentare un altro ostacolo alla possibilità di investimento?
R. I fondi strutturati con quelle caratteristiche sono circa una ventina. Ma anche in questo caso bisogna andare a vedere nel resto del territorio comunitario. Va poi affrontato il tema delle autorizzazioni, del fund raising e di tutto ciò che è necessario per far partire nuovi fondi per rispondere alle esigenze della nuova normativa.
D. In questi giorni in Italia hanno debuttato gli Eltif (European Long Term Investments): c’è il rischio che possano sostituire i Pir?
R. Direi di no. L’Eltif si indirizza a una platea diversa di risparmiatori rispetto a quella dei Piani Individuali di Risparmio, ossia alla platea del tipica del private banking, quindi a persone abituate a rischiare di più e investire di più. In ogni caso gli Eltif possono essere uno strumento in più per investire sull’economia reale del Paese. (riproduzione riservata)

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