Le assicurazioni hanno chiuso il 2018 con premi vita in crescita del 3% a 102 miliardi
L’anno scorso registrati un boom delle gestioni separate e una frenata delle polizze di ramo III. Oltre due terzi dei flussi sono stati intercettati dagli sportelli bancari e postali. Le stime per il 2019
di Anna Messia

Le assicurazioni italiane continuano a crescere nel ramo Vita. Incuranti del rallentamento economico e della volatilità delle borse che ha caratterizzato la fine del 2018 e che ha inevitabilmente colpito la raccolta di risparmio gestito, le compagnie hanno chiuso l’anno scorso con una nuova produzione di 85,5 miliardi, in crescita del 3,8% sul 2017. I dati sono appena stati diffusi da Ania, l’associazione guidata Maria Bianca Farina, e lasciano presagire che il 2018 si chiuderà con premi complessivi Vita per 102 miliardi, in crescita rispetto ai 98,6 dell’anno precedente.
A fare meglio delle altre sono state le gestioni separate, le cosiddette polizze tradizionali di ramo I, che proteggono i sottoscrittori dalle fluttuazioni dei mercati restituendo almeno il capitale investito. Nel 2018 sono state loro le protagoniste della raccolta, con un’incidenza sul new business del 65%, il 3% in più rispetto al 2017. Si tratta di prodotti che rispetto alle unit linked sono più onerosi in termini di capitale per le compagnie, che per questo motivo negli anni scorsi ne hanno ridotto il peso (-4% nel 2016 e -18,2% nel 2017) azzerando il rendimento minimo sui nuovi prodotti. Ma tali polizze restano attraenti, specie quando i mercati si muovono sulle montagne russe.

Non a caso a dicembre, con le borse particolarmente volatili, i nuovi premi di ramo I sono stati pari a 4,8 miliardi, il 72% della nuova produzione e in crescita del 36,8% rispetto allo stesso mese del 2017. A soffrire sono state invece le polizze di ramo III, che hanno raccolto meno soprattutto nella seconda parte dell’anno chiudendo il 2018 con nuovi premi per 26,8 miliardi, in calo del 4,5%, e con un’incidenza sulla raccolta scesa dal 34 al 31%. A prescindere dalla tipologia di raccolta Vita, per le assicurazioni italiani il 2018 sembra chiudersi con un bilancio positivo.
Il 2017, aveva ricordato Farina nella relazione annuale di luglio, si era chiuso con utili netti complessivi per 6 miliardi, di cui solo circa 400 milioni nel settore auto, mentre gli investimenti degli assicuratori italiani avevano raggiunto complessivamente gli 850 miliardi, pari al 50% del pil, di cui quasi due terzi proprio a fronte delle polizze vita tradizionali, che hanno reso in media il 3%. A guardare i dati di raccolta Vita 2018 sembrano quindi esserci le premesse per replicare o superare i guadagni del 2017. A crescere di più, se si guarda i canali di vendita, sono state le reti bancarie. Oltre i due terzi della nuova produzione Vita sono stati intermediati tramite sportelli bancari e postali, con un volume pari a 57,8 miliardi, in crescita del 4,1% sul 2017.
Negativo è stato invece l’andamento della raccolta di nuove polizze mediante i consulenti finanziari abilitati, che a fronte di un ammontare di 12,5 miliardi hanno registrato una contrazione del 2,4% rispetto all’anno precedente con una quota di mercato del 15% della nuova produzione. Anche gli agenti di assicurazione sono rimasti al palo, con nuovi affari complessivi di 9,1 miliardi, pari all’11% del nuovo business, in frenata (dell’1%) per il terzo anno consecutivo. Mentre il canale agenzie in economia, quello alle dirette dipendenze della assicurazione (come è il caso del modello Alleanza), ha registrato un trend opposto crescendo del 15,5% per un ammontare di nuovi premi pari a 4,7 miliardi, pari al 6% del totale. (riproduzione riservata)

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