Gli attacchi informatici in Italia stanno crescendo del 30% l’anno. Un’occasione per le assicurazioni, pronte a proporre polizze su misura per sfruttare un mercato che complessivamente vale 10 miliardi
di Anna Messia

Le assicurazioni sono pronte a buttarsi a capofitto nelle polizze contro i danni digitali. Un settore che già oggi vale 4,5 miliardi di dollari ma che entro il 2020 sembra destinato a livitare fino a 10 miliardi. Le stime arrivano da Swiss Re, compagnia svizzera di riassicurazione, convinta che il solo segmento delle polizze individuali sulla cyber security, oggi ancora in fase embrionale, potrebbe arrivare a valere più di 3 miliardi di dollari entro il 2025.
La propensione ad assicurarsi è già oggi è piuttosto diffusa pure tra i privati, spiegano da Swiss Re mostrando i risultativi un sondaggio realizzato tra 2mila utenti: quasi due persone su tre sono disponibili a sottoscrivere una polizza contro i danni digitali e la questione riguarda anche le aziende, grandi e piccole, e pure le istituzioni. A gennaio a finire sotto attacco è stato il mondo politico tedesco: dati personali, numeri di cellulare, chat private sono stati rubati e pubblicati via twitter. L’attacco hacker più grave della storia della Germania cha ha coinvolto pure la cancelliera Angela Merkel e il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier.
Situazione di tensione che non hanno risparmiato neppure l’Italia. Alla fine dello scorso anno la rete informatica del ministero di Giustizia ha subìto un pesante attacco i che ha esposto i dati sensibili di oltre trentamila domini e mezzo milione di caselle di posta elettronica. E se pure Facebook , a settembre scorso, è caduto in una trappola che ha messo in forse la sicurezza di 29 milioni di utenti è evidente che nessuno può sentirsi al sicuro.

Gli attacchi informatici nel mondo oggi pesano per 600 milioni di dollari ogni anno, e la cifra è destinata a salire. Anche perché i privati saranno sempre più colpiti. Secondo i dati raccolti da Swiss Re, nel 2017 si sono verificati 978 milioni di attacchi informatici a singoli individui in 20 diversi Paesi del mondo, sono stati rubati 172 miliardi di dollari (in media 142 dollari a testa) e il 60% dei teenagers è stato vittima di fenomeni di cyber bullismo. Un fenomeno che non risparmia l’Italia dove secondo i dati raccolti da Clusit, l’associazione italiana per la sicurezza informatica, nei primi sei mesi del 2018 ci sono stati 730 attacchi, in crescita di oltre il 30% rispetto al secondo semestre del 2017.
Come si muovono le assicurazioni in questo mercato? Le compagnia devono pensare prima di tutto a tutelare la propria sicurezza e quella degli assicurati, ma una volta investito sui propri sistemi informatici per renderli più sicuri possono far fruttare quegli investimenti per offrire coperture e consulenze a retail e aziende, anche perché i danni possono essere molto pesanti. Si stima che dopo un attacco informatico una società ha bisogno in media di 72 giorni prima di tornare a lavorare come prima. Le compagnie hanno così iniziato a mettere a punto un’offerta. È il caso di Generali (articolo qui accanto) ma anche di Swiss Re appunto, che ha elaborato una serie di coperture per i vari tipi di attacco: dal pishing ai furti di identità digitale, passando per estorsioni e ricatti. L’interesse è alto. Il sondaggio di Swiss Re rivela che più di quattro persone su cinque (81%) hanno timore di accesso illecito ai loro dati finanziari e tre su quattro temono per la loro identità digitale (75%), mentre il 69% ha paura di perdere dati per problemi tecnici.
Più di una persona su due, 59%, è preoccupato poi che i propri dati possano essere pubblicati in rete. Tra i privati, il 60% si è dichiarato disponibile ad assicurarsi contro i danni da attacchi informatici. «La tecnologia offre enormi vantaggi per la vita di tutti i giorni, ma più si utilizza, più aumentano i rischi. Le nostre abitazioni sono sempre più interconnesse: citofoni intelligenti, comandi vocali, luci, elettricità ed è ovvio che subire un danno informatico non è più qualcosa di marginale», dice Pierluigi Fasano, leader per il gruppo Swiss Re sull’internet of things, aggiungendo che un’assicurazione contro i cyber-rischi sarà importante come una poli zza antincendio. Già oggi c’è chi vorrebbe un servizio di formazione per schivare i rischi.
Dal sondaggio realizzato dalla società di riassicurazione emerge che un intervistato su due vorrebbe che nelle polizze assicurative contro i danni da cyber crime fossero messi a disposizione servizi di alert automatico in caso di pericolo, assistenza legale 24 ore su 24, un training generale sulla cyber security e un analisi sul proprio livello di rischio, mentre il 61% vorrebbe avere sempre a disposizione un servizio di assistenza tecnica non-stop. Quattro persone su cinque sarebbero poi pronte ad acquistare la polizza online e solo il 20% vorrebbe farlo attraverso un incontro face-to-face. Insomma, nonostante i rischi la fiducia nella rete non cala, tanto meno per acquistare una polizza cyber-risk. (riproduzione riservata)


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