di Roberta Castellarin e Paola Valentini
Con un rendimento di oltre l’11% il titolo più redditizio di Piazza Affari è Azimut . E il gruppo di Pietro Giuliani è stato il primo a uscire allo scoperto. Già metà gennaio la società ha pubblicato una stima dell’utile netto 2017 (atteso tra 215 e 225 milioni di euro) annunciando l’intenzione di distribuire un dividendo di 2 euro, il doppio rispetto a quanto erogato lo scorso anno a valere sul bilancio del 2016. Un euro sarà pagato in contante, l’altra metà in azioni proprie. Ma quello di Azimut non è un caso isolato. Come emerge dai conti delle prime società i cui cda hanno già approvato i bilanci 2017.
A partire dalle banche. Si registra infatti il ritorno al dividendo di Unicredit . La banca guidata da Jean-Pierre Mustier distribuirà una cedola di 0,32 euro (uno yield dell’1,82%). Mentre Intesa Sanpaolo ha aumentato la cedola 2017 per le ordinarie da 0,178 euro a 0,203 euro per rispettare la promessa di erogare un monte dividendi totale di 10 miliardi nel piano industriale 2014-2017. Al prezzo attuale il dividend yield (ovvero il rapporto tra cedola unitaria e prezzo attuale dell’azione) del titolo della banca guidata dal ceo Carlo Messina si attesta al 6,6%.
Tra le blue chip sono arrivate sorprese positive in termini di utili anche da Eni . La società guidata da Claudio Descalzi è tornata al profitto nel 2017 e ha chiuso l’anno con un utile netto pari a 3,43 miliardi (contro la perdita di 1,4 miliardi del 2016) e un utile netto rettificato a 2,4 miliardi (rosso di 340 milioni nel 2016). Il dividendo sarà di 0,8 euro (in linea con quello 2016) di cui 0,40 euro già distribuiti nel settembre 2017 a titolo di acconto.
Ha fatto colpo sul mercato anche Poste italiane , che grazie a un utile superiore alle attese ha potuto proporre una cedola di 0,42 centesimi, ossia un dividend yield del 6,2%. La società guidata da Matteo Del Fante ha comunicato un risultato netto di 689 milioni, il 10,8% in più rispetto al 2016, battendo le stime degli analisti che avevano fissato l’asticella a 658 milioni. Ora l’attenzione è tutta per il nuovo piano industriale che sarà presentato a Milano il 27 febbraio. Nel caso di Poste, tra l’altro, la sorpresa sul dividendo ha portato a un apprezzamento in borsa e l’azione da inizio anno segna un +8%.
Non è avvenuto così per altri titoli che sono stati penalizzati dal sell-off avvenuto nella prima settimana di febbraio a causa di un improvviso picco della volatilità. Oggi quindi alcune azioni ad alto dividendo presentano prezzi più bassi rispetto a un paio di mesi fa a vantaggio del rendimento. E sono una decina quelle che vantano, in base all’elaborazione condotta da MF-Milano Finanza (sui dati di consenso Factset per le società che non hanno ancora comunicato la proposta di dividendo) un dividend yield superiore al 6%, tre volte di più rispetto al Btp a dieci anni (oggi attorno al 2%), e una trentina quelle che garantiscono almeno il 5%. Nell’elenco va inserita anche Igd , il cui cda nei giorni scorsi ha approvato i conti 2017 ma, dato che ha in corso un aumento di capitale fino a 150 milioni con emissione di nuove azioni, ha spiegato che non è possibile determinare il numero di azioni che avrà diritto al dividendo al momento dello stacco della cedola previsto per il 28 maggio. Quindi il cda si è limitato a dire che proporrà all’assemblea, in caso di successo dell’aumento, un dividendo per azione compreso tra 50 e 52 centesimi, che risulterebbe superiore di circa l’11-15 % rispetto al dividendo 2016 di 45 centesimi. Sulla base di ciò, il dividend yield raggiungerebbe il 6,1-6,4% rispetto al prezzo di chiusura del 21 febbraio.

Detto questo occorre un’avvertenza: i dividendi spettano solo a chi possiede le azioni al momento della loro distribuzione, in gergo lo stacco della cedola. Quindi se si compra un’azione il 1° marzo, e si vende il 27 aprile e il dividendo di questa azione viene assegnato il 28 aprile non si ha diritto alla cedola. Inoltre, nel giorno dello stacco si genera una flessione del prezzo del titolo corrispondente all’importo del dividendo unitario. Ma di solito la quotazione tende a recuperare nei giorni successivi.

Nel complesso a Piazza Affari finora sono stati comunicati dividendi in crescita e in molti casi superiori alle attese degli analisti. E si può prendere posizione in vista della prossima stagione dei dividendi che si aprirà a primavera una volta che le assemblee dei soci approveranno i bilanci 2017. Ma è in tutta Europa che si registra un aumento del monte dividendi. Jörg de Vries-Hippen, capo dell’azionario Europa di Allianz Global Investors, prevede che nel 2018 i dividendi europei raggiungeranno il record di 323 miliardi, +7,7% sul 2017. Ma i dividendi sono solo uno dei motivi per cui le azioni europee risultano interessanti. «È da tempo che non avevamo un outlook positivo quanto quello per il 2018. In Europa l’economia procede bene e gli utili aziendali dovrebbero continuare a crescere, con un impatto positivo sulla distribuzione di dividendi. Nel complesso, ci aspettiamo una crescita degli utili pari all’8% circa, leggermente inferiore se la forza dell’euro dovesse persistere» dice de Vries-Hippen ricordando che l’anno scorso l’80% degli utili è stato distribuito sotto forma di dividendi, un record. «Questo significa che le società prestano maggiore attenzione agli azionisti», dice de Vries-Hippen. Aggiunge Stuart Rhodes, gestore del fondo M&G Global Dividend: «La crescita dei dividendi che abbiamo visto nell’ultima stagione degli utili riflette bene il potenziale di lungo termine e la salute delle società». Non solo. Rhodes crede che «la combinazione tra aumento dei dividendi e valutazioni attraenti, e non tanto il sentiment sul breve termine, dovrebbe mettere gli investitori nella posizione giusta per ottenere rendimenti interessanti nel lungo periodo».

Ma come valutare le società in base alla politica di remunerazione? «Fattori decisivi sono l’ammontare del singolo dividendo e il modo in cui una società riesce a tradurre i flussi di cassa attesi in una politica dei dividendi sostenibile. In quasi tutti i mercati azionari europei sono presenti società che rispecchiano entrambi gli aspetti, in particolare nei settori petrolio, tlc e assicurazioni», afferma de Vries-Hippen, che gestisce il fondo Allianz European Equity Dividend dedicato alle società con elevati dividend yield.

A livello globale l’indice Janus Henderson Global Dividend segnala che negli ultimi anni il trend è stato di crescita e che i buoni dati registrati l’anno scorso potrebbero trovare conferma anche in questa nuova stagione di bilanci. Nel 2017 i dividendi complessivi sono saliti del 7,7%, il ritmo di crescita più rapido dal 2014, attestandosi a 1.252 miliardi di dollari. «I prossimi mesi appaiono propizi; ci aspettiamo che i dividendi globali registrino nuovi record nel 2018», ha concluso Ben Lofthouse, direttore global equity income di Janus Henderson. (riproduzione riservata)
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