di Anna Messia
In questi giorni i telefoni stanno squillando come non avveniva da tempo. La volatilità che ha ripreso a dominare i mercati agita inevitabilmente i risparmiatori che pure provengono da anni di guadagni. Ma abituarsi alle buone performance, si sa, è cosa facile. Ora che le borse hanno ripreso a ballare la preoccupazione sembra di colpo tornata, non solo per i risparmiatori ma anche per i consulenti finanziari che sono i primi a dover tranquillizzare i clienti quando le cose si fanno complicate. È avvenuto così tante volte nelle numerose crisi che hanno agitato i mercati negli ultimi anni. Oltretutto, a ingarbugliare lo scenario ci si è messa pure la Mifid II. La nuova direttiva europea sulla distribuzione finanziaria, partita a gennaio scorso, a breve alzerà il velo su tutti i costi dell’industria con un probabile taglio netto dei guadagni. «Ma abbiamo tutti gli strumenti per fare fronte sia alla prima sia alla seconda sfida», dice con fiducia a MF-Milano Finanza l’amministratore delegato di Banca Generali , Gian Maria Mossa, che ha appena firmato il bilancio 2017, chiuso con un utile di 204,1 milioni (+31%), il migliore nella storia della banca e con un dividendo per azione di 1,25 euro (+17%).

Domanda. Come devono comportarsi i consulenti in questo nuovo contesto di mercato in cui sembra dominare la volatilità?
Risposta. Noi abbiamo iniziato a essere più difensivi già a fine 2017, quando c’erano le prime nubi all’orizzonte. Per la prima volta nella storia, a gennaio scorso, il mio discorso alla rete è stato sul cambio di scenario sui mercati. Il fatto è che dopo anni di crescita sostenuta e ininterrotta ora si torna alla normalità. Ma dobbiamo anche prepararci a strappi di volatilità che sono determinati dai nuovi fenomeni che stanno vivendo le borse. Da una parte la crescita degli Eft e dall’altra l’arrivo di nuovi modelli quantitativi.

D. Avete riposizionato i vostri clienti?
R. Abbiamo un approccio estremamente difensivo con una quota di azionario del 23%, ridotta di 2-3 punti rispetto a fine 2017, e abbiamo consigliato ai consulenti di avere un atteggiamento più prudente verso i proprio clienti, con orizzonti di medio termine.

D. La volatilità dei mercati avrà effetti negativi anche sulla vostra industria che arriva da anni di profitti boom? Si aspetta una riduzione della crescita?
R. Shock veloci, di due o tre mesi, non modificherebbero il trend di crescita in atto. Diverso sarebbe il caso di crisi più profonde e durature, ma a quel punto sarebbe tutto il mercato a risentirne, non solo quello della consulenza finanziaria che continua a guadagnare quote di mercato come dimostrano i nostri numeri. L’anno scorso Banca Generali ha raggiunto 55,7 miliardi di euro di asset in gestione raddoppiando la banca in cinque anni visto che nel 2012 le masse erano pari a 26 miliardi. Siamo entrati in un circolo virtuoso e negli ultimi anni c’è stata un’accelerazione come dimostrano i numeri della raccolta.

D. Come è partito il nuovo anno?
R. A gennaio abbiamo registrato una raccolta netta di 465 milioni e, come le dicevo, il trend è in continua crescita. L’anno scorso la raccolta netta era stata di 6,9 miliardi rispetto ai 2,3 miliardi del 2013, mentre sentiamo interesse nel mercato di consulenti che vogliono venire a lavorare con noi.

D. È però convinzione comune che la Mifid II poterà un calo dei margini per tutta l’industria. Lei cosa si aspetta? .
R. La mia sensazione è che ci sarò una pressione sulle revenue dell’ordine del 10-15% ma penso che sarà compensata da una crescita degli asset. Per quanto riguarda noi, più in particolare, abbiamo iniziato anche ad aggiungere nuove attività oltre a quella di gestione del risparmio, per generare nuove fonti di ricavi sia per la banca sia per i nostri consulenti finanziari. Penso al trading, grazie alla partnership che abbiamo firmato con Saxo Bank, ma anche al mercato dei certificate. A fine novembre abbiamo siglato un accordo con Bnp per avere a disposizione la loro piattaforma di certificates.

D. In questo periodo la preoccupazione principale per i consulenti, oltre ai mercati volatili, è che i tagli di revenue provocati da Mifid II ricadranno sulle loro spalle. È così?
R. Chi fa il nostro mestiere non può scaricare tutto sulla rete. La logica è quella di mantenere invariate le strutture di pay out. La torta è quella, se diventa più piccola tutti se ne fanno carico in quota parte. Ma, come le dicevo, l’obiettivo è compensare l’eventuale calo con una crescita degli asset e con nuove attività.

D. Quali altri cambiamenti si attende da Mifid II?
R. Un fenomeno che si inizia a osservare e che mi sembra un po’ preoccupante è la riduzione dell’offerta dei fondi. E c’è addirittura chi pensa di internalizzare il servizio. Si rischia un passo indietro dell’industria di un decennio. Noi manterremo l’architettura totalmente aperta. (riproduzione riservata)
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