di Paola Valentini
Nel primo anno di operatività i fondi legati ai Pir hanno raccolto quasi 11 miliardi di euro, pari all’11% della raccolta netta dell’intera industria italiana del risparmio gestito nel corso dei 12 mesi (97,4 miliardi). E’ quanto emerge dalla mappa trimestrale di Assogestioni relativa al periodo settembre-dicembre. In base a questi dati i comparti Pir compliant hanno registrato flussi per 3,4 miliardi tra ottobre e dicembre e 10,9 miliardi dall’inizio dell’anno. Alla fine del 2017 questi strumenti hanno raggiunto masse per 15,8 miliardi, di cui circa 4 miliardi da fondi pre-esistenti (a fine dicembre 2016).

Gli investimenti Pir continuano dunque a guadagnare terreno e ad attirare l’interesse tanto dei risparmiatori, attratti dalle agevolazioni fiscali sotto forma di detassazione dei guadagni in conto capitale, quanto dei gestori. Sono 33 le case prodotto che promuovono 64 fondi aperti Pir-compliant. Tra questi, 27 sono fondi azionari (che hanno raccolto 2,2 miliardi, il 34,1% del totale dei Pir nel 2017), 24 i bilanciati (5,9 miliardi), 10 i flessibili (2,6 miliardi) e tre gli obbligazionari (75 milioni).

Sul podio della raccolta dei Pir ci sono Intesa Sanpaolo con 2,7 miliardi e otto fondi (tra Eurizon che ha cinque prodotti che hanno ottenuto quasi 1,7 miliardi e Fideuram con tre fondi e flussi per 1 miliardo), Mediolanum con 2,1 miliardi (due fondi) e Amundi (cinque fondi) con 1,3 miliardi. Seguono Anima (838 milioni e tre fondi) e Arca (814 milioni e quattro fondi).

“Abbiamo scelto da subito di entrare sul mercato dei Pir con un’offerta diversificata a esposizione azionaria crescente per rispondere ai diversi profili di rischio dei clienti. Eurizon Progetto Italia e Eurizon Pir Italia sono le due gamme di fondi che complessivamente nel 2017 hanno raccolto 1,7 miliardi, a cui si aggiungono i portafogli per la clientela istituzionale che portano i flussi netti su soluzioni Pir compliant a oltre 1,9 miliardi. Inoltre i clienti hanno mostrato maturità investendo in prodotti di lungo periodo tramite piani di accumulo: sui fondi Pir di Eurizon, i pac rappresentano circa il 40% delle sottoscrizioni. Ci aspettiamo anche per quest’anno una prosecuzione di questo trend positivo”, afferma Massimo Mazzini, responsabile marketing e sviluppo commerciale di Eurizon.

Gli ha fatto eco Gianluca La Calce, ad di Fideuram Investimenti: “I piani individuali di risparmio si sono rivelati un successo, in termini di raccolta, superiori ad ogni aspettativa. La clientela ha apprezzato da subito i vantaggi di natura fiscale ed il sostegno che questi prodotti sono in grado di indirizzare verso l’economia reale. La buona tenuta del mercato italiano e gestori professionali in grado di creare valore per gli investitori hanno contribuito a rafforzare questo successo”.

Per quanto riguarda la fotografia dell’intera industria la statistica trimestrale di Assogestioni conferma il dato record del patrimonio gestito totale già censito nelle mappe mensili. Gli asset sono saliti al massimo storico di 2.089 miliardi, in aumento dell’1,6% rispetto al trimestre precedente (quando era pari a 2.056 miliardi). Di questi, 1.011 miliardi sono relativi ai fondi aperti e 1.026 alle gestioni di portafoglio (cui si aggiungono 51 miliardi riferiti ai fondi chiusi). Merito sia dell’effetto mercato sia della raccolta che nei 12 mesi ha sfiorato i 100 miliardi, attestandosi a 97,4 miliardi, quasi il doppio sul 2016 (55,6 miliardi).

In particolare sono stati i fondi aperti a guidare i flussi dell’anno: la raccolta di questi strumenti è più che raddoppiata nell’arco del 2017, passando da 34 a 77,3 miliardi, un incremento del 127% e un peso del 79% sulla raccolta totale annua (la quota restante, 18,7 miliardi, fa capo alle gestioni di portafoglio). L’80% (61,5 miliardi) è relativa ai fondi di diritto estero mentre il 20% (15,8 miliardi) è sui fondi di diritto italiano.

Il dato trimestrale diffuso dall’ufficio studi di Assogestioni indica che tra ottobre e dicembre i fondi aperti hanno raccolto 19,5 miliardi, mentre risultano in rosso per 2,6 miliardi le gestioni di portafoglio. Nel corso del trimestre la categoria degli aperti che ha trainato le sottoscrizioni è quella dei prodotti flessibili (+7,5 miliardi nel trimestre, +21,9 nel 2017), seguiti dagli obbligazionari (+4,9 miliardi nel trimestre e best seller dell’anno con +29,4 miliardi nel 2017), dai bilanciati (+4 miliardi nel trimestre, +17,7 miliardi nel 2017) e dagli azionari (+2,1 miliardi nel trimestre, +9,2 miliardi nel 2017).

Per quanto riguarda i gruppi, la classifica del quarto trimestre vede in testa Eurizon Capital (3,6 miliardi cui si sommano i 300 milioni raccolti da Fideuram per un totale di oltre 3,9 miliardi registrati da Intesa Sanpaolo ), seguita da Amundi a 3,1. Chiude il podio il gruppo Ubi Banca, che raccoglie 2,5 miliardi, mentre Generali è quarta con 1,63 miliardi. In negativo invece la raccolta trimestrale di Anima (-1,4 miliardi), Arca (-720 milioni) e Banco Bpm (-531 milioni). Tra gli esteri spiccano i dati trimestrali di Axa Investment Managament con 1 miliardo (riferiti però soprattutto alle gestioni istituzionali, e soprattutto di Jp Morgan Asset Management che ha registrato flussi per 1,8 miliardi, e M&G con 1,62 miliardi, in entrambi i casi la raccolta è soltanto in fondi aperti.

Infine, i dati per i 12 mesi mostrano che a occupare il gradino più alto del podio della raccolta complessiva da inizio anno è il gruppo Intesa Sanpaolo con 19,8 miliardi ripartiti tra le due sgr del gruppo: Eurizon (19,2) e Fideuram (634 milioni). Segue la francese Amundi con 12,5 miliardi e Generali , con 9,8 miliardi. Considerando i soli fondi aperti, prima per flussi dell’anno è sempre Intesa Sanpaolo con 18,2 miliardi (18,6 miliardi Eurizon e -431 milioni Fideuram), poi Generali con 10,9 miliardi e Amundi con 9,3 miliardi. Si piazzano subito dopo le case estere M&G con 6,6 miliardi, Jp Morgan Asset Management con 4,8 miliardi e Invesco con 3,8 miliardi.

Il gruppo del leone alato è però primo per patrimonio complessivamente gestito, con 482 miliardi, pari al 23,7% delle masse gestite; al secondo posto il gruppo Intesa Sanpaolo con un patrimonio di 399,3 miliardi, pari al 19,6% del totale. Terza Amundi, con 204 miliardi che equivalgono al 10% degli asset gestiti. Messe insieme, le tre società gestiscono dunque oltre la metà dell’intero patrimonio dell’industria italiana del risparmio gestito.
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