di Paola Valentini
Salgono oltre quota 8 milioni gli iscritti ai fondi pensione in Italia. In base ai dati trimestrali della Covip, a fine 2017 il numero complessivo di aderenti alle forme pensionistiche complementari è di 8,341 milioni (incluse le duplicazioni relative a coloro che sono iscritti contemporaneamente a più forme). Al netto delle uscite, la crescita dall’inizio dell’anno è stata di 554 mila unità (+7,1%).

Nei fondi negoziali si sono registrate 208 mila iscrizioni in più (+8%) rispetto al 2016, portando il totale a fine anno a 2,805 milioni. L’incremento è stato determinato dall’avvio del meccanismo di adesione contrattuale in quattro fondi (il comparto rivolto ai lavoratori del settore autostrade, quello destinato ai dipendenti delle aziende del gruppo Ferrovie dello Stato, quello degli autoferrotranvieri e il fondo territoriale del Veneto) e dall’entrata a regime di questa formula per i lavoratori del settore edile.

Si tratta di clausola di adesione automatica (che prevede il versamento da parte del datore di lavoro di un contributo minimo che permette l’iscrizione del lavoratore al fondo) grazie alla quale è possibile far aderire al comparto di riferimento l’intera platea di lavoratori della categoria interessata. Il neoiscritto non è obbligato a finanziare la propria posizione individuale con il versamento del proprio trattamento di fine rapporto o di un contributo a suo carico. L’adesione contrattuale non è revocabile né da parte del lavoratore né da parte del datore di lavoro.

I pionieri di questa iniziativa sono stati i fondi degli edili e delle cooperative Prevedi e Cooperalvoro che dall’1 gennaio 2015 hanno previsto per tutti i lavoratori un versamento da parte del datore di lavoro di 8 euro mensili (sulla retribuzione di base). Ma anche senza considerare i fondi interessati dalle adesioni contrattuali, spiega la commissione di vigilanza presieduta da Mario Padula, la crescita netta delle iscrizioni rimane positiva.

Passando alle forme pensionistiche di mercato offerte da intermediari finanziari, i fondi aperti totalizzano 1,374 milioni di iscritti con un aumento di 115 mila unità (+9,2%) rispetto al 2016. Nelle polizze individuali di previdenza (pip di nuova generazione) il totale degli iscritti è di 3,103 milioni e l’incremento netto è stato di 233 mila unità (+8,1%).

Quanto alle risorse in gestione a fine dicembre 2017 il patrimonio accumulato dalle forme pensionistiche complementari ammonta a 160,7 miliardi di euro (il dato non tiene conto delle variazioni nel periodo dei fondi pensione preesistenti e dei pip di vecchia generazione). Le risorse dei fondi negoziali sono pari a 49,5 miliardi, +7,7%.

I fondi aperti dispongono di un patrimonio di 19,1 miliardi e i pip nuovi di 27,6 miliardi; l’incremento nell’anno è stato, rispettivamente, del 12 e del 16,4%. Numeri che però appaiono ancora modesti nel confronto internazionale. Basti pensare che il maggior fondo, il comparto negoziale Cometa, che ha circa 12 miliardi di masse, non è tra i primi cento fondi europei.

In ogni caso la crescita delle masse è stata sostenuta, non soltanto dall’incremento del numero di aderenti, ma anche dai rendimenti della gestione finanziaria. Dalle statistiche trimestrali della Covip, nel 2017 le performance aggregate, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono state in media positive per tutte le tipologie di forma pensionistica.

Lo scorso anno i fondi negoziali e i fondi aperti hanno reso in media, rispettivamente, il 2,6 e il 3,3%; per i pip nuovi di ramo III (ovvero le polizze unit linled a contenuto previdenziale), il rendimento medio è stato inferiore e pari al 2,2% (per i pip di rami I i dati non sono ancora disponibili). In tutti i casi il trattamento di fine rapporto ha reso meno, nonostante una tassazione inferiore sulla rivalutazione (il 17% al posto del 20% dei fondi pensione). Nel periodo il tfr si è infatti rivalutato, al netto dell’imposta sostitutiva, dell’1,7%. Dati che confermano le anticipazioni di MF-Milano Finanza dello scorso 20 gennaio.

“Rendimenti in media più elevati si sono riscontrati nelle linee di investimento azionarie e anche bilanciate, per effetto dell’andamento nel complesso favorevole delle borse mondiali. I risultati medi sono stati marginalmente negativi per i comparti obbligazionari puri e modesti per gli altri comparti obbligazionari e per i garantiti, in presenza di tassi di interesse rimasti su livelli storicamente bassi pur se in leggera risalita nel corso dell’anno”, sottolinea ancora la Covip.

Anche sul lungo periodo, ovvero negli ultimi dieci anni, i rendimenti medi annui composti dei fondi pensione hanno superato quelli del tfr: +3,3% per i fondi negoziali, +3% per i fondi aperti e +2,2% per i pip nuovi di ramo III mentre nello stesso arco temporale la rivalutazione media annua composta del tfr è stata del 2,1%.

Fonte: logo_mf