Il volume d’affari sale a 222 mld (circa il 13% del pil)
Pagina a cura di Roxy Tomasicchio

La cessione dei crediti è sempre più arma strategica per le imprese, che rispondono così all’esigenza di liquidità, frutto di pagamenti lenti e accesso contingentato ai canali tradizionali. A conferma di questo connubio vincente factoring-imprese, ci sono i dati del 2017 diffusi da Assifact, l’Associazione italiana che rappresenta le principali società del settore, che hanno superato le stime: l’ammontare complessivo dei crediti acquistati dalle società di factoring da inizio anno, ossia il cosiddetto turnover cumulativo, ha fatto segnare un +9,48% (dopo la doppia cifra già conquistata nel 2016, con il +9,53%) contro il previsto +7,63% (si veda ItaliaOggi Sette del 4/12/2017).

«Per il settore del factoring il 2017 è stato un altro anno all’insegna della crescita. Il turnover complessivo, attestatosi a 222 miliardi di euro (circa il 13% del pil, ndr), ha in effetti registrato un aumento del 9,48% sull’anno precedente, a dimostrazione del fattivo supporto fornito alle imprese per finanziare lo sviluppo produttivo e consolidare la ripresa economica», commenta a ItaliaOggi Sette Fausto Galmarini, presidente Assifact, aggiungendo: «Se si considera che a fine 2007, anno di inizio della grave e protratta crisi economica, il turnover si era collocato a 110 miliardi di euro, si può percepire come il settore abbia continuato ad affiancare le imprese anche in situazioni congiunturali difficili».

Tornando ai dati, anche l’ammontare dei crediti in essere, quindi ceduti e da incassare (outstanding), e il totale degli anticipi e corrispettivi erogati alle imprese al 31 dicembre 2017 segnano una crescita pari rispettivamente a +2,19 e +1,40%. Altro punto a favore: la percentuale di sofferenze e di crediti deteriorati, già più contenuta rispetto ad altre forme di finanziamento, si mantiene su livelli marginali. Infatti, la quota percentuale di sofferenze (calcolata rispetto alle esposizioni per factoring complessive lorde) è pari a 3,04%, poco sotto i livelli del 2016. La quota percentuale di esposizioni deteriorate factoring è pari al 6,45%.

«Fra cedenti e debitori ceduti sono oltre 1 milione le aziende coinvolte in un rapporto di factoring, uno strumento che consente alle imprese di gestire efficacemente il proprio capitale circolante», spiega ancora Galmarini, «e il sostegno fornito al sistema produttivo diventa ancora più evidente se si tiene conto che nel 2017 il 58% delle imprese cedenti è rappresentato da pmi. Il settore manifatturiero (35,89%) e quello del commercio e delle costruzioni (rispettivamente 14,63 e 11,77%), sono quelli in cui si è registrato l’intervento maggiore».

Passando, infatti, a un’analisi per ripartizione territoriale e settore di attività, i crediti per factoring sul territorio italiano rimangono maggiormente concentrati in Lombardia e Lazio, che insieme rappresentano il 52% rispetto al cedente e quasi il 48% rispetto al debitore ceduto, con un impatto quindi in linea rispetto alle rilevazioni precedenti.

Per quanto riguarda la ripartizione per settore di attività economica dal punto di vista del cedente, la quota di crediti ceduti dalle imprese è predominante rispetto agli altri settori economici (81,46%), e per la maggior parte si tratta di imprese private (92%).

Se si considera la ripartizione per settore di attività economica rispetto al debitore ceduto, le imprese si confermano come settore predominante con oltre il 56% dei crediti per factoring, mentre il 21,6% è rappresentato dalle amministrazioni pubbliche.

«Non meno importante», dice a proposito il presidente di Assifact, «è stato il sostegno dato alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione perché ha consentito di smobilizzare crediti caratterizzati da tempi di pagamento estremamente lunghi e da complesse procedure burocratiche. Quasi il 22% del portafoglio crediti in essere (outstanding) a fine anno è, infatti, costituito da crediti verso la p.a., in particolare enti del settore sanitario e amministrazioni centrali, e il 34% dell’outstanding verso la p.a. risulta scaduto». La parte di scaduto da oltre un anno è pari a oltre il 56%.

«Le società di factoring sono in grado di offrire alle imprese servizi differenziati e personalizzati in relazioni a specifiche esigenze», conclude Galmarini, «si annoverano la gestione dei crediti, il finanziamento/anticipazione del corrispettivo rispetto alla scadenza del credito e la garanzia di solvenza del debitore ceduto. A fine anno anche i finanziamenti/anticipazioni hanno registrato una crescita pari al +1,40%, inferiore a quella registrata nel turnover in relazione al miglioramento dei tempo di incasso».

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