Dai sussidi alla formazione crescono le misure di welfare
Pagine a cura di Simona D’Alessio

La «coperta» assistenziale degli enti previdenziali privati (da tempo) si è ingrandita, arrivando a raggiungere dimensioni pari ad oltre 500 milioni di euro all’anno. E, anche nel 2018, sulla base dei regolamenti interni e delle esigenze segnalate dalle differenti categorie di associati, è stato confezionato un variegato «patchwork» di interventi per supportare l’iscritto e la sua famiglia in caso di bisogni sanitari, sociali e per dare «sprint» all’attività lavorativa, sia nella fase di avvio, sia qualora si decidesse di ampliare il giro d’affari.

L’inchiesta di IOLavoro è partita dal desiderio di comprendere in che modo le Casse pensionistiche (nei cui elenchi figurano globalmente più di un milione e mezzo di professionisti) svolgono una funzione di «stampella», sorreggendo, prima e dopo l’andata in quiescenza, le persone che vi versano i contributi. Nella tabella in queste pagine, pertanto, sono indicate le risorse stanziate per l’anno in corso ed una delle misure assistenziali destinate ad avere un significativo impatto sulla platea del singolo Ente, anche in virtù dell’originalità dell’aiuto ideato.

Analizzando le iniziative, interessanti appaiono quelle attivate dall’Enpav (veterinari): oltre alla borsa lavoro sociale (illustrata nella casella dedicata all’Ente), ve n’è un’altra indirizzata ai giovani (in attesa di approvazione da parte dei ministeri vigilanti), che consiste in una sorta di «sussidio rivolto ai neolaureati più meritevoli, che avrebbero la possibilità di svolgere una prima esperienza formativa in strutture veterinarie d’eccellenza, o presso specialisti del settore degli animali da reddito e dell’ippiatria», ricevendo «500 euro mensili per 6 mesi»; con uno stanziamento a fondo perduto, che va dai 2 mila ai 6 mila euro, l’Enpapi (infermieri) sovvenziona l’acquisto di «beni strumentali destinati allo svolgimento dell’attività» dei giovani esponenti della categoria, così come la Cipag (geometri) s’incarica delle spese «per i corsi professionali seguiti dagli associati», finalizzati ad «adeguare le competenze alle nuove esigenze del mercato del lavoro» e l’Enpam (medici e odontoiatri), nella sua offerta, promuove interventi per favorire l’accesso al credito dei «camici bianchi», nonché agevolazioni sui mutui per comperare la prima casa. La Cassa forense, invece, fa sapere d’aver assistito alla crescita graduale delle «richieste di erogazioni per familiari di avvocati non autosufficienti, portatori di handicap, o di malattie invalidanti» e, per coloro che si prendono cura «in via esclusiva» di congiunti con invalidità grave (prevista dall’art. 3, comma 3 della legge 104/92), scatta la chance di godere di un contributo assistenziale, che nel 2017 è stato portato a «5.500 euro»; pure la Cnpadc (dottori commercialisti), osservando un innalzamento delle domande di borse di studio e per ricevere contributi per figli portatori di handicap, ne ha incrementato, nel bilancio previsionale del 2018, la dotazione. Con oltre 1,3 milioni (sul totale dei 3,7 messi a budget), l’Eppi (periti industriali) copre l’intero ambito della tutela della salute ritenuto «strategico», poiché ha l’ambizione di «fornire un ombrello utile non solo a ripararsi dagli eventi negativi e di forte impatto», come la Long term care (l’assistenza per la non autosufficienza), ma anche a «prevenire il verificarsi di tali eventi, grazie a un continuo monitoraggio» delle condizioni degli iscritti, cui è consentito un «check-up annuo gratuito».

Misura dal cospicuo «valore sociale e storico» è, infine, per la Cassa del Notariato l’assegno di integrazione (l’ammontare complessivo messo a disposizione è di 1,4 milioni) che viene, però, ricompresa fra quelle previdenziali e non di welfare: viene corrisposto «da quasi cento anni», e può esser visto alla stregua di un «ammortizzatore» per sostenere gli onorari professionali dei notai, soprattutto nelle prime fasi di attività che, «chiamati dallo stato a svolgere la funzione pubblica, anche in aree economicamente disagiate del Paese, non raggiungono un repertorio annuo minimo».
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