di Paola Valentini
Nel 2016 il numero degli iscritti in Italia ai fondi pensione è salito a 7,8 milioni, in aumento del 7,7% da fine 2015, in valore assoluto 557 mila aderenti in più. E’ quanto emerge dall’ultimo aggiornamento statistico della Covip al 31 dicembre 2016. Nei fondi negoziali si è registrato un incremento di 177 mila iscrizioni, il +7,3%, per un totale a fine anno di 2,597 milioni. C’è da sottolineare però che nel caso dei negoziali le adesioni sono state ancora trainate dal meccanismo di adesione contrattuale dei lavoratori del settore edile varato nel 2015 e che rende automatica l’iscrizione ai fondi pensione di riferimento di tutti i dipendenti di questo comparto. L’andamento delle iscrizioni è stato più dinamico nelle forme pensionistiche di mercato offerte dagli intermediari finanziari, ovvero quelle che, a differenza dei negoziali, non sono legate agli accordi tra le parti sociali. Una buona notizia per l’industria della previdenza complementare.

Le adesioni sono aumentate di 108 mila unità nei fondi aperti, +9,5%, e di 271 mila nelle polizze individuali di previdenza (pip di nuova generazione), pari a un +10,5%, portando il totale complessivo a fine 2016 a circa 1,259 milioni e 2,867 milioni rispettivamente. Nel complesso, benchè con una crescita lenta dalla riforma del 2007 che ha varato l’attuale asset della previdenza complementare, i fondi pensione sono arrivati a coprire quindi circa un terzo della platea dei lavoratori italiani.

In costante aumento anche il patrimonio gestito, che beneficia dei flussi regolari del Tfr versato dagli aderenti pari al 6,91% dello stipendio lordo. Secondo stime preliminari della Covip, a fine 2016 le masse dei fondi di previdenza complementare ammontano a 149 miliardi, con un aumento del 6,3% da fine 2015. Di queste i fondi negoziali hanno 45,9 miliardi, in crescita dell’8%, i pip nuovi dispongono di un patrimonio di 23,8 miliardi e i fondi aperti di 17 miliardi; l’incremento nell’anno è stato, rispettivamente, del 18,8 e del 10,8%.

Quanto ai rendimenti, come anticipato da MF-Milano Finanza dello scorso 21 gennaio, i fondi negoziali hanno registrato nel 2016 un risultato netto del 2,6% e gli aperti del 2,2%, battendo entrambi il tfr che resta in azienda (la classica asticella con cui si confrontano le perfomance della previdenza complementare), la cui rivalutazione nel periodo si è fermata all’1,5% per via dell’assenza di inflazione (il tfr in azienda si apprezza dell’1,5% fisso all’anno più il 75% dell’inflazione Istat). Per i pip sono disponibili i soli dati riferiti alle unit linked e in questo caso il rendimento è stato del 3,6%, mentre per le gestioni separate i rendimenti arriveranno nelle prossime settimane.

“All’interno di ciascuna delle diverse tipologie di forma pensionistica i risultati più elevati si sono avuti nelle linee a maggior contenuto di azioni, sospinte dall’apprezzamento dei corsi nell’ultimo trimestre dell’anno”, spiega la commissione di vigilanza presieduta da Mario Padula, “nel contempo i rendimenti delle linee obbligazionarie e garantite hanno subito l’effetto della riduzione dei corsi dei titoli di debito, pur rimanendo nella media dell’anno in territorio positivo”.
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