di Anna Messia
Nuovo anno record per Finecobank . La banca (controllata al 35% da Unicredit ) ha archiviato il 2016 con un utile di 211,8 milioni, il 10,9% in più rispetto all’anno precedente e il maggior profitto netto di sempre pur includendo il contributo (7,1 milioni) pagato dalla banca al sistema di garanzia dei depositi. Del record beneficieranno gli azionisti, visto che ieri il consiglio di amministrazione di FinecoBank ha deliberato di proporre all’assemblea un dividendo di 0,28 euro per ogni azione (il 9,8% in più rispetto alla cedola precedente) in base a un payout dell’80%.

«Siamo molto soddisfatti dei risultati del 2016, il miglior anno di sempre e il secondo record dopo il 2015», ha commentato l’amministratore delegato Alessandro Foti. «I dati confermano la qualità e la sostenibilità del nostro modello di business, che ci rende in grado di affrontare con successo anche le fasi di mercato più complesse. L’anno scorso è stato all’insegna di due valori che accompagnano da sempre il nostro percorso: trasparenza e rispetto per il cliente». E anche il nuovo anno sembra ben impostato. «Il 2017 si è aperto con dati solidi anche sul fronte della raccolta, in particolare per la qualità dei nuovi flussi nei servizi di advisory evoluti, che confermano il ruolo chiave della consulenza specializzata per la gestione dei risparmi dei clienti e l’apprezzamento per il nostro modello di cyborg advisory», ha infatti aggiunto Foti.

A gennaio la raccolta netta è stata di 265 milioni, in calo del 47% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, quando però banche di gestione del risparmio, come Fineco , avevano beneficiato dei flussi provenienti dalle banche tradizionali a causa del perdurare dell’incertezza legata alle quattro banche finite poi in risoluzione (Banca Etruria , CariChieti, CariFerrara e Banca Marche). Ma se si va a guardare la tipologia della raccolta di gennaio «si osserva un marcato miglioramento del mix», sottolineano da Fineco , «con la raccolta netta gestita che è stata di 134 milioni, in crescita di 305 milioni rispetto al dato negativo di gennaio 2016». Insomma, la raccolta netta è iniziata a scendere ma la qualità (che fa crescere anche le commissioni incassate dalla banca) sta migliorando e anche i clienti continuano a crescere: a gennaio sono stati acquisiti in particolare 11.800 nuovi clienti ( +13% rispetto allo stesso mese 2016) arrivando a un totale di 1.127.000.

Tornando ai conti 2016, gli asset finanziari ammontano a oltre 60 miliardi (+9% sul 2015) principalmente grazie alla raccolta netta dell’anno, pari a 5 miliardi, e nonostante un effetto mercato di -200 milioni (-700 milioni riconducibili al risparmio amministrato e +500 milioni riconducibili al risparmio gestito).

«Per quest’anno la nostra sfida sarà continuare ad aumentare la profittabilità e il peso dei prodotti di consulenza creando una rapporto più stabile tra banca e cliente», aggiunge Foti. «Non saremo insomma ossessionati dai volumi di raccolta ma guarderemo piuttosto alla sua composizione». E i rischi? «Il più grande sarebbe ovviamente quello di una disruption dei mercati, con correzioni pesanti e durature, che renderebbe più complicato questo processo di migrazione», conclude Foti, aggiungendo di non essere spaventato dalla crescita dello spread degli ultimi giorni: «È un po’ come un paziente che ha qualche linea di febbre; va tenuto sotto controllo ma non siamo ancora in una situazione allarmante». (riproduzione riservata)
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