Cresce il numero di italiani che si rivolge all’assistenza sanitaria integrativa.

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio consumi privati in sanità (Ocps) della Sda Bocconi School of Management di Milano, sono oggi oltre 10 milioni le persone aderenti alla sanità integrativa.

Per quanto riguarda la spesa sanitaria intermediata dalle varie forme di sanità integrativa l’Osservatorio stima un valore di circa 4,4 miliardi di euro che significa il 13,3% rispetto ai 33 miliardi di spesa sanitaria privata e il 3,9% a confronto dei 112 miliardi di spesa sanitaria pubblica. Il fenomeno, sottolineano gli esperti della Bocconi, è in espansione anche se l’Italia registra un certo ritardo rispetto agli altri Paesi europei.

L’analisi dell’Osservatorio condotta per conto di Rbm Assicurazione Salute, ha esaminato i sistemi sanitari di Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo e Italia che sono accomunati da una significativa presenza pubblica, pur presentando assetti fra loro diversi.

La ricerca ha comunque individuato un tratto comune nei sistemi: la comparsa di forme di copertura privata con presupposti e orientamenti iversi. Accanto al tradizionale modello di business, ne emerge infatti uno alternativo che vede nello strumento assicurativo un soggetto che sostiene l’assicurato e lo indirizza nel rapporto con i consumi sanitari.

Molti piani privati non solo hanno inserito tra i servizi offerti forme di prevenzione e diagnosi precoce per le patologie evitabili e/o a maggiore diffusione, ma operano attivamente per favorire stili di vita più salutari.

In questo cambio di prospettiva – sostiene Marianna Cavazza dell’Osservatorio Ocps – molti piani privati non solo hanno inserito tra i servizi offerti forme di prevenzione e diagnosi precoce per le patologie evitabili e/o a maggiore diffusione, ma operano attivamente al fine promuovere la salute tra i propri iscritti”.

Si tratta di una differente concezione del ruolo dell’assicurazione, che tuttavia amplia la possibilità di disegnare nuovi prodotti e di personalizzarli sulle esigenze delle diverse tipologie di clienti

Quello che emerge chiaramente nel nostro Paese è la marcata sottoassicurazioni in campo sanitario, che genera una scopertura dei cittadini di oltre il 40% rispetto alla media degli altri paesi europei.

Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute evidenzia che la voce out of pocket incide per oltre l’87% sulla spesa sanitaria privata. “L’esborso per le cure sanitarie acquistate privatamente dagli italiani ammonta a circa 580 euro a persona con punte minime al Sud (230 euro in Campania) e massime a Nord-Est (settecento euro del Veneto)”. Si tratta di una situazione che “palesa un problema di ‘sottoassicurazione’ in questo campo che genera una scopertura dei cittadini italiani di oltre il 40% rispetto alla media dei cittadini degli altri Paesi europei”. Vecchietti auspica “una nuova strategia per la sanità in Italia che rilanci un’alleanza pubblico-privato affiancando strutturalmente al Ssn un secondo pilastro sanitario ancillare e aperto a tutti i cittadini. Attraverso un’intermediazione globale di una quota rilevante della spesa sanitaria privata attualmente già sostenuta dagli italiani potrebbero essere recuperate per il sistema sanitario risorse aggiuntive da impiegare in innovazione scientifica, dell’accessibilità alle cure e della prevenzione”.

E’ quindi fondamentale mettere a punto una nuova strategia per la Sanità in Italia che rilanci l’alleanza pubblico – privato affiancando strutturalmente al Servizio Sanitario Nazionale un secondo pilastro aperto a tutti i cittadini.

Il tema principale al quale dobbiamo rispondere – afferma Mario Del Vecchio (Ocps) – è come riuscire integrare efficacemente in un sistema con una forte base di risposta pubblica ai bisogni di salute come il nostro, un insieme di risorse e meccanismi privati che insistono sulla stessa area di bisogni. In termini più concreti: come fare in modo che i più di 30 miliardi di spesa privata che la società investe in quelli che ritiene essere bisogni di salute siano ben spesi”.

Secondo Del Vecchio, “pochi dubbi dovrebbero esistere sull’opportunità di incrementare la quota dei consumi intermediati sui consumi sanitari privati. Lo spostamento da out of pocket a spesa intermediata consentirebbe di abbassare il rischio residuo (rispetto al Ssn) che grava sui singoli, considerata la loro debolezza nel momento del bisogno, e di organizzare processi collettivi per consumi che rimangono fortemente segnati da asimmetrie informative”.