Secondo l’indagine Shaping the Future Implications of Digital Media for Society study (Le implicazioni future dei media digitali) condotta da Willis Towers Watson in collaborazione con il World Economic Forum, la crescita esplosiva dei media digitali sta trasformando il lavoro e sta avendo effetti largamente positivi sulla vita professionale degli individui sia per quanto riguarda la capacità di trovare un’occupazione o sviluppare nuove competenze professionali sia nella ricerca di un equilibrio tra vita professionale e privata. Tuttavia, in alcuni casi, sono causa di una minore produttività dei lavoratori, aumentando la disuguaglianza.

In particolare in Italia circa l’85% della popolazione compresa nella fascia di età fra i 16 e i 54 anni utilizza uno smarphone, il 55% un tablet. C’è chi trascorre più di tre ore al giorno sui media digitali. Di questi il 32% lo fa per ragioni di lavoro, il 28% per divertimento, il 21% utlizzando i social media e il 18% per cercare informazioni.

“Il maggiore uso dei media digitali sta cambiando la vita quotidiana delle persone e il loro modo di relazionarsi e collaborare, soprattutto sul lavoro” – afferma Matteo Fiocchi, Director di Willis Towers Watson – “La digitalizzazione dei contenuti e dei dati, così come le nuove tecnologie di comunicazione, hanno aperto nuove opportunità su dove, quando, come e da chi il lavoro viene svolto. Tutto questo sta cambiando la natura del rapporto con il lavoro “.

L’indagine, condotta a fine 2015 su un campione di oltre 5.000 utenti digitali provenienti dai cinque dei più importanti mercati del mondo – Brasile, Cina, Germania, Sud Africa e Stati Uniti – ha rivelato che quasi 7 intervistati su 10 concordano sul fatto che l’uso dei media digitali per il lavoro è cresciuta in modo significativo nel corso degli ultimi tre anni e continuerà a farlo in futuro. Realizzato con il supporto di comScore, lo studio rivela inoltre che gli utenti trascorrono la maggior parte del tempo on-line per motivi di lavoro, alla ricerca di informazioni o per apprendimento. I risultati più interessanti riguardano l’influenza dei media digitali sulla vita professionale degli intervistati:

• Più della metà degli intervistati (56%) afferma che i media digitali hanno trasformato il loro modo di lavorare.

• Il 41% concorda sul fatto che i social media migliorano l’efficacia del loro lavoro; solo il 14% ritiene che ne riduca l’efficacia.

Gli intervistati sono stati estremamente positivi sul fatto che i media digitali abbiano influito sull’efficacia nello svolgimento del proprio lavoro e su altri aspetti correlati alla loro vita:

• circa due terzi degli intervistati dichiara che i media digitali hanno migliorato la loro capacità di svolgere il proprio lavoro, imparare e crescere professionalmente e collaborare con i colleghi.

• circa 6 su 10 hanno affermato che i media digitali hanno migliorato la loro capacità di mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata, costruire relazioni con i contatti professionali e trovare lavoro.

È interessante notare come la valutazione dell’impatto dei media digitali da parte degli individui dipenda in gran parte dal paese in cui vivono. Solo un quarto degli intervistati provenienti da Germania e Stati Uniti afferma che abbiano migliorato la qualità della loro vita sociale e professionale, mentre in Brasile e Cina invece la percentuale sale a due terzi. Gli intervistati in Sud Africa sono più o meno divisi sulla questione.

“Stiamo ancora cercando di capire le implicazioni delle tecnologie digitali nelle nostre vite professionali e l’impatto che questo avrà sulle imprese”, ha detto Sarita Nayyar, direttore generale, World Economic Forum Stati Uniti d’America. ” Una maggiore comprensione renderà le aziende più capaci di sfruttare i media digitali al massimo sia per le loro organizzazioni che per i dipendenti.”

“Nonostante le opportunità offerte dai media digitali per colmare il divario economico e ridurre le disuguaglianze di produttività, esistono ancora potenziali aspetti negativi”, ha detto Matteo Fiocchi. “In primo luogo, i media digitali e le tecnologie connesse possono causare nel breve termine delle diseguaglianze poiché innovazioni come le talent platforms aumentano la produttività di quei lavoratori con più elevata competenza tecnologica e al tempo stesso riducono i costi di quelli meno preparati. In secondo luogo c’è il rischio che efficienza e produttività possano diminuire. Questo perché le molte piattaforme e la grande quantità di informazioni possono distrarre i lavoratori e nuocere al lavoro. Inoltre sempre più persone ormai lavorano da remoto e il valore aggiunto di un confronto face-to-face è ridotto; ciò può andare a discapito della comprensione, della collaborazione e potenzialmente può ostacolare l’innovazione.

“I media digitali sono ormai utilizzati in quasi ogni aspetto di qualsiasi tipica organizzazione, dalla provenienza dei talenti a come questo viene distribuito, a come il lavoro viene svolto, a come il business si collega con dipendenti e clienti. Alla luce di questi cambiamenti, riteniamo che i datori di lavoro debbano prendere in considerazione una serie di iniziative, tra cui l’uso dei supporti digitali, per abbinare con maggiore precisione le competenze di un individuo ad una specifica esigenza di business, piuttosto che pensare solo in termini di posti di lavoro tradizionali, “ conclude Fiocchi.