Cresce la propensione al risparmio delle famiglie. Ma mercati turbolenti e tassi a volte negativi hanno dirottato molti fondi su depositi e c/c. Malgrado il bail-in renda rischioso anche tenere i soldi in banca

di Paola Valentini

Nel 2015 la propensione al risparmio delle famiglie italiane è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente. Ma nel corso dell’anno si è verificata una diversa allocazione dei flussi di risparmio rispetto al 2014. In base ai dati della società di consulenza Prometeia, nei nove mesi del 2015 il piccolo risparmiatore ha smobilizzato più di 100 miliardi di titoli di Stato.

Prometeia prevede che le possibili riduzioni degli investimenti delle famiglie in questi asset siano ancora notevoli, anche se con minor intensità rispetto agli ultimi due-tre anni. «Anche sulle obbligazioni bancarie dovrebbe proseguire la tendenza alla riduzione dopo che a gennaio sono entrate in vigore le regole sul bail-in», spiega l’ultimo report sul mercato del risparmio in Italia della società di consulenza e ricerca.

Se, però, fino a metà 2015 le masse in uscita dai Btp si sono dirette verso fondi, azioni e polizze, a partire dall’estate, con l’arrivo della tempesta sui mercati finanziari, è rallentato il trasferimento dai titoli di Stato verso i prodotti gestiti e la borsa, a favore dei depositi. Che non a caso sono tornati a crescere negli ultimi mesi, nonostante il rischio di bail-in. Secondo le stime di Prometeia la crescita dei depositi bancari e postali è accelerata al 2,4% a dicembre 2015 rispetto all’1,7% di novembre.

In base ai dati Unimpresa, da dicembre 2014 a dicembre 2015 l’ammontare dei depositi in Italia è passato da 1.510 a 1.581 miliardi, in aumento di oltre 70 miliardi (+4%). In dettaglio, secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, le riserve di liquidità delle famiglie sono salite di 18,5 miliardi (+2,08%) da 888,3 a 906,8 miliardi. Quanto all’analisi per strumento, i conti correnti sono passati da 809 a 877 miliardi con una crescita di 68,02 miliardi (cioè dell’8,4%), i pronti contro termine sono saliti di 27,3 miliardi (+22,07%) da 123,9 miliardi a 151,3 miliardi. In calo invece i depositi con durata prestabilita: quelli fino a due anni sono scesi di 20,7 miliardi (-15,63%) a 111,9 miliardi; quelli oltre due anni sono scesi di 8,9 miliardi (-6%) a 139,9 miliardi. Ma, secondo l’analisi di Prometeia, i depositi vincolati restano una forma di raccolta più importante rispetto al passato, dato che a fine 2010 gli stock si attestavano a 40 miliardi. E potrebbero tornare in auge spinti dalle campagne commerciali delle banche che in una fase di difficoltà per i rendimenti del risparmio gestito li stanno rilanciando per attirare nuovi clienti. E questi depositi potrebbero accogliere la liquidità in aumento sui conti correnti dato che questi ultimi oggi non offrono praticamente alcun rendimento sulle giacenze. Secondo i dati di ConfrontaConti.it (gruppo MutuiOnline ), il saldo medio dei conti correnti a gennaio 2016 si è attestato sopra 16,5 mila euro, 4 mila in più rispetto ai 12,5 mila euro del giugno 2015. Il tasso massimo lordo rilevato da ConfrontaConti.it sulla scadenza a 12 mesi supera il 2%, valore rimasto pressoché stabile nel corso dell’ultimo anno. Certo, il picco del 5% del rendimento offerto dai conti vincolati a un anno, toccato durante la crisi dello spread del 2011-2012, è lontano anni luce, ma bisogna considerare che anche i Bot erano arrivati a rendere più del 5% e oggi invece offrono (si fa per dire) ritorni negativi. Nell’asta dello scorso 25 febbraio i Bot a sei mesi hanno visto un rendimento negativo, pari a -0,042% e quelli a 12 mesi a metà febbraio sono stati collocati a un tasso di 3 punti base sotto lo zero .

Va però anche detto che, in caso di dissesto dell’istituto, gli importi giacenti nei conti di deposito sono garantiti fino a 100 mila euro, al pari dei conti correnti. Oltre questa cifra i risparmiatori possono essere chiamati, dopo azionisti e detentori di obbligazioni di vari livelli, a partecipare al ripianamento delle perdite della propria banca. E in tempi di bail-in, questa è una variabile importante da considerare. Non a caso la migliore offerta, in base alle rilevazioni di ConfrontaConti.it sui conti vincolati che oggi rendono di più a 6 e a 12 mesi, è della Nuova Banca Marche che offre, rispettivamente, l’1,85% e il 2,15% lordo, (pari all’1,48% e all’1,72% al netto della tassazione sui rendimenti del 26%). La banca ha ereditato la parte buona della vecchia banca in dissesto. Sulla carta, quindi, Nuova Banca Marche è sana, ma certamente oggi sconta le vicissitudini vissute fino allo scorso anno e l’entrata in vigore da quest’anno della normativa del bail-in. Dal canto loro gli istituti specializzati nel factoring (come Banca Sistema, Banca Ifis e Banca Farmafactoring), nel leasing (come Banca Private Leasing) o nella cessione del quinto (come Ibl) riescono a dare tassi più alti perché i loro impieghi, a fronte di maggiori rischi, sono remunerati a tassi più alti. C’è anche da dire che sui conti di deposito grava l’imposta di bollo dello 0,2%, di fatto una mini-patrimoniale su tutti gli strumenti finanziari a esclusione di fondi pensione, fondi sanitari, polizze Vita di ramo I e buoni postali fino a 5 mila euro. Il tasso effettivo in tabella è al netto anche di tale imposta. Alcune banche fanno carico del bollo, e altre che pagano gli interessi in anticipo. Dall’Osservatorio di ConfrontaConti.it emerge che l’importo giacente sui conti di deposito per il 29,8% degli utenti supera 50 mila euro, in aumento rispetto al 25,4% del primo semestre 2015. (riproduzione riservata)

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