Fra i provvedimenti deliberati dal Consiglio dei Ministri numero 102 del 28 Gennaio scorso, un certo risalto è stato riservato al disegno di legge proposto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, relativamente alle“Disposizioni in materia di lavoro autonomo”.

Nell’intento di dotare questo comparto, in cui operano numerosi prestatori d’opera materiale ed intellettuale in forma non imprenditoriale, di strumenti di sviluppo e tutela più adeguati, spicca la previsione dell’integrale deducibilità fiscale delle “spese ed oneri sostenuti per la garanzia contro  mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo” mediante forme assicurative o di solidarietà.

Su questo punto, il progetto di legge governativo sembra però non limitarsi solamente a stabilire un’agevolazione di natura fiscale, in quanto espressamente si prefigge, allo stesso tempo, di dare impulso al mercato assicurativo ed alla diffusione di corrispondenti “forme assicurative”.

Siamo naturalmente all’inizio di un iter legislativo il cui (speriamo, celere) compimento ci dirà quanto effettivamente saranno solide queste intenzioni, come pure quanto sarà concreta la volontà del settore assicurativo di farsi parte attiva in tale contesto, sostenendo fattivamente questo importante comparto lavorativo.

Le cronache della crisi economica, infatti, hanno dato molta enfasi sia all’impoverimento delle categorie professionali non imprenditoriali, che delle grandi difficoltà nelle quali la professione intellettuale è venuta a trovarsi: quella che una volta era considerata una categoria elitaria di lavoratori, da tempo deve confrontarsi con esigenze legate alla sempre più spinta competenza professionale ed anche alla concorrenza. Aspetti senza dubbio positivi e stimolanti, in un’ottica di continua evoluzione  delle professionalità,  ma oggettivamente compromessi dalla crescente precarietà delle prospettive, specialmente per chi dopo faticosi anni di studio e di esami di abilitazione si accinge ad operare in questo settore.

Quindi, per tornare sull’argomento, ben vengano  strumenti che permettano di affrontare con più serenità le sfide della professione e le incertezze legate all’effettiva soddisfazione dei crediti spettanti al lavoratore autonomo a titolo di corrispettivo della prestazione svolta.

Come si potrà notare, abbiamo volutamente accennato al termine “credito”, perché se al progetto di legge seguiranno, come speriamo, concrete opportunità assicurative, proprio in quell’ambito pensiamo che il mercato e gli operatori del settore potrebbero rivolgere la loro attenzione.

Prima di tutto, perché i “Rami Danni” nel nostro Paese potrebbero tentare di  scuotersi un po’ dall’atavico torpore della non-innovazione, consistente nel tradizionale appiattimento sul Ramo RC Auto.

In secundis, ancorché la previsione legislativa in fieri  sia oggettivamente legata ad una nicchia, si potrebbe finalmente vedere un comparto assicurativo maggiormente rivolto alle esigenze di un importante settore economico del nostro Paese, mediante un concreto sostegno alla sua sostenibilità economica e quindi, al suo ulteriore sviluppo.

Non saranno certo trascurabili le difficoltà tecniche da superare e sarebbe del tutto utopistico – se non addirittura, insensato – pensare che sola bacchetta magica legislativa, come d’incanto, da sola accenda la scintilla dell’innovazione.

Gli strumenti, la competenza e soprattutto la “capacità” di un mercato assicurativo, tutt’ora caratterizzato dall’eccesso di risorse non impiegate, non mancano e quindi l’invito non può essere che quello di “cogliere l’attimo” senza aspettare troppo che la proposta diventi legge. Anche perché, ultimamente, i percorsi legislativi pare siano diventati piuttosto rapidi e quindi, è meglio non farsi trovare impreparati!