di Simona D’Alessio

Previdenza complementare nel mirino: da un lato, infatti, si è riaffacciata la portabilità del contributo del datore di lavoro e, dall’altro, sono state poste le basi per la istituzione di un Fondo presso l’Inps, al quale si potrebbe aderire «su base volontaria, con il Trattamento di fine rapporto (Tfr)». A suonare il campanello d’allarme su un settore «senza pace», di cui si tenta di «scardinare l’equilibrio» è stata ieri Assofondipensione (l’associazione che rappresenta 34 Fondi negoziali e le principali organizzazioni di imprese e lavoratori), denunciando il piano contenuto in alcuni emendamenti al disegno di legge sulla concorrenza (2085), all’esame della commissione industria del senato.

Si tratta, a giudizio del presidente dell’Associazione Michele Tronconi, di un «accanimento terapeutico ingiustificato che provoca solo allarme tra i lavoratori verso il loro futuro pensionistico». In particolare, ha creato inquietudine la riproposizione di proposte di modifica al testo, già bocciate dai deputati, finalizzate a stabilire «la portabilità del contributo datoriale, con la variante dell’aumento graduale dal 50 al 100%, dopo i primi tre anni di partecipazione al Fondo».

A seguire, per Assofondipensione va stralciata l’idea di costituire «ex novo» un Fondo di previdenza complementare presso l’Istituto nazionale di previdenza, dal nome IntegraInps, «al quale gli interessati potrebbero aderire su base volontaria, con il Tfr, attraendo anche il contributo datoriale previsto dagli accordi collettivi. La raccolta dei contributi e l’erogazione delle prestazioni verrebbero curate dall’Inps, con un’evidenza contabile separata all’interno del proprio bilancio», e così «tutta la pensione di un lavoratore verrebbe a dipendere dal medesimo Ente pubblico».

Eppure, ha sottolineato Tronconi, «il ministero competente» (del welfare, ndr) ha deciso di «intervenire, ricordando come tali proposte siano contrarie ai principi ispiratori del sistema dei Fondi pensione negoziali» cui sono iscritte circa 2 milioni di persone, mentre oltre 37 miliardi di patrimonio sono destinati alle prestazioni.

Fonte:
1italiaoggi