Ospiti della sede locale di Unindustria, mertedì pomeriggio si è tenuto, a Reggio Emilia, il convegno Uea “Imprese agroalimentari: quali e quanti vantaggi si possono acquisire attraverso le certificazioni di qualità”. L’incontro ha inaugurato per l’Associazione il nuovo piano convegnistico che, dopo il successo del progetto “Uea per l’Expo” dello scorso anno, prosegue il filone di studi incentrato sui rischi di filiera di un settore strategico per il Made in Italy, quello agroalimentare, con l’obiettivo di svilupparne le ricadute in termini di soluzioni innovative sul piano assicurativo.

Dopo i saluti istituzionali del Presidente del Gruppo Alimentare di Unindustria Reggio Emilia, Fausto Papa; di Domenico Pietro Lo Fiego, vicedirettore Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia; del delegato distrettuale Uea Emilia Romagna Mario Cipriano, ad illustrare il percorso scientifico elaborato da Uea negli ultimi tre anni è stato il vicepresidente Francesco Barbieri che ha sottolineato come già nel 2013, proprio in terra reggiana, Uea aveva inteso approcciare il tema dei rischi della filiera agroalimentare come tratto distintivo e fattore di sviluppo per le imprese. “Da quel primo convegno, gli appuntamenti che si sono susseguiti a Matera, Lucca e Milano, hanno approfondito sei diverse filiere, coinvolto esperti tecnici, centri del sapere, sistema camerale e confindustriale in una logica di partenariato, interdisciplinarità e di condivisione trasversale di esperienze tra mondo assicurativo e imprenditoriale che hanno costituito un vero e proprio laboratorio permanente”.

In questo spazio di analisi e confronto Uea ha portato all’attenzione delle aziende, ma anche delle imprese assicurative, le peculiarità dei rischi legati alla contraffazione, all’etichettatura e ai danni reputazionali che necessitano di soluzioni personalizzate, specialistiche e condivise. Come ha efficacemente ricordato Giuseppe Villa, consigliere Uea tra i relatori del convegno, “attraverso un percorso di analisi e individuazione dei propri rischi e con il supporto di intermediari assicurativi professionali, le aziende non diventano solo più consapevoli e tutelate, ma possono ottenere significativi vantaggi competitivi, secondo quella logica di rating che governa sempre di più le dinamiche di mercato”.

Tra gli strumenti individuati da Uea come strategici a questo fine, il convegno in oggetto ha analizzato in particolare le certificazioni volontarie. Grazie all’approfondita disamina fornita dal prof. Andrea Pulvirenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia – che per Uea ha curato, in questi anni, tutti gli aspetti legati all’analisi scientifica e microbiologica dei rischi del settore – sono state esaminate le principali certificazioni attualmente a disposizione delle imprese, così sintetizzate sulla base della loro finalità:

–          per gli aspetti gestionali (ISO, ISO 9001:2008, ISO 22000, EN 15593, FSSC 22000)
–          per qualificarsi con la Gdo (BRC, IFS, GLOBAL G.A.P.)
–          per valorizzare il prodotto e la filiera (UNI EN ISO 22005 etc, Certificazione di prodotto, Certificazione di prodotto “NO OGM”, DOP – IGP – STG)
–          per rispettare l’etica e l’ambiente (ISO 14000, EMAS, OHSAS 18001, SA 8000)

La trattazione specifica di ognuno di questi strumenti ha permesso di chiarire come le certificazioni possano aiutare le aziende ad accedere a nuovi mercati; a monitorare il processo, il prodotto e la gestione aziendale; e a creare un rapporto proattivo nei confronti di fornitori, distributori e consumatori. Da qui l’idea di creare un applicativo informatico che, sulla base di un algoritmo sviluppato ad hoc, fosse in grado di qualificare l’approccio di un’impresa ai suoi rischi specifici. Il punteggio finale infatti viene elaborato sulla base della valutazione dettagliata delle certificazioni volontarie e delle eventuali non conformità alle stesse, ma anche di una serie di parametri legati alla sicurezza, alla formazione del personale, alla manutenzione di impianti e infrastrutture e agli eventuali casi di recall dei prodotti.

Sottoporsi a questo test, per le aziende, significa da un lato qualificarsi rispetto ai competitor e agli stakeholder, e dall’altro porre le basi per una partnership trasparente, costruttiva, e dunque realmente efficace, con il mondo assicurativo.

La testimonianza diretta delle imprese al convegno è stata portata da Fausto Tondelli del Gruppo Ferrarini che ha spiegato la ratio che ha portato l’azienda a strutturare al suo interno un Gruppo Qualità, composto da 13 persone con funzioni specifiche, e a dotarsi di ben 32 certificazioni e di un proprio disciplinare di filiera.

In chiusura il Presidente Uea Roberto Conforti ha tirato le fila della giornata ricordando il valore prima di tutto culturale di questa iniziativa e del progetto complessivo in cui si inserisce: “Le polizze assicurative sono un prodotto complesso, scritto in un linguaggio spesso incomprensibile, su cui grava anche un poderoso impianto burocratico imbastito, almeno in teoria, a tutela del consumatore. Per consentire alle imprese di fare il loro business è fondamentale che siano affiancate da intermediari altamente qualificati, capaci di fargli comprendere che i rischi vanno individuati, analizzati, ridotti e, laddove necessario, trasferiti attraverso apposite coperture. Questo è il senso delle assicurazioni per le aziende e questo è il valore aggiunto che solo un agente professionista può, anzi deve, fornire”.

Il secondo appuntamento del piano “Uea per il dopo Expo” si terrà a maggio, a Treviso, nell’ambito del 42esimo Congresso Nazionale dell’Associazione.