di Andrea Di Biase

Il gruppo Crédit Agricole ha chiuso il 2015 con un utile netto in crescita del 50% a 3,51 miliardi di euro. A questo risultato hanno contribuito in misura importante le attività italiane, affidate al senior country officer, Giampiero Maioli, che nell’ultimo esercizio hanno realizzato un utile di 455 milioni di euro.

Cariparma Crédit Agricole, di cui Maioli è amministratore delegato, ha chiuso il 2015 con un utile netto contabile di 221 milioni, in crescita del 38% sul 2014 (il risultato sarebbe stato pari a 250 milioni senza il contributo al fondo di risoluzione per il salvataggio di Etruria, CariChieti, Banca Marche e Carife). Le altre attività del gruppo francese in Italia, che spaziano dal corporate e investment banking di Cacib al credito al consumo di Agos e Fca Bank, dal leasing e factoring all’asset management di Amundi, fino alle assicurazioni e al wealth management, hanno contribuito per l’altra metà. Più nel dettaglio, il gruppo Cariparma Crédit Agricole ha chiuso il 2015 con una crescita della gestione operativa del 5%, grazie all’effetto combinato di crescita dei proventi e costi stabili, con il cost/income in calo al 54,5%. Rafforzati gli investimenti (oltre 110 milioni), mentre l’incidenza delle sofferenze nette sugli impieghi clientela (pari al 3,2%) si conferma ai migliori livelli del sistema.
In aumento la copertura dei crediti deteriorati al 40,5%, mentre quella delle sofferenze è stabile al 57,6%. In flessione del 12% il costo del credito (gli accantonamenti ai fondi rischi) pari a 402 milioni, mentre dal punto di vista patrimoniale l’indicatore Common Equity Tier 1 è all’11,4%.

Per quanto riguarda l’intero gruppo Crédit Agricole, il 2015 va in archivio con risultati record, che consentiranno alla banca di staccare un dividendo unitario di 0,60 euro contro 35 centesimi del 2014. Ma anche il 2016 sarà ricordato alla luce dello storico piano di riassetto promosso dal ceo Philippe Brassac. Crédit Agricole Sa (CaSa), la società per azioni quotata alla borsa di Parigi, cederà infatti il 25% delle Casse Regionali per un importo di 18 miliardi di euro. L’uscita di CaSa dalle Casse Regionali (la quota sarà trasferita alla Sacam Mutalisation, società interamente detenuta dalle stesse Caisses) mira «a semplificare e rendere più trasparente la struttura del gruppo, in linea con le attese del supervisore». L’operazione permetterà di rendere il gruppo «più leggibile da parte dei mercati», facilitando la comprensione delle performance delle varie divisioni e «contribuirà a ridurre lo sconto di complessità che pesa sul titolo Crédit Agricole Sa». Ne trarrà vantaggio anche la qualità e la solidità patrimoniale di CaSa, con un Cet 1 pro forma già all’11%, obiettivo che era previsto per fine anno. L’operazione «ridarà a CaSa flessibilità finanziaria e capacità di manovra», ha sottolineato il presidente di CaSa, Dominique Lefebvre. (riproduzione riservata)

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