di Anna Messia

Al suo arrivo in Italia, quasi quattro anni fa, «le voci che Aviva volesse lasciare questo mercato erano ricorrenti», ricorda Patrick Dixneuf. «Ho dimostrato con i fatti che così non era», e dopo una profonda ristrutturazione che non ha risparmiato questo Paese il gruppo assicurativo inglese è pronto a crescere nella Penisola che «rappresenta un mercato cruciale per lo sviluppo», aggiunge l’amministratore delegato.

In questo periodo Dixneuf sta preparando il passaggio di consegne al nuovo ad di Aviva Italia, che si insedierà ad aprile. Si tratta di Phil Willcock, oggi responsabile dell’Indonesia, che è «uno dei migliori talenti del gruppo, a dimostrazione di quanto l’Italia sia importante per Aviva» aggiunge Dixneuf, che andrà a Londra, nel team di finanza, per occuparsi di innovazione. In pratica sarà il numero due del cfo di gruppo, Tom Stoddard. «Ho avuto la possibilità di rimanere in Italia ma il cambiamento e le sfide fanno parte del nostro mestiere. La finanza ha un ruolo centrale per le compagnie con Solvency II e con l’attuale scenario di bassi tassi d’interesse», aggiunge Dixneuf, che resterà nel consiglio di amministrazione Aviva Italia, in segno di continuità a garanzia dei partner. Durante il suo mandato Dixneuf ha dismesso attività considerate non più core, come Eurovita, e ha risistemato le partnership bancarie, come Unicredit e Ubi, che sono state prolungate e rafforzate, «senza trascurare la rete degli agenti», osserva il manager. L’anno scorso Aviva Italia ha aumentato in particolare l’investimento nelle joint venture bancassicurative con Ubi, salendo dal 50 all’80%, e ha allungato la durata della partnership dal 2015 al 2020. Mentre nel caso di Unicredit è stato siglato un nuovo accordo di cinque anni. Manovre che per Aviva hanno comportato un esborso di 25 milioni di sterline ma che hanno consentito di rafforzare la presa sull’Italia. Solo qualche giorno fa si è aggiunta una nuova partnership di cinque anni con la Banca Popolare di Bari per collocare nei 380 sportelli del gruppo polizze risparmio, investimento e previdenza e danni, che si aggiungeranno agli accordi distributivi in essere. Nel caso di Tercas, per esempio, c’è già un accordo con Groupama, mentre la Popolare di Bari colloca polizze vita Generali . Aviva sarà quindi in competizione con altre compagnie, come avviene del resto anche per la sua rete di agenti, composta prevalentemente da plurimandatari. «Un assetto che ci obbliga a migliorare continuamente la qualità dei nostri servizi», puntualizza Dixneuf, che analizzando le sfide che attendono il mercato assicurativo italiano parla proprio della necessità di migliorare la qualità per gli assicurati. «I regolatori saranno sempre più attenti a proteggere il cliente», dice, «e a vincere saranno le compagnie che anticiperanno questo trend». In Italia c’è poi un altro elemento da tenere attentamente sotto osservazione, dice il manager, oltre al nodo dei tassi d’interesse che riguarda tutta l’industria assicurativa europea: «I sinistri Rc Auto hanno ripreso a salire ma i prezzi delle polizze sono ancora troppo bassi e questo rappresenta un alto rischio per le imprese» dice Dixneuf, che per Aviva Italia anticipa conti 2015 in crescita, sia per volumi che per profitti dopo l’utile operativo di 102 milioni nel semestre (+10%). Per quanto riguarda le strategie future di Aviva Italia, la volontà è quella di una crescita profittevole, anche tramite acquisizioni. «Abbiamo visto diversi dossier», conclude Dixneuf, «ma per ora non abbiamo trovato ciò che ci interessava». (riproduzione riservata)

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