di Timothy Martin e Andrew Grossmann 

Stando a indiscrezioni, il Dipartimento di Giustizia e Standard & Poor’s Rating Services si sono messi d’accordo su un patteggiamento record. Nell’arco di 30 ore, il Dipartimento di Giustizia ha abbassato le richieste iniziali e ha fatto marcia indietro sulla pretesa di un’ammissione di colpevolezza da parte di S&P; nell’aver valutato positivamente alcune operazioni rischiose legate ai mutui, riferisce la fonte. 
Una simile ammissione avrebbe lasciato la società di rating esposta a eventuali future azioni legali. S&P avrebbe acconsentito ad alzare l’offerta sopra la soglia di 1 miliardo e a ritirare l’affermazione che la causa mossa dal Dipartimento di Giustizia fosse una ritorsione politica per il declassamento del 2011. Tali concessioni hanno marcato un punto di svolta in uno scontro che ha raggiunto l’apice nel 2013 con pesanti dichiarazioni, ma che si è concluso con un patto in forza del quale S&P pagherà più di 1,37 miliardi di dollari, a compensazione del fatto che l’agenzia ha annacquato i criteri di revisione per ottenere più mandati nelle fasi iniziali della crisi finanziaria. La cifra è quasi dieci volte il più alto risarcimento mai accettato da una società di rating.

Gli investitori fanno affidamento sui rating di S&P, Moody’s Investors Service e Fitch Ratings quando investono in bond, e si dà il caso che i tre soggetti emettano quasi il 95% dei rating sul credito a livello mondiale. Il Dipartimento di Giustizia e 19 Stati hanno sostenuto che S&P, controllata di McGraw Hill Financial, abbia deliberatamente depistato gli investitori, giudicando eccellenti alcune obbligazioni garantite da mutui residenziali come se il giudizio fosse stato emesso in modo indipendente e oggettiva. In seguito, quando il mercato immobiliare è crollato, tali rating si sono rivelati inaccurati, innescando una catena di declassamenti che hanno favorito lo scoppio della crisi.

Ai sensi dell’accordo, il Dipartimento di Giustizia riceverà 687,5 milioni di dollari, mentre 19 Stati e il District of Columbia (in cui sorge la capitale Washington) si spartiranno una cifra simile. Lunedì in tarda serata, S&P si è anche accordata su un risarcimento da 125 milioni di dollari a favore del Calpers, il più grande fondo pensione pubblico degli Stati Uniti, nel quadro di un’altra disputa legata alla crisi. Con questo, il totale dei risarcimenti arriva a 1,5 miliardi di dollari. Inoltre il Dipartimento di Giustizia sarebbe alle prime fasi di un’indagine sui rating emessi da Moody’s prima della crisi su titoli garantiti da mutui.

La relazione tra le due controparti ha cominciato a sbrogliarsi dopo l’agosto 2011, quando S&P era l’unica delle tre grandi società di rating ad aver declassato il debito degli Usa. Alcuni giorni dopo, l’allora Segretario al Tesoro Timothy Geithner, dopo un incontro con il presidente Barack Obama, ha fatto una telefonata molto risentita ad Harold McGraw III, allora ceo di McGraw Hill, in cui avvisava che la condotta della società sarebbe «stata osservata molto attentamente», stando a un affidavit presentato dalla società. In proposito Geithner ha negato, tramite un portavoce, di aver minacciato o aver fatto pensare a possibili ritorsioni nei confronti di S&P. Anche la Giustizia ha negato che la causa fosse una rappresaglia al downgrade. Ma in via privata i funzionari hanno descritto la disputa come un attacco all’indipendenza del Dipartimento.

Nei successivi 18 mesi le due parti non sono riuscite a raggiungere una soluzione, in quanto S&P si è tirata indietro sulla richiesta del governo di risarcire più di 1 miliardo di dollari e dichiarare l’ammissione di colpa. E nel febbraio 2013 il Dipartimento di Giustizia ha fatto causa a S&P i cui legali, nel giorno in cui è stata annunciato il procedimento, hanno definito il caso con il governo come «imperdonabile». Mentre Tony West, allora collaboratore del Procuratore generale presso il Dipartimento di Giustizia, ha definito le valutazioni dei bond di S&P «un incauto azzardo». Ma le trattative sono state tranquille fino al 18 febbraio 2014, quando George S. Cardona, principale avvocato del Dipartimento di Giustizia, che gestiva il caso S&P in California, ha proposto ai legali di S&P un risarcimento da 3,2 miliardi di dollari. La cifra ha sorpreso S&P, che non ha presentato controfferte. E le negoziazioni sono tornate in stallo. Nell’estate sono stati avviati colloqui informali tra S&P e i legali del governo. Ma le trattative hanno avuto una scossa a fine estate con l’entrata in gioco di due facce nuove – Stuart Delery, numero 3 del Dipartimento di Giustizia e successore di West, e Lucy Fato, nuova responsabile legale di McGraw Hill. Peraltro, Fato, estranea al mondo del rating, era entrata in carica a inizio agosto. Alle 9.15 del suo primo giorno ha telefonato a diversi legali del governo per esprimere la volontà di riaprire il dialogo. Più di tre mesi dopo, a seguito di un incontro ad Hartford in Connecticut, Fato ha esposto la prima controfferta di S&P: 750 milioni di dollari per risolvere i procedimenti con il Dipartimento di Giustizia, gli Stati e Calpers. A metà dicembre, il governo ha rilanciato con una proposta di 1,9 miliardi di dollari, senza presentare un accordo con Calpers e richiedendo l’ammissione di colpa da parte di S&P. Queste due offerte hanno rappresentato il punto di partenza dei negoziati finali, tenuti presso il Dipartimento di Giustizia a Washington, il 14 e il 15 gennaio, quando più di 30 persone si sono stipate in una sala riunioni al quinto piano, di fianco all’ufficio di Delery. Il primo giorno di trattative, partite all’una e mezza, Fato ha avanzato la prima offerta di S&P: 900 milioni di dollari per patteggiare con gli Stati e il Dipartimento di Giustizia, escludendo Calpers e rifiutando l’ammissione di colpa. I legali del governo l’hanno preso come il primo segno che S&P avesse serie intenzioni di giungere a un accordo. «Sappiamo che è un passo nella giusta direzione», ha commentato Delery durante l’incontro. Poi il governo ha controbattuto con 1,8 miliardi di dollari. S&P non voleva spostarsi oltre i 900 milioni di dollari, facendo presente che la cifra corrispondeva alle entrate di diversi anni che la società aveva generato addirittura prima della crisi. Ma Delery ha specificato che il governo stava citando la società per frode, pertanto S&P doveva essere sanzionata per quel capo d’accusa. Tuttavia, mercoledì sera, quando Fato è rientrata in sala riunioni, ha annunciato che S&P era ora disposta a pagare più di 1 miliardo di dollari. La giornata si è conclusa con l’agenzia di rating che offriva 1,2 miliardi di dollari e il governo che esigeva 1,5 miliardi. Il giorno seguente i legali di S&P hanno trovato con grande sorpresa delle scatole di ciambelle Munchkins offerte dal Dipartimento. Le trattative sono state rimandate alle 9.30, e siccome i dettagli finali intorno a 1,375 miliardi di dollari erano chiariti, il team di S&P ha avuto anche il tempo di rilassarsi.

traduzione di Giorgia Crespi

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