Ma Unicredit, che ha confermato il proprio impegno in Piazzetta Cuccia, e Bolloré continuerebbero a stabilizzare gli assetti azionari. Intanto i consiglieri avviano la riflessione sulla futura governance

di Andrea Di Biase  

Il patto di sindacato di Mediobanca , forse il più longevo di Piazza Affari essendo stato costituito nella sua prima versione nell’aprile del 1958, subito dopo la quotazione in borsa dell’istituto fondato da Enrico Cuccia, potrebbe andare in soffitta entro la fine dell’anno. Secondo quanto riferito da una fonte vicina ai grandi soci riuniti nel sindacato di blocco e di voto che attualmente riunisce il 31,43% del capitale della banca d’affari guidata da Alberto Nagel, a settembre, quando si aprirà la finestra per dare disdetta dal patto, alcuni dei soci minori potrebbero infatti chiedere di uscire, facendo calare le partecipazioni vincolate sotto il 25% del capitale, soglia oltre la quale l’accordo di scioglie in modo automatico. Uno scenario che al momento non trova ulteriori conferme da parte dei soci riuniti nel patto, ma che è comunque considerata un’ipotesi plausibile sulla quale si inizierà a ragionare nei prossimi mesi. Per ora si registra solo la presa di posizione di Unicredit , erede del Credito Italiano, uno degli istituti che partecipò alla fondazione di Mediobanca , e tuttora primo socio di Piazzetta Cuccia, che attraverso un portavoce ha fatto sapere che, almeno per quanto di propria competenza, «non si è mai ipotizzato finora alcuno scioglimento del patto e tanto meno ci sono state discussioni in tal senso». Ma anche il finanziere francese Vincent Bollore, entrato nel capitale di Mediobanca  nel 2001 e oggi secondo azionista con il 7,5% (ma è autorizzato a salire fino all’8%) non sembra affatto intenzionato a disimpegnarsi.

 

I candidati all’uscita, ha spiegato la fonte, potrebbero essere invece i soci italiani con quote minori, anche se in questa fase non è possibile dire già con certezza quale sarà l’orientamento dei soci tra sette mesi. Basti pensare che in occasione dell’ultimo rinnovo del patto di sindacato l’Italmobiliare  della famiglia Pesenti, allora presente in forze nell’accordo con circa il 3% del capitale, aveva deciso di uscire dal sindacato. Tuttavia, considerato che tale disimpegno avrebbe provocato lo scioglimento automatico del patto, i Pesenti decisero di rimanere ma con una quota dell’1,56%. Questo non significa ovviamente che a settembre, quando scadrà il termine per presentare le disdette, succederà ancora così. Tra l’altro Carlo Pesenti, che fino allo scorso anno sedeva nel consiglio di amministrazione della banca d’affari, ha rinunciato al posto in consiglio di amministrazione. E non è escluso che anche altri soci con quote minori possano manifestare l’intenzione di disimpegnarsi. Questo non significa a priori una trasformazione di Mediobanca  in una public company. È infatti possibile che attorno all’asse Unicredit -Bolloré, che assieme hanno circa il 16% del capitale, possa costituirsi una coalizione di soci i cui rapporti potrebbero essere disciplinati in misura ancora più snella rispetto ad oggi, magari attraverso la costituzione di un patto di consultazione.

 

Per quanto riguarda invece la nuova governance di Mediobanca  ieri i consiglieri, riunitisi in via informale, hanno iniziato a discutere della revisione dello statuto per adeguarlo alle indicazioni Bankitalia in tempo per l’assemblea di ottobre. La riflessione che proseguirà nei prossimi mesi sarà allargata anche ad altri stakeholder in modo da condividere il progetto anche con il mercato. Una certa convergenza sembrerebbe già esserci sull’idea di ridurre il numero di consiglieri dai 18 attuali a 15, portando i manager in consiglio da cinque a tre (resterebbero presidente, ad e direttore generale) e aumentando da uno a due i rappresentanti delle minoranze. Sarà ancora oggetto di riflessioni, invece, se sia necessario o meno mantenere il comitato esecutivo. Nel caso, ci sarebbero delle criticità, stando ai nuovi input di via Nazionale, sulla guida del comitato da parte del presidente della banca Renato Pagliaro. «La riunione è andata bene», e si è svolta in un «clima di collaborazione», ha detto la vicepresidente dell’istituto Maurizia Comneno. (riproduzione riservata)