di Mariangela Pira 

Le aziende italiane della sanità dovrebbero guardare con attenzione a quanto accade in Cina, dove il settore dell’healthcare vive un vero boom, e il valore delle operazioni di M&A nel comparto ha superato quello del settore internet, mentre il Paese si prepara ad assistere centinaia di milioni di pazienti anziani. Dopo anni di crescita stabile, le fusioni e acquisizioni nel comparto sono più che raddoppiate nel 2014, a 18,5 miliardi di dollari, secondo Thomson Reuters. Nel solo gennaio gli accordi hanno totalizzato 6,9 miliardi di dollari, con un’accelerazione che prelude a un record anche nel 2015. Le prospettive per chi investe nella sanità sono allettanti: 223 milioni di persone dai 65 anni in su vivranno in Cina entro il 2030 e rischi importanti quali la debole infrastruttura ospedaliera e la carenza di medici diventano grandi opportunità. Le società straniere stanno approfittando dei legami con i partner locali per assumere personale medico e accelerare su licenze e permessi in modo da avviare presto il lavoro sui progetti previsti. Pechino prevede che la spesa nella sanità triplicherà a 8 mila miliardi di yuan, (1.300 miliardi di dollari) nei prossimi 5 anni, complice l’invecchiamento della popolazione legato alla politica del figlio unico e alla bassa natalità. Le possibilità per le aziende italiane sono tante, tra medicinali e attrezzature mediche, progetti congiunti di ricerca e sviluppo, progettazione, costruzione e gestione di ospedali e cliniche private, informatica e telemedicina, software per ospedali e packaging. Non mancano i successi ma come spesso accade sono iniziative singole. Per esempio alcune pmi dell’Emilia Romagna hanno effettuato missioni specifiche per mettere a disposizione del Paese alcuni tecnici ortopedici. (riproduzione riservata)