Un’indagine globale sulla percezione del rischio ha rivelato che la principale preoccupazione per il 60% degli

intervistati italiani è l’attuale situazione economica del Paese. Solo in Francia e negli Stati Uniti gli intervistati hanno dato maggiore importanza ai rischi legati all’economia. In Italia, alle preoccupazioni per

l’economia seguono quelle per il cambiamento climatico, le catastrofi naturali, l’energia, l’approvvigionamento di cibo e i costi legati all’invecchiamento della società.

Swiss Re ha pubblicato i risultati relativi all’Italia di un’indagine commissionata in occasione della celebrazione del suo 150° anniversario.

L’indagine, effettuata da The Gallup Organisation, ha coinvolto oltre 22 000 cittadini nei cinque continenti e di diverse generazioni, dai 15 anni d’età in su.

Evidenziando le prospettive economiche poco brillanti del Paese, in Italia 1 intervistato su 4 in età lavorativa pensa che non andrà mai in pensione. Solo il 16% dei lavoratori italiani ritiene di poter andare in pensione prima dei 65 anni, la percentuale più bassa di tutti i 19 Paesi dell’indagine.

Strettamente legata all’età pensionabile e ai regimi pensionistici disponibili è la percentuale di persone che vivranno più a lungo. Secondo le stime, in Italia la percentuale di persone con 60 anni e oltre aumenterà dal 27% al 38% tra il 2012 e il 2050. Ciò significa che il Paese si trova davanti a una sfida importante quale quella di finanziare l’allungamento della vita media. Davanti alla scelta di come provvedere alle cure di lungo periodo per una persona cara, solo il 19% degli intervistati dice di essere disposto a lavorare meno o a lasciare il lavoro per assisterla. Inoltre, il 35% sostiene di essere disposto ad acquistare una copertura assicurativa che contribuisca a pagarne le spese.

“Il risultato dell’indagine mostra come la crescente sfida rappresentata dall’invecchiamento della società richieda soluzioni nuove” dice Carlo Coletta, CEO di Swiss Re Italia. “Riteniamo che l’industria ri/assicurativa possa svolgere un ruolo attivo nella gestione di questa sfida, che avrà un impatto significativo sulle generazioni future , fornendo nuovi approcci basati sul nostro know-how a livello globale.”

Rispetto a tutte le altre economie avanzate, gli italiani mostrano maggiori preoccupazioni rispetto alla scarsità di cibo da qui a 20 anni. Il 57% prevede che in futuro la disponibilità di cibo diminuirà. Sebbene, comunque, oltre la metà degli intervistati in Italia si attenda una diminuzione delle risorse alimentari a livello globale, solo il 35% ritiene che questa penuria riguarderà il loro Paese.

In un Paese soggetto alle calamità naturali, che molti intervistati hanno vissuto personalmente, il 77% teme un numero crescente di catastrofi naturali estreme da qui a vent’anni. Il 57% ritiene che ci saranno maggiori rischi di danni alla propria abitazione o a quelle dei propri vicini. Queste paure sono più diffuse in Italia che nel resto del mondo industrializzato. Secondo lo studio, il 43% degli intervistati ha definito “insufficienti” o “del tutto insufficienti” le misure per la riduzione del rischio adottate dal governo. Delle 19 nazioni che hanno partecipato all’indagine, gli Italiani sono i meno fiduciosi sulla capacità del loro Paese di far fronte a una calamità.

Analogamente, gli italiani sono più preoccupati per le ripercussioni dei cambiamenti climatici rispetto ai concittadini europei. 9 su 10 sostengono che vi sia un nesso diretto tra cambiamenti climatici e crescente rischio di disastri naturali, e il 64% ritiene che i cambiamenti climatici rappresentino un rischio per la loro comunità.

Secondo i risultati dell’indagine, inoltre, il 41% sostiene che in caso di disastro naturale dovrebbe contare solo sulle proprie forze o farsi aiutare dai familiari o dai conoscenti. In aggiunta, il 54% afferma di non essere assicurato contro i danni da calamità naturali, il livello più alto tra tutti i Paesi ad alto livello di

reddito.

“L’indagine mostra che gli italiani sono pronti ad affrontare un mondo sempre più pericoloso. I governi e il settore privato devono ora cogliere questa disponibilità, creando le condizioni di base e fornendo le soluzioni più adatte”, ha aggiunto Coletta.

Un significativo numero di italiani concorda sul fatto che il governo dovrebbe fare di più per promuovere l’efficienza energetica e l’energia rinnovabile per il futuro. Sebbene il 78% utilizzi già fonti di energia rinnovabile oppure sia disposto a farlo, il 49% sostiene di non potersi permettere costi più elevati per

l’elettricità.