di Anna Messia

È salito del 25% a 490 milioni l’utile lordo 2013 di Sace spa, l’assicuratore del credito controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti che il governo vuole privatizzare. La società guidata da Alessandro Castellano si presenterà così al mercato con conti in crescita.

Anche se si tratta solo di dati preliminari (quelli definitivi saranno approvati dal consiglio di amministrazione che si riunirà a metà marzo) i numeri appaiono positivi, non solo per quanto riguarda l’utile. Lo scorso anno Sace spa ha deliberato garanzie per 8,7 miliardi, in crescita del 2%, di cui 5,7 miliardi sono andati a sostegno delle esportazioni italiane, che hanno registrato una crescita del 18% rispetto allo stesso periodo del 2012. «Un risultato al di sopra delle aspettative e conseguito in un anno ancora difficile per l’Italia», ha commentato ieri Castellano, aggiungendo che il gruppo Sace (che comprende anche altre società come Sace Bt o Sace Fct) ha complessivamente «assicurato oltre 30 miliardi di transazioni commerciali e di investimento». Continuano però a crescere i sinistri, con 312 milioni di indennizzi liquidati alle imprese nel 2013, che rappresentano una crescita del 58% rispetto all’anno precedente. Benché il trend negativo sia stato parzialmente mitigato dall’andamento positivo delle attività di recupero crediti, che è stata pari a 217 milioni (+45%). Bene anche l’attività di factoring, con l’aumento del 45% del turnover, pari a 2,6 miliardi.

Per quanto riguarda invece le operazioni per la privatizzazione, i consulenti (Bain & Company e Goldman Sachs per Sace; Société Générale per conto dell’azionista Cassa Depositi e Prestiti) sono in piena attività per decidere modalità e valore dell’operazione. Bain, in particolare, sta lavorando al nuovo piano industriale 2014-2017. L’obiettivo è definire tutto entro fine febbraio o al più tardi inizio marzo, quando dovrà essere chiaro non solo il valore di Sace ma anche le modalità con cui la società si presenterà al mercato, ossia se tramite un’ipo (che sembra al momento l’ipotesi più probabile) o con un collocamento a privati. Maggiore chiarezza sembra invece esserci per quanto riguarda la quota da cedere: il governo appare intenzionato a collocare il 60% delle azioni, il che vorrebbe dire mantenere nelle mani di Cdp, e quindi indirettamente del Tesoro, una partecipazione di minoranza. Scelta che però porta con sé qualche conseguenza: perché Sace spa opera con la garanzia dello Stato italiano (benché il rating del gruppo, pari ad A-, sia superiore a quello dell’Italia). Come mantenere questa copertura per un’azienda a maggioranza privata? I consulenti sono al lavoro per trovare una soluzione anche a questo quesito, oltre ovviamente che per definire il valore di Sace, cui sembrano interessati anche investitori di Emirati Arabi e Qatar, come sarebbe emerso nella recente missione del governo Letta in quei Paesi. Per quanto riguarda la valutazione, si parte dai 6 miliardi pagati da Cdp nel dicembre 2012, quando rilevò Sace dal ministero dell’Economia. Anche se nel frattempo, lo scorso dicembre, Cdp ha incassato un maxi-dividendo straordinario da 1 miliardo. Ieri intanto la spa guidata da Giovanni Gorno Tempini ha reso noto di aver concluso un’emissione obbligazionaria a tasso fisso di 750 milioni che ha registrato richieste di titoli per 1,9 miliardi di euro. (riproduzione riservata)