Di Anna Messia

Poste Italiane mette altri 150 milioni in Poste Vita, la compagnia assicurativa del gruppo, pilastro portante Poste Italiane e asset decisivo in vista dell’imminente dismissione del 40% del capitale del gruppo oggi controllato al 100% dal ministero dell’Economia. La cessione della quota di Poste Italiane rappresenta un tassello fondamentale del maxi-piano di privatizzazione annunciato dal governo e Poste Vita, assieme al Banco Posta (che colloca prestiti e conti correnti), sono le due linee di business più redditizie per il gruppo, catalizzando la maggior parte degli oltre 10 miliardi di possibile valorizzazione di Poste Italiane.

Non stupisce quindi che l’amministratore delegato del gruppo, Massimo Sarmi, sia stato subito pronto a impegnare nuove risorse per la crescita della compagnia guidata da Maria Bianca Farina, che ha appena ricevuto dalla capogruppo un’iniezione di 150 milioni di euro. Un’operazione che ha consentito di far salire il capitale da 1,066 a 1,216 miliardi e che, come ha ricordato il presidente della compagnia Roberto Colombo durante l’assemblea che ha approvato l’aumento, era finalizzata a consentire alla compagnia di «raggiungere un coefficiente patrimoniale del 120%». Si tratta tra l’altro della seconda ricapitalizzazione di Poste Vita in meno di sei mesi. Già prima dell’estate il gruppo postale aveva deciso infatti di sostenere lo sviluppo della società assicurativa con una manovra da 200 milioni (che aveva portato il capitale a 1,066 miliardi) e ora, con questo nuovo intervento, l’impegno è salito complessivamente a 350 milioni.

Flussi che servono ovviamente a sostenere la crescita della raccolta assicurativa, che continua ha registrate performance positive: «In un contesto caratterizzato dal perdurare di una situazione di grave crisi», si legge nel bilancio semestrale, «i risultati commerciali della compagnia appaiono estremamente soddisfacenti». Con una produzione complessiva di 6,6 miliardi Poste Vita ha consolidato infatti il trend di crescita dell’ultimo triennio e ha raggiunto una quota di mercato di oltre il 20% in termini di nuova produzione. Osservando i ricavi complessivi del gruppo, pari a giugno scorso a 11,4 miliardi, emerge che 6,6 miliardi arrivano proprio dai servizi assicurativi, mentre 2,4 da quelli finanziari. Non solo. Poste Vita ha anche raggiunto in poco tempo la leadership assoluta nel mercato della previdenza, piazzando il fondo pensione Postaprevidenza Valore al primo posto nella graduatoria per adesioni complessive (a fine giugno 580 mila) tra tutti i fondi pensione italiani. Numeri che spiegano come mai in passato, quando si era iniziato a ragionare sulla possibile privatizzazione del gruppo, si fosse pensato proprio alla cessione di Poste Vita. Poi, come noto, il governo Letta ha preferito la strada alternativa della valorizzazione dell’intero gruppo, servizi postali compresi, e non dei singoli asset, ma la compagnia Vita resta pur sempre un settore trainante per l’intero gruppo, come sembrerebbero confermare anche i dati di bilancio della seconda parte del 2013.

Ovvio quindi che Sarmi sia pronto a dirottare risorse sulla società in caso di bisogno. Intanto, per quanto riguarda le prossime tappe in vista dell’ingresso dei privati nel capitale (atteso a fine anno), entro oggi pomeriggio sono attese al ministero dell’Economia le buste delle offerte delle banche interessate al ruolo di advisor per conto del dicastero. Un incarico che avrà durata massima di 18 mesi e un compenso che non potrà essere superiore a 130 mila euro. Tra le altre cose l’advisor dovrà occuparsi dell’analisi dei documenti che verranno predisposti per l’operazione, dell’assistenza per marketing e della campagna pubblicitaria. Fermo restando l’incarico di valutatore indipendente che il ministero affiderà a un’altra istituzione finanziaria specializzata, l’advisor dovrà comunque rilasciare un parere di congruità sul range di prezzo che verrà fissato dal Tesoro per l’offerta pubblica. (riproduzione riservata)