di Andrea Di Biase

L’addio al salotto buono, che concretamente si sta traducendo nella progressiva dismissione delle partecipazioni azionarie, fa bene a Mediobanca che, nel primo semestre dell’esercizio 2013-2014, vede raddoppiare l’utile a 305 milioni (da 124 milioni di un anno prima), grazie anche al contribuito delle Generali (la cui redditività è passata da 75,6 a 130,8 milioni) e alle plusvalenze per 151,2 milioni (contro 13,4 milioni di perdite) realizzate da cessioni per 512 milioni a partire da Telco, Gemina-Atlantia e Saks.

Malgrado le cessioni, il valore di libro degli investimenti azionari diMediobanca è risultato stabile a 4,1 miliardi grazie all’incremento del valore delle quote; il valore corrente di mercato del portafoglio titoli è pari a 4,9 miliardi (4,3 miliardi a giugno 2013) con plusvalenze non contabilizzate su Generali per circa un miliardo.
Inoltre, nel semestre la raccolta di Mediobancaè cresciuta di 2 miliardi a 53,3 miliardi, grazie a emissioni obbligazionarie per 3,3 miliardi e ai maggiori depositi di CheBanca! (13,3 miliardi). Nello stesso periodo la banca ha rimborsato 500 milioni di euro di Ltro (il prestito a lungo termine della Bce) e 2,5 miliardi di obbligazioni.

Ma non ci sono solo i numeri nel futuro di Piazzetta Cuccia. I prossimi mesi saranno infatti contrassegnati da una profonda riflessione sulla governance dell’istituto, che dovrebbe portare ad alcune modifiche sia relative alla composizione del consiglio di amministrazione sia relative ai meccanismi del patto di sindacato. A questo proposito, nel corso della giornata di ieri, oltre al cda che ha approvato i conti del semestre, si è riunita anche l’assemblea del patto di sindacato. I grandi soci, come era nelle attese, hanno dato l’atteso via libera alla salita di Vincent Bolloré dal 6 all’8% nel capitale della banca d’affari e hanno deciso, un po’ a sorpresa, di ridurre dal 30 al 25% la soglia al di sotto della quale l’accordo decade in modo automatico. La mossa non preluderebbe a nuove uscite dal sindacato di blocco che, quando Bolloré incrementerà la sua presenza, vincolerà nel complesso il 32% del capitale, ma certo si inserisce in una percorso di alleggerimento già avviato. All’ultimo rinnovo il patto era sceso al 30,02% del capitale ed era stato salvato, dopo il passo indietro dei francesi di Groupama, dalla decisione della famiglia Pesenti di mantenere vincolato un 1,6% dando disdetta per un altro 1,05%. In vista di un mini-patto semplificato anche con la possibile cancellazione degli attuali tre gruppi di soci (banche, industriali ed esteri), l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, ha spiegato che l’istituto ma anche i soci si sono dati «target abbastanza impegnativi per i prossimi sei mesi. Dobbiamo migliorare la governance per avere non solo un piano industriale, ma anche una governance più attraente per gli investitori», ha spiegato Nagel. Nel frattempo Mediobanca, che nel semestre ha visto migliorare il Core tier 1 all’11,9%, ritiene la propria posizione del capitale sia adeguata, definendola nel dettaglio «tranquillizzante», e conferma di non aver bisogno di eventuali ricapitalizzazioni.

Guardando al di fuori dei confini di Piazzetta Cuccia e con riferimento ai contatti in corso per dare vita a un veicolo destinato agli istituti di medie dimensioni, cui conferire i crediti deteriorati, Nagel ha confermato che l’ipotesi rappresenta «un business interessante». «Ci stiamo lavorando», ha affermato l’ad di Mediobanca, ma «dobbiamo vedere se questo progetto è perseguibile tecnicamente ed entro un paio di mesi avremo indicazioni più precise». (riproduzione riservata)