Di Andrea Di Biase

Alla fine, come era nelle attese della vigilia, il consiglio di amministrazione delle Generali, riunitosi ieri a Milano, ha deciso di avviare immediatamente le «idonee azioni risarcitorie e di responsabilità» nei confronti dell’ex amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, e dell’ex direttore generale, Raffaele Agrusti, dando mandato al group ceo, Mario Greco.

La sorpresa è invece rappresentata dal tipo di azione legale che il board del Leone ha deciso di intraprendere nei confronti dei due ex manager. Come chiaramente indicato dalla nota emessa dalla compagnia triestina al termine della riunione del cda, le Generaliprocederanno nei confronti di Perissinotto e Agrusti non davanti al giudice civile ma «in sede giuslavoristica». Non solo, a differenza di altri casi recenti (si pensi all’azione di responsabilità approntata dalla nuova gestione diFondiaria-Sai nei confronti della famiglia Ligresti e di alcuni componenti del cda e del collegio sindacale), il dossier non dovrà passare al vaglio dell’assemblea dei soci, ma partirà «immediatamente» e, secondo quanto riferito, dovrebbe avere dunque un iter più veloce rispetto a un’azione di responsabilità tradizionale.

 

Toccherà ora a Greco avviare «le idonee azioni risarcitorie e di responsabilità in sede giuslavoristica» nei confronti di Perissinotto e Agrusti, «al fine di tutelare con massima rapidità ed efficacia gli interessi patrimoniali della società».

Da un punto di vista tecnico saranno dunque impugnati e contestati gli accordi risolutivi dei rapporti di lavoro conclusi con i due ex manager, procedendo «all’estinzione dei titoli vantati da Agrusti nei confronti della società, al recupero delle somme pagate a Perissinotto, nonché, per entrambi, alla richiesta di risarcimento dei danni subiti a causa dell’inadempimento degli obblighi derivanti dai rispettivi rapporti di lavoro subordinato, adottando allo scopo ogni opportuna misura, iniziativa e azione».

Il cda del Leone si è tuttavia riservato la possibilità di «lasciare impregiudicata, allo stato degli atti e delle conoscenze, ogni facoltà in ordine all’avvio davanti alle sedi competenti di ogni altra iniziativa volta al ristoro di tutti i danni subiti».

La decisione di procedere con i due ex manager è stata presa dal consiglio delle Generalidopo aver esaminato le valutazioni raggiunte dal comitato controllo e rischi, anche alla luce di fatti e circostanze nuovi, in merito ad alcuni investimenti alternativi effettuati in passato. Si tratta di operazioni che, a seguito della ricognizione avviata da Greco sugli investimenti del gruppo subito dopo il suo insediamento a Trieste, avevano fatto emergere la necessità di procedere a svalutazioni per 234 milioni solo sul portafoglio di investimenti alternativi. Il cda ha inoltre analizzato le valutazioni del comitato per la remunerazione inerenti al trattamento economico riconosciuto sia a Perissinotto sia ad Agrusti, nell’ambito degli accordi di uscita. La delibera, secondo quanto riportato dall’Ansa, non sarebbe stata presa all’unanimità, ma con il voto favorevole di 10 consiglieri su 11. Avrebbe invece espresso voto contrario l’ad del gruppo De Agostini, Lorenzo Pellicioli, che è anche componente del comitato per la remunerazione.

 

In serata, dopo la decisione del board della compagnia, Perissinotto ha fatto sapere di essere «profondamente amareggiato» della decisione, annunciando l’intenzione di difendersi «con la massima determinazione». «Ho servito la società con fedeltà e dedizione per oltre 30 anni e sono profondamente convinto della correttezza del mio operato». L’ex ad del Leone ha inoltre rivendicato la forza del bilancio delle Generali al momento della sua uscita e ha poi affermato di aver visto nel «nuovo vertice, sin dall’inizio, una determinazione a cercare accanitamente di provare scorrettezze da parte mia e della mia squadra, che peraltro è stata di fatto completamente azzerata». «Quella di oggi», ha aggiunto. «è una decisione che, per non riconoscere la debolezza dei rilievi mossi alla mia gestione, propone di agire nei miei confronti per il mio operato come dipendente della compagnia. Per far questo si scomodano, in maniera impropria, le presunte pressioni delle Autorità di vigilanza, pressioni che la stessa Consob ha ufficialmente smentito». Agrusti da parte sua ha valutato la decisione del cda delle Generali «quanto meno sconcertante e singolare», dicendosi «sereno» e convinto di aver «perseguito sempre e solo l’interesse della società e nel rispetto delle regole», oltre a dirsi pronto a risponderne anche sul piano giuridico a «chi ha assunto la scelta di mettere in dubbio la mia condotta». «I fatti oggi posti a fondamento di eventuali azioni risarcitorie e giuslavoristiche a mio carico», ha sottolineato l’ex direttore generale, «erano già noti quando vennero concordati dalla compagnia, con il supporto di autorevoli pareri legali, termini e condizioni della mia uscita dal gruppo». Agrusti ha concordato l’uscita dalle Generali nel luglio del 2013. (riproduzione riservata)