Circa 50 milioni li ha messi sull’acquisto della nuova sede dell’Eur, rilevata da un fondo immobiliare di Generali, altri 25 milioni li ha puntati sul nuovo sistema informatico della compagnia.

Inoltre l’anno scorso c’è stata l’apertura di 20 nuove agenzie assicurative, oltre alla firma di otto accordi distributivi con banche locali, tra cui Cr Asti. I francesi di Groupama, insomma, non smettono di puntare forte sull’Italia, nonostante, lo scorso ottobre abbiano deciso di svincolare dal patto la propria quota di Mediobanca, pari a poco meno del 5%, senza però vendere, almeno per ora, le azioni. «A fine 2013 Groupama ha deciso di uscire dal patto Mediobanca perché si era resa conto che le possibilità di crescere per linee esterne erano venute meno», dice Christophe Buso, ad di Groupama Assicurazioni, la controllata italiana del gruppo. «Ora puntiamo a uno sviluppo organico per l’Italia, e la compagnia, che nel 2013 è tornata in utile, non sta risparmiando energie per aumentare la presa nel mercato assicurativo italiano, il secondo per dimensioni subito dopo la Francia». Proprio ieri da Parigi hanno reso noto di aver riacciuffato l’utile, chiudendo il 2013 con un risultato netto di 283 milioni dopo la perdita di 589 milioni del 2012, su cui avevano pesato, tra l’altro, investimenti in Grecia. La raccolta, pari a 13,7 miliardi, è risultata in calo del 2,3%, con il gruppo che ha scelto di privilegiare la redditività rispetto al giro d’affari. In Francia i premi sono stati pari a 10,8 miliardi, mentre dall’estero sono arrivati 2,9 miliardi, dei quali più della metà, 1,4 miliardi, provenienti proprio dall’Italia. «Groupama ha finalmente ritrovato una situazione di normalità», dice Buso, «e la campagna di dismissioni, che negli anni passati aveva portato il gruppo a cedere gli asset non più funzionali, può dirsi definitivamente conclusa». La presenza in Italia, in verità, non sarebbe mai stata messa in discussione. Anzi, quando il gruppo ha deciso per esempio di cedere in Francia Groupama Transport, compagnia che si occupava dell’assicurazione merci e navi, Groupama Italia ha scelto invece di assorbire le attività italiane di Transport, i cui premi ammontavano a circa 16 milioni di euro. «Una scelta fatta per migliorare l’offerta della nostra rete di vendita con servizi specializzati, che poche compagnie possono offrire», continua Buso, «a riprova della fiducia che riponiamo nella rete di vendita composta oggi da circa 840 agenzie, cresciute di più di 100 unità negli ultimi quattro anni». La fiducia nel mercato italiano appare ripagata dai numeri. Il bilancio 2013, che sarà portato oggi al consiglio di amministrazione della filiale italiana, ha registrato un utile netto di 60,8 milioni, in crescita del 33% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un margine di solvibilità che supera il 130% e una raccolta complessiva pari a 1,48 miliardi, in lieve calo rispetto al 2012. «Un rallentamento dovuto in particolare al calo delle tariffe Auto, visto che il ramo Danni intercetta circa 1,2 miliardi del totale, mentre la raccolta Vita, pari a 277 milioni, è cresciuta del 10%, con un forte sviluppo dei prodotti di protezione», afferma l’amministratore delegato, che punta a fare di Groupama Assicurazioni un player di riferimento del mercato italiano. Cosa ne sarà invece della quotaMediobanca? «Vedremo, siamo liberi dal patto», conclude, «Per ora, come azionista, non posso che esprimere soddisfazione per i recenti risultati comunicati della banca (nel 2013 l’utile è raddoppiato a 305 milioni, ndr). Nei mesi scorsi, del resto, avevamo espresso fiducia nel management, e siamo stati ripagati». (riproduzione riservata)