Adriano Bonafede

L asciati alle spalle i numerosi e spinosi eventi collegati all’azione di responsabilità alla fine promossa verso l’ex ad Perissinotto e l’ex dg Agrusti, che si sono prolungati per oltre un anno assorbendo molte energie, l’amministratore delegato di Generali, Mario Greco, ha voglia adesso di concentrarsi soltanto sulla strategia da portare avanti nei prossimi mesi fino all’appuntamento del 2015, quando sarà pronto il nuovo piano industriale. Le future mosse partono da tre primari obbiettivi da raggiungere, considerati dei veri e propri driver di sviluppo: la crescita nell’area asiatica, un ulteriore sviluppo nell’Europa dell’Est – che già dà tante soddisfazioni in termini di redditività e un’accelerazione nell’utilizzo del web per raggiungere nuovi clienti. Proprio su quest’ultimo fronte, si comincerà dalla Turchia, dove il Leone di Trieste ha lanciato un progetto per sostenere la crescita dei cosiddetti canali diretti, seguendo le orme dei progressi fatti in Italia (con Genertel), Germania, Francia, Ungheria e Slovacchia. Guardando all’indietro, molto, naturalmente, è stato già fatto in questo anno e mezzo, da quando Greco è stato nominato ad. Le azioni sono andate in varie direzioni: dal rinnovo pressoché totale della prima linea di management alla revisione sistematica della macchina operativa fino alla dismissione di asset per 2,4 miliardi sui 4 che costituiscono il target ufficiale per il 2015. In standby, ancora,

l’alienazione della svizzera Bsi, su cui è difficile far combaciare gli interessi di venditore e possibili acquirenti. Il disegno di Greco per le nuove Generali si è dispiegato a poco a poco lavorando contemporaneamente in varie direzioni e con svariati scopi che adesso cominciano a palesarsi come un unico disegno logico. Per quanto riguarda la squadra di manager, c’è stata l’immissione di professionisti di standing internazionale come Sirinivasa (cio), Schildknecht (coo), e di Meister, Donnet e Lombard come capi “regionali” rispettivamente di Germania, Italia e Francia. Per quel che concerne la macchina operativa, c’è stata una rifocalizzazione dell’intero apparato sul core business, come chiesto in passato da importanti azionisti quale Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica. Le alienazioni di asset per 2,4 miliardi (la compagnia israeliana Migdal, Fata Danni, un pacchetto del 12% di Banca Generali e le attività in Usa e in Messico) hanno avuto il duplice scopo di rifocalizzarsi sul core business e di trovare risorse per l’acquisizione (costata 2,9 miliardi) del 49% e quindi dell’intero controllo di Gph (la joint venture con Kellner su cui quest’ultimo avrebbe comunque esercitato una put per impegni presi dal precedente ad Perissinotto), del 7% di Generali Deutschland e del 40% di Generali Asia. Ha fatto molto scalpore la politica impostata da Greco di uscire da tutti i patti di sindacato (finora lo ha fatto con otto società) non considerando più strategica alcuna partecipazione, compresa Telco, al centro oggi di una contesa internazionale. La riduzione dell’indebitamento per 500 milioni, il miglioramento della situazione patrimoniale (con un indice Solvency I al 152%) e una crescita significativa dell’utile netto a 1,59 miliardi a fine 2013, hanno aggiunto credibilità al nuovo management. Per la fine del 2015 l’obbiettivo dichiarato al mercato da Greco è di un Roe operativo del 13 per cento e un indice Solvency I al 160 per cento. La sensazione è che alla fine del prossimo anno sarà stata completata del tutto la revisione della macchina operativa, dei conti, delle partecipazioni e dei target operativi e quello che la comunità finanziaria vedrà sarà il gruppo di Trieste come davvero lo intende Greco. Al momento, le opinioni degli analisti mostrano una preoccupazione per l’andamento del settore assicurativo nel breve termine, dovuto ai bassi tassi d’interesse. Gianluca Ferrari di Mediobanca, ad esempio, dà a Generali un “underperform”, stesso giudizio che dà ad Axa e ad Allianz. In ogni caso i “sell” delle banche d’affari sono dominanti e, secondo il consensus di Bloomberg, raggiungono il 43 per cento del totale, contro il 34 degli “hold” e il 23 dei “buy”. Nella foto l’ad delle Generali Mario Greco Tre gli obiettivi che l’ad ha indicato di qui al 2015: la crescita in Asia, uno sviluppo in Est Europa e più attenzione al marketing online