da Città del Vaticano Antonino D’Anna  

Carlo Salvatori, il presidente di Allianz e Lazard Italia, potrebbe arrivare un domani alla guida dello Ior? È questo un rumor che negli ultimi giorni ha cominciato a prendere piede nei Sacri Palazzi. Membro del cda dell’Università Cattolica, 73 anni, Salvatori è presidente dell’Ucid (Unione Cattolica Imprenditori Dirigenti) milanese, e con un curriculum che l’ha visto anche nel ruolo di ceo del Banco Ambrosiano Veneto, Cariplo e Banca Intesa.

Nonché indicato, in tempi recenti, come candidato alla presidenza di Mps.

 

L’indiscrezione ha cominciato a diffondersi nei giorni scorsi: Salvatori sarebbe indicato come un possibile candidato milanese per la successione a Ernest von Freyberg alla guida dell’Istituto per le Opere di Religione. Ha ottimi contatti con il mondo di Cl, e proviene da quel mondo culturale che è stato rappresentato da Antonio Fazio (di area Opus Dei) e Fabrizio Saccomanni, con cui si vede molto spesso. In Vaticano, Salvatori ha un ottimo rapporto con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura: a suo tempo infatti Allianz ha partecipato al finanziamento del padiglione della biennale di Venezia della Santa Sede.

Gode anche della fiducia del cardinale Scola: l’arcivescovo di Milano gli ha chiesto i pareri sulle quasi 50 controllate della Diocesi di Milano. Tra queste ce ne sono alcune importantissime, come Consulta Srl, fondata nel 1990, che gestisce il patrimonio immobiliare dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero. Salvatori sarebbe interpellato da Scola anche per pareri sulla selezione di eventuali candidati a entrare nei cda delle controllate. Un uomo di competenza e fiducia, insomma.

 

Se scelto per lo Ior, l’economista ciociaro andrebbe a sostituire un presidente scelto negli ultimi giorni del papato di Benedetto XVI e inserito nell’ambito delle ultime nomine targate Tarcisio Bertone, l’ex Segretario di Stato che ad un anno dai veleni di Vatileaks ha detto a Tgcom: «Spero sia una pagina chiusa, ma può darsi che ci siano documenti lì in riserva per essere buttati fuori. Però credo che ormai il tempo, l’atmosfera, la rete dei rapporti sia molto cambiata». Un pensiero condiviso sulle pagine di Avvenire domenica 9 febbraio dal suo successore, il quasi cardinale Piero Parolin, che, al quotidiano dei vescovi, ha chiarito come quella di Vatileaks sia stata «una stagione dolorosissima, che mi auguro sia definitivamente tramontata».

 

In compenso Parolin, sullo Ior, ha detto la sua plaudendo agli «aspetti di trasparenza e conformità alla normativa internazionale che devono guidare l’individuazione del profilo dello Ior». Poi ha precisato che il lavoro, in questo senso, è stato ampio, secondo le indicazioni del Papa, «e che si continuerà risolutamente nella stessa direzione, affinché la gestione del denaro e le attività di natura economica e finanziaria finalizzate alle necessità della vita e della missione della Chiesa siano permeate dai princìpi del Vangelo».

C’è qui l’idea di un ritorno alle origini dello Ior che Francesco ha sottolineato in un’intervista alla Stampa nel dicembre scorso. E se toccasse a Salvatori?

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