di Andrea Montanari

Non riuscendo a vendere nei tempi e nelle modalità ipotizzate le compagnie assicurative,Carige ha deciso di accelerare sull’aumento di capitale. Ieri il cda della banca ligure ha tagliato la testa al toro e annunciato, spiazzando la Fondazione che ne controlla il 46%, l’avvio delle procedure per la ricapitalizzazione da 800 milioni, la soglia massima che era stata chiesta l’anno scorso da Banca d’Italia dopo le ispezioni che avevano portato al ricambio manageriale e all’addio dello storico presidente Giovanni Berneschi. «Atteso che il processo di dismissioni risulta ancora in corso e che non appare prevedibile, allo stato, una sua conclusione in tempi brevi, e in ogni caso in tempi coerenti rispetto alle esigenze di rafforzamento patrimoniale del gruppo, nonché in termini soddisfacenti per la banca e i suoi azionisti, sono state avviate le attività propedeutiche all’esercizio della delega per l’aumento da 800 milioni da esercitarsi entro il 31 marzo», si legge nella nota diramata ieri dall’istituto presieduto da Cesare Castelbarco Albani e guidato dall’ad Piero Montani.

Al contempo, Carige ha già sottoscritto accordi con il consorzio di garanzia capitanato dall’advisor del piano Mediobanca (global coordinator e joint bookrunner) e composto da Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Unicredit, Commerzbank e Nomura.

Operativamente l’aumento dovrebbe partire a maggio subito dopo quello del Banco Popolare e prima di quelli di Mps, Popolare Vicenza eBpm.

Il vero tema è capire chi possa partecipare all’operazione, visto che la Fondazione presieduta da Paolo Momigliano al momento non ha alcuna disponibilità finanziaria per fare la propria parte e quindi si diluirà significativamente se non trova un asse con altri enti di derivazione bancaria.

I nomi dei grandi industriali liguri, Malacalza e Garrone, circolano da mesi ma nessuno di loro pare realmente interessato al dossier (Garrone ha proprio sempre negato). Sul mercato c’è chi da tempo sostiene che Andrea Bonomi, uscito con plusvalenza ma deluso dall’investimento in Bpm, possa guardare al dossierCarige, magari per la vicinanza all’ad di Carige, Montani. Molto difficile l’opzione Unipol: la compagnia assicurativa di Bologna già tirata in ballo non ha sul tavolo il dossier e il suo gran capo, Carlo Cimbri, si sta concentrando sul core business. Più probabile allora ipotizzare un’integrazione con un’altra banca o cassa di risparmio italiana o, in alternativa, con un gruppo straniero interessato a entrare o rafforzarsi in Italia.

Ieri, infine, Carige ha rinnovato alcune cariche nelle controllate. Nel cda di Carige Italia entrano Roberto Pani e Giovanni Battista Pittaluga (che diventa presidente di Carige Vita Nuova al posto di Guido Alpa) al posto di Evelina Christillin ed Elena Vasco. In CariSavona, invece, Alessandro Repetto e Alessio Albani sostituiscono Raffaella Orsero e Aldo Dellepiane. (riproduzione riservata)