Il 2012, per l’industria del risparmio gestito, si è chiuso con un patrimonio record di poco inferiore ai 1.200 miliardi di euro, un risultato di circa 7 miliardi superiore rispetto al record precedente registrato nel 2007. “La crescita del patrimonio gestito è da attribuire per circa un terzo al recupero messo a segno dai mercati, in particolare da quello dei titoli di stato” spiega Alessandro Rota, Direttore Ufficio Studi Assogestioni, “e per due terzi circa è da attribuire agli effetti della ristrutturazione delle attività di asset management del maggiore gruppo assicurativo italiano che ha riunito sotto la struttura di gestione italiana la maggior parte dei mandati riguardanti i prodotti assicurativi collocati in Europa”.

Ma il dato relativo agli asset totali gestiti dall’industria non è l’unica nota positiva dell’anno da poco concluso. L’ultima Mappa mensile del Risparmio Gestito rivela a dicembre un saldo di raccolta netta negativo per 4,34 miliardi di euro che ha portato il bilancio del 2012 a quota -11,3 miliardi. Un risultato che nasconde il buon andamento delle gestioni collettive che, grazie anche ai 233 milioni raccolti a dicembre, chiudono il 2012 con un saldo positivo di 3,2 miliardi di euro, di cui 1,7 confluiti nei fondi aperti e 1,5 miliardi nei fondi chiusi.
La raccolta registrata dalle gestioni collettive allontana le nubi del 2011, che si era chiuso con deflussi superiori ai 30 miliardi tra fondi aperti e fondi chiusi, e riavvicina l’industria al 2010, anno archiviato invece con una raccolta positiva per oltre 7,3 miliardi per gli strumenti appartenenti a questa categoria.
Tornando al 2012 si segnalano i deflussi per oltre 14 miliardi di euro registrati dalle gestioni di portafoglio in dodici mesi e i -10,1 miliardi dei fondi monetari, mentre spiccano in positivo gli oltre 10,2 miliardi raccolti l’anno scorso dai soli fondi di lungo termine. Risultato che conferma la capacità dei fondi comuni di rispondere alle esigenze dei risparmiatori e porta il saldo di raccolta degli ultimi tre anni di questi strumenti (esclusi i monetari) a quota +18 miliardi, grazie soprattutto ai fondi obbligazionari che tra il 2010 e il 2012 hanno registrato un saldo positivo per oltre 33 miliardi di euro.
Prosegue, infine, il trend negativo dei fondi di diritto italiano che hanno chiuso l’anno scorso con 13,8 miliardi di deflussi, contro i +15,5 miliardi dei fondi di diritto estero. “All’interno dell’offerta dei fondi aperti prosegue il trend di ricomposizione tipologica che si manifesta con una raccolta negativa da parte dei prodotti italiani cui fa da contrappeso l’afflusso di risparmio a favore dei fondi istituiti in altri Paesi (Lussemburgo in particolare) da intermediari appartenenti a gruppi italiani (i cosiddetti fondi round-trip) o esteri” commenta Rota. “Queste evidenze statistiche, pur nel loro carattere generale, dimostrano quanto sia urgente per i gestori italiani che ancora collocano la gran parte dei propri prodotti tramite il canale bancario captive, differenziare le proprie politiche commerciali. A maggior ragione se si considera il rischio, a dire il vero oggi più remoto di un anno fa, che la competizione con la raccolta bancaria diretta – e lo spiazzamento dei fondi e di altri prodotti d’investimento che a essa tende ad accompagnarsi – possa riprendere vigore”.