di Dario Ferrara  

Danni da naja a carico della Difesa. Il nonnismo tra soldati è un «fenomeno deprecabile», ma esiste e va tenuto in conto. Scatta allora il risarcimento a carico del ministero per i danni lamentati da un coscritto, all’epoca il servizio militare era obbligatorio, che si ritrova segnato per sempre dall’esperienza in grigioverde: è proprio sotto le armi che si è aggravata la sua patologia psicologica.

Fra i danni lamentati c’è quello di una rovinosa caduta frutto di un pesante scherzo in camerata al fante preso di mira da commilitoni e superiori. La commissione medica che aveva visitato il giovane doveva evitare che una personalità tanto fragile finisse in un contesto non facile come quello della vita militare. È quanto emerge dalla sentenza 4809/13, pubblicata il 26 novembre dalla terza sezione civile della Cassazione.

 

Contributo decisivo

Bocciato il ricorso dell’amministrazione: in tema di responsabilità extracontrattuale spetta al giudice del merito il nesso causale fra la condotta e l’evento dannoso e la valutazione in sede di legittimità si ferma giocoforza all’idoneità delle ragioni poste a fondamento della decisione. Inutile, per il ministero, sostenere che la maggior parte delle doglianze proposte dal danneggiato sarebbero frutto di sue elaborazioni, visto che effettivamente il giovane in seguito è stato riconosciuto affetto da una sindrome nervosa piuttosto seria, caratterizzata anche da paranoie e manie di persecuzione. Né vale osservare che il ragazzo è rimasto sotto le armi poco più di un mese, troppo poco per ritenere responsabile la Difesa. In realtà al personale dell’amministrazione è riconosciuta una colpa solo in termini di concausa, relativamente all’aggravamento della patologia psichiatrica. Ma comunque i giudici puntano il dito contro i medici e i superiori che avrebbero dovuto insospettirsi sulla personalità del giovane, che nei discorsi in caserma vantava perfino improbabili performance di immersioni subacquee da record: il personale dell’amministrazione, si legge nella sentenza, «ha contribuito all’insorgere degli episodi ormai conclamati di disturbo mentale».

 

Effetti nefasti

Il fatto che il giovane in origine sia stato giudicato «rivedibile» dai medici militari avrebbe dovuto consigliare maggiore attenzione nei confronti del soldato: la circostanza, dunque, non può essere invocata dal ministero della difesa come elemento che interrompe il nesso causale fra la condotta contestata e l’evento pregiudizievole e, dunque, non serve a evitare l’obbligazione risarcitoria. Né giova osservare che il quadro clinico all’epoca delle visite militari non consentiva di prevedere gli effetti nefasti che la naja avrebbe avuto sul ragazzo. Non resta che pagare le spese di giudizio.

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