Negli ultimi cinque anni le denunce di malattie professionali di natura muscolo-scheletrica sono triplicate, passando da 10.066 a 30.550 (+203%), mentre nello stesso periodo tutte le altre tecnopatie sono diminuite complessivamente del 4%. Lo rivela l’Anmil, l’associazione dei mutilati e invalidi sul lavoro, che questa mattina ha presentato a Roma, presso la Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato, unaricerca teorico-sperimentale realizzata in collaborazione con Anmil Sicurezza e con la Clinica Ortopedica dell’Università degli Studi di Milano presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi Irccs, da cui emerge la crescita esponenziale di questo tipo di patologie, anche grazie al loro inserimento tra quelle ”tabellate” e quindi con un percorso di riconoscimento e di indennizzo più agevole.

Agricoltura, costruzioni e commercio i settori in cui sono più diffuse. Le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico interessano trasversalmente tutte le attività che richiedono un impegno fisico di un certo rilievo da parte dei lavoratori. I settori in cui sono più diffuse sono l’agricoltura, le costruzioni e il commercio, che impiegano oltre cinque milioni di addetti e rappresentano quasi la metà dei soggetti complessivamente affetti da tali patologie. La trasversalità del fenomeno, però, si manifesta anche a livello di genere, in quanto il rischio di contrarre tali patologie risulta equamente distribuito tra uomini e donne, in linea con la distribuzione degli occupati (60% uomini e 40% donne), un dato quest’ultimo che invece non trova riscontro nel caso degli infortuni sul lavoro, dove la percentuale delle donne è nettamente inferiore (30% donne e 70% uomini).

Tra i principali fattori di rischio sollevamento carichi e movimenti ripetitivi. La patologia muscolo-scheletrica più diffusa, si legge nel rapporto, è l’affezione dei dischi intervertebrali che rappresenta il 35,8% del totale (circa 11mila casi nel 2011), seguita con il 32,6% dalle tendiniti e con il 18,4% dalla sindrome del tunnel carpale. Le altre malattie, che comprendono le varie forme di artrosi, rappresentano il 13,2% dei casi. Tra i principali fattori di rischio figurano il sollevamento carichi, le posture incongrue, i movimenti ripetitivi e anche fattori ambientali come i ritmi e gli orari di lavoro. Il fenomeno colpisce soprattutto i lavoratori più anziani – circa il 60% delle denunce riguarda persone con più di 50 anni, con l’età media attestata intorno ai 55 anni – mentre a livello territoriale le denunce per questo tipo di tecnopatie sono concentrate soprattutto dal Sud con il 35,3%, rispetto al 28,1% del Nord-Est e al 9,9% del Nord-Ovest.  

Fonte: INAIL