di Francesco Ninfole

Sarà presentata oggi a Bruxelles la Tobin Tax europea. Il testo formulato dalla Commissione Ue riguarda soltanto 11 Paesi (tra cui l’Italia) che hanno richiesto la procedura di cooperazione rafforzata. Secondo quanto appreso, la principale novità sarà l’introduzione del principio di emissione: ciò vuol dire che un titolo emesso in uno dei Paesi coinvolti sarà tassato ovunque, anche in altre piazze finanziarie (per esempio un’azione di una società italiana o francese scambiata a Hong Kong).

Questo elemento si aggiunge al principio di residenza, per cui l’imposta si applica all’interno dello Stato membro in cui risiede l’ente finanziario coinvolto nella transazione, anche se quest’ultima è avvenuta al di fuori dell’Ue. Per il resto sarà confermato l’impianto della prima proposta (che non aveva avuto l’appoggio di tutti i 27 Paesi Ue, in primis quello del Regno Unito).

 

Quindi le aliquote saranno pari allo 0,1% per azioni e bond e allo 0,01% per i derivati. Le esenzioni riguarderanno i titoli pubblici e anche i prodotti finanziari per cittadini e imprese. I prestiti ipotecari, i prestiti bancari, i contratti di assicurazione e altre attività finanziarie svolte da persone fisiche o da piccole imprese non rientrano nell’ambito di applicazione. Le proposte della Commissione, che saranno formalmente adottate oggi, dovranno poi essere valutate dal Parlamento e dal Consiglio europei. L’entrata in vigore è prevista per gennaio 2014, ma sono possibili slittamenti legati alla fattibilità tecnica delle norme e alla volontà politica degli Stati.

Secondo i regolamenti comunitari le adesioni per procedere con una cooperazione rafforzata devono arrivare da almeno nove Paesi membri. Uno Stato che desideri partecipare in una fase successiva può farlo, alle stesse condizioni previste per gli altri che hanno partecipato dall’inizio. L’Unione Europea ha stimato un gettito annuo di 57 miliardi di euro, relativo però a tutti i 27 Paesi Ue, mentre le entrate scendono a 30-35 miliardi per gli 11 Stati (che sono Germania, Francia, Austria, Belgio, Estonia, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna).

Il piano Ue sarà comunque completato dopo l’introduzione delle leggi nazionali già adottate in alcuni Paesi che hanno preferito muoversi in anticipo. Tra questi anche Francia e Italia. In Italia gli scambi di azioni sui mercati regolamentati saranno colpiti allo 0,12% del valore di transazione da marzo 2013, mentre da gennaio 2014 l’aliquota sarà ridotta allo 0,10%. Per gli scambi over-the-counter, cioè fuori dai mercati regolamentati, l’aliquota sale allo 0,22%, per poi scendere dall’anno prossimo allo 0,2%. Saranno esenti market maker e le transazioni in Borsa di azioni emesse da società con capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro. Sui 249 titoli quotati a Piazza Affari, solo 76 saranno colpiti dall’imposta. Colpiti anche derivati e high frequency trading. Nel caso dei derivati, l’imposta si applicherà da luglio 2013 in misura fissa, determinata a seconda della tipologia di strumento e del valore del contratto. Per i sistemi di trading ad alta frequenza l’emendamento introduce una tassa antispeculativa con un’aliquota dello 0,02%.

 

La Tobin Tax solleva le perplessità di molti operatori, che temono asimmetrie regolamentari tra diversi Paesi. Un rischio evidenziato da molti è quello di una possibile fuga alla ricerca di scappatoie fiscali. Tuttavia secondo Algirdas Semeta, il commissario Ue alla Fiscalità, l’imposta farebbe sì che «il settore finanziario dia il giusto contributo per far fronte ai costi della crisi economica, di cui è peraltro concausa, in un contesto di risanamento di bilancio negli Stati membri». La Commissione ha ricordato che in seguito alla crisi il debito pubblico dei 27 Stati membri dell’Ue è balzato dal 60% del pil nel 2007 all’80% negli anni successivi. Durante la crisi gli Stati Ue hanno stanziato 4.600 miliardi di euro per misure di salvataggio. Inoltre Bruxelles ha sottolineato che il settore finanziario ha inoltre beneficiato di un vantaggio fiscale di circa 18 miliardi di euro all’anno per l’esenzione dei servizi finanziari dal pagamento dell’Iva. (riproduzione riservata)