L’aumento dell’età della pensione in tutta Europa, il calo dei rendimenti e la richiesta di maggiore trasparenza e regolamentazione creano un ambiente impegnativo per i fondi pensione, che oggi devono scortare i lavoratori fino a età sempre più avanzate fornendo quell’integrazione che ormai gli Stati non possono più dare. Quelli italiani non sono esclusi. Proprio per testare gli umori degli schemi previdenziali State Street ha commissionato un sondaggio all’Economist intelligence unit su 150 fondi in tutta Europa, tra cui l’Italia. Dall’analisi emerge che i cambiamenti demografici e normativi mettono rilevanti pressioni ai gestori previdenziali. Un dato su tutti: 7 fondi su 10 prevedono che i governi prenderanno azioni aggressive nei prossimi cinque anni per chiudere il gap previdenziale (la differenza tra l’ultimo stipendio e il primo assegno pensionistico), come l’iscrizione obbligatoria alla previdenza integrativa o incentivi fiscali per aderire. In Italia la pensa così il 72% degli intervistati. Un esempio arriva dalla Gran Bretagna, che sta introducendo l’adesione automatica ai fondi pensione. Non a caso il 62% ritiene che i tassi di contribuzione alla previdenza integrativa aumenteranno nei prossimi cinque anni. Ma in Italia prevale il pessimismo: soltanto il 36% ritiene che i livelli di contribuzione aumenteranno, la quota più bassa tra i sei Paesi analizzati. D’altra parte non ci sono molte alternative: se non si vuole assistere a un taglio dell’assegno pensionistico o devono aumentare i contributi dei lavoratori oppure devono crescere i rendimenti dei fondi. Ma i tassi bassi non danno molte possibilità. Oggi quindi i fondi si trovano in una fase molto delicata. «Ci sono grandi sfide che stanno accompagnando il settore previdenziale in Europa, ma ciò è positivo perché sta guidando l’industria verso una maggiore trasparenza e un maggiore monitoraggio del rischio», spiega Federico Viola, head of sales and account management di State Street Global Services. Il 79% degli intervistati sostiene che le richieste dei legislatori saranno sempre più pressanti. «Una situazione particolarmente evidente in Italia, Paese nell’ultimo anno ha registrato numerose novità sul fronte dei fondi. Non stupisce dunque che il 92% del campione dei fondi italiani ritiene di avere difficoltà a tenere il passo con i cambi regolamentari, rispetto alla media europea del 79%», aggiunge Viola. Non manca la pressione sui costi. «Ovunque si assiste a un calo di rendimenti dei fondi pensione, quindi c’è maggiore attenzione all’efficienza operativa», conclude Viola. (riproduzione riservata)