di Luca Gualtieri

Ieri a Siena i fronti aperti sono stati due. Il primo legato alle perdite incassate sugli ormai famigerati strumenti Santorini, Alexandria e Nota Italia: in una riunione fiume cominciata nel primo pomeriggio e terminata soltanto in serata, il cda della banca ha fatto il punto sulle disinvolte operazioni finanziarie messe a punto dalla precedente gestione.

L’altro fronte, contiguo al primo, è stato quello dell’inchiesta della Procura, nell’ambito della quale i pm hanno sentito l’ex direttore generale Antonio Vigni, a carico del quale è emersa anche un’ipotesi di reato per concorso per falso in prospetto e manipolazione del mercato.

Al termine del lungo cda, una nota della banca ha fornito una ricognizione dei danni subiti. L’impatto complessivo residuo dei derivati sul bilancio al lordo dell’eventuale effetto fiscale ammonta a 730 milioni, come previsto anche dalle stime circolate nelle scorse settimane. Nel dettaglio 273,5 milioni fanno riferimento all’operazione Alexandria, 305,2 milioni a Santorini e 151,7 milioni a Nota Italia. Quest’ultima è stata ristrutturata lo scorso 23 gennaio con l’eliminazione della componente in derivati legata al rischio sovrano dell’Italia. L’ad Fabrizio Viola ha insistito sul fatto che «la banca non ha problemi di liquidità» e che la base patrimoniale è «solida» con un Core Tier 1 al 12,1%, tenendo conto dei Monti Bond e dell’impatto della correzione degli errori.

L’ad ha inoltre ricordato che i vertici intendono andare a riprendersi «fino all’ultimo euro e, se possibile, anche di più».

Passando al fronte giudiziario, ieri l’attività dei pm Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso è stata monopolizzata dall’interrogatorio dell’ex dg Vigni, durato ben otto ore. I contenuti del confronto sono stati secretati, ma secondo fonti investigative l’ex top manager di Mps avrebbe iniziato a fornire informazioni preziose in merito alle modalità di finanziamento dell’operazione Antonveneta e, in particolare, sul prestito Fresh 2008 per il quale si ipotizza che i vertici della banca abbiano nascosto informazioni essenziali alla Banca d’Italia. Sempre ieri peraltro è emerso che Vigni, insieme all’ex presidente Giuseppe Mussari e all’ex cfo Daniele Pirondini, sarebbe indagato per concorso per falso in prospetto e manipolazione del mercato. Secondo la Procura sarebbero state fornite «false informazioni» agli organi preposti al controllo. «Per l’acquisizione di Antonveneta» sia Mussari che Vigni «al fine di portare a termine l’operazione Fresh 2008 avrebbero diffuso notizie false al mercato idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell’azione ordinaria di Mps», spiega l’invito a comparire. Nello stesso documento si sottolinea, inoltre, che Vigni, Pirondini e Marco Morelli, ex direttore finanziario indagato ora per ostacolo all’autorità di vigilanza, avrebbero inviato a Bankitalia informazioni «non rispondenti al vero» sulla situazione patrimoniale di Mpsriguardo all’aumento di capitale di un miliardo con JP Morgan. Non solo. Morelli avrebbe omesso di comunicare a Bankitalia il rilascio di una indemnity side letter a Bank of New York in occasione dell’assemblea di sottoscrittori del Fresh (vedere altro articolo in pagina)

In serata il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma ha eseguito 5 sequestri probatori su liquidità e titoli per circa 40 milioni. Sembra che il provvedimento, che ha per oggetto capitali rientrati in Italia con lo scudo fiscale attraverso banche e fiduciarie, sia riconducibile all’attività dell’intermediario svizzero Lutifin e dell’ex numero uno dell’area finanza di Mps, Gianluca Baldassarri.