Uno dei grandi temi che riguardano l’Italia è quello della copertura che il sistema previdenziale obbligatorio conferirà alle giovani generazioni. Dal 1996 infatti è pienamente operativo il metodo di calcolo contributivo, con un assegno pubblico che deriverà cioè da una logica assicurativa e non redistributiva come avveniva per le generazioni precedenti.

La futura pensione erogata dagli enti di previdenza obbligatoria dipenderà allora dalla continuità della vita lavorativa, dall’età di ingresso nel mondo del lavoro, dall’andamento dell’economia e dalle dinamiche della speranza di vita che influenzano i coefficienti di trasformazione applicati. Il messaggio è forte e chiaro: diventa sempre più necessario attivarsi per tempo per costruire un percorso di integrazione pensionistica perché la riforma Fornero ha posticipato il momento di addio al lavoro, ma precarietà e bassa crescita economica sono destinati a tagliare la pensione di primo pilastro.

È interessante prima di tutto esplorare che cosa pensano i giovani della previdenza alla luce della recente indagine condotta dal Censis per la Covip. La logica prevalente, spiega la ricerca, si riassume in tre parole: ci penserò domani. Infatti il 47,4% dei lavoratori con età fino a 34 anni non aderente ai fondi pensione dichiara di essere troppo giovane e che è prematuro pensare alla pensione, mentre il 32,6% la definisce troppo costosa e di non potersela permettere. Ma non aderire ha un costo. A partire dalla rinuncia per i dipendenti al contributo del datore di lavoro (la media è di circa l’1,2% della retribuzione annua lorda) che su archi temporali ampi quali sono quelli prospettici di un giovane ha un effetto tutt’altro che irrilevante. Da non dimenticare i benefici fiscali di cui godono i fondi pensione rispetto ad altre forme di investimento. In particolare, in base alla normativa in vigore dal gennaio 2007 i contributi versati nel fondo pensione infatti possono essere portati in deduzione dalla base imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro l’anno. Si tratta di uno sconto fiscale immediato pari all’aliquota marginale Irpef del lavoratore.

Inoltre al termine del percorso nel fondo pensione, in fase di erogazione della prestazione pensionistica (capitale o rendita), c’è la tassazione del montante solo sulla parte derivante dai contributi dedotti, con aliquota del 15%. Tale percentuale viene ridotta dello 0,3% per ogni anno eccedente il quindicesimo di partecipazione al fondo, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. Si può quindi raggiungere un’aliquota minima di tassazione sulla prestazione del fondo pensione del 9% dopo 35 anni di anzianità.

Di notevole rilievo poi, al fine di incentivare l’adesione dei giovani alla previdenza complementare, le agevolazioni previste per i lavoratori di prima occupazione successiva al 1° gennaio 2007. In sostanza, l’importo massimo annuale complessivamente deducibile (a partire dal 6° anno successivo a quello di iscrizione) sale per questi lavoratori a 7.746,86 euro. Ma andando nel concreto come muoversi? Una volta decisa l’adesione, il passo successivo consiste nella scelta della forma pensionistica alla quale versare i propri contributi. Le più importanti valutazioni da fare sono rappresentate dall’individuazione della soluzione previdenziale in rapporto alla professione.

È opportuno che i giovani lavoratori dipendenti del settore privato valutino l’adesione alle forme di previdenza collettiva di riferimento (fondo pensione negoziale o fondo pensione aperto ad adesione collettiva su base aziendale) in maniera tale da acquisire il diritto al contributo del datore di lavoro. I dipendenti pubblici hanno a disposizione alcuni fondi pensione di categoria già attivi (quali Espero, Perseo, Sirio), mentre i dipendenti di amministrazioni pubbliche non statali del Trentino-Alto Adige possono iscriversi a Laborfonds e quelli della Valle d’Aosta hanno a disposizione Fopadiva. Per gli altri lavoratori dei altri comparti del pubblico impiego sprovvisti di fondi pensione di riferimento e per il personale cosiddetto non contrattualizzato (quali magistrati, prefetti, diplomatici, avvocati dello Stato, professori universitari) la soluzione è quella dell’adesione a strumenti di previdenza individuale (fondi pensione aperti, pip). Nel caso in cui dovesse partire il fondo contrattuale, si potrà eventualmente trasferire la propria posizione individuale maturata. Ai lavoratori a termine, dotati anche essi di tfr, conviene aderire al fondo di categoria se previsto e se si dovesse interrompere il rapporto di lavoro si può rimanere iscritti sospendendo la contribuzione. Nel momento in cui si attiverà un nuovo rapporto di lavoro, se nello stesso settore, si potrà riprendere la contribuzione allo stesso organismo previdenziale, in caso contrario si potrà trasferire la posizione individuale in neutralità fiscale. Eventuali vuoti lavorativi protratti possono colmarsi con soluzioni previdenziali individuali.

Nel caso di co.co.pro. (lavoratori a progetto) le soluzioni preferibili sono rappresentate dai fondi pensione aperti e dai piani individuali di previdenza realizzati attraverso contratti di assicurazione sulla vita. I giovani professionisti e autonomi possono accedere a soluzioni di previdenza individuale o, se previsti e valutandone la convenienza, a forme di previdenza collettiva (come il fondo Sanità per medici e dentisti). Va anche rammentato, così come avviene per il riscatto della laurea, che anche per la previdenza integrativa i genitori possono poi aiutare i figli se fiscalmente a carico usufruendo del beneficio della deducibilità sempre entro il limite complessivo annuo di 5.164,57 euro. Le soluzioni utilizzabili in questo caso possono essere rappresentate dai fondi pensione aperti e dai pip con adesioni su base individuale. (riproduzione riservata)