Pubblichiamo di seguito l’intervento di Filippo Gariglio, presidente UEA

 

Se è oggi è sempre più largamente palese e tangibile il fatto di vivere un momento storico segnato da grandi cambiamenti a livello sociale così come economico-finanziario, meno manifestamente intellegibile è capire quale mondo dell’intermediazione assicurativa avremo in Italia a seguito di tali trasformazioni.

In tal senso vorrei proporre alcune riflessioni, convinto che l’individuazione e l’analisi di alcuni sintomi prodromici possano darci utili indicazioni sul dipanarsi degli equilibri futuri.

Partiamo da quello che indubbiamente costituisce un elemento di grande condizionamento per tutti noi, ovvero come il Legislatore, europeo e italiano, attraverso le sue norme, a vari livelli, indirizza o interpreta tali cambiamenti. Recentemente, sia a livello comunitario che nazionale, si sono susseguiti diversi provvedimenti riguardanti il comparto assicurativo che hanno inciso significativamente sul sistema del nostro Paese. Anche evitando di elencare tutte le disposizioni, non possiamo non rilevare che questa sovrabbondanza di norme sia da un lato il sintomo dell’importanza sociale che le Assicurazioni ricoprono e dall’altro un utile indicatore di quanto incidano sulla qualità della vita di una comunità.
Se poi aggiungiamo che almeno tre fattori – internet, i social media e i sempre più avvenieristici dispositivi tecnologici – hanno radicalmente cambiato il modo di vivere e relazionarsi con gli altri, di comunicare ed informasi, di scegliere ed acquistare di larghe fasce della popolazione, si comprende l’importanza di estendere a questo ambito opportune tutele normative. La moltiplicazione delle possibilità di contatto, ricerca, produzione di dati e raccolta di informazioni costituisce di certo un’opportunità e può essere foriera di notevoli vantaggi, ma comporta anche maggiori difficoltà di governance e controllo allo scopo di non subirne i meccanismi, ma padroneggiarli ed usarli in modo appropriato.

Anche i più ortodossi sostenitori del liberismo economico, significativamente, chiedono norme regolatrici delle distonie che il mercato genera – anche per effetto della globalizzazione e dell’attuale, esasperata finanziarizzazione – condizionando negativamente la vita dei cittadini.
Procedendo dal generale al particolare, e dunque dalle dinamiche dello scenario macroeconomico al contesto propriamente assicurativo, osserviamo la crescente diffusione dello strumento dei comparatori, in particolare in ambito Rc Auto, e la loro promozione come di un espediente taumaturgico per i bilanci delle famiglie attraverso il quale addivenire ad enormi risparmi in virtù di quella salvifica, “virtuale”, concorrenza che “i salotti buoni” della finanza italiana ed internazionale cercherebbero di impedire. Quella concorrenza elevata ad assunto fondante il benessere delle comunità che la adottano ed unica ratio per contenere le spese assicurative, e segnatamente quelle obbligatorie, che le “fameliche Compagnie” e gli intermediari ad esse legate, impongono ai consumatori. Altri oracoli vaticinano mirabolanti riduzioni dei costi assicurativi attraverso un più elevato turn over dei clienti e la diffusione su larga scala della consultazione e comparazione delle offerte via web.
Il recente viaggio studi che ha portato Uea ad approfondire le peculiarità dell’avanzata realtà londinese, suggerisce però che pur in presenza di entrambi i succitati fattori e di una concorrenza “perfetta” (quantomeno rispetto alla nostra evidente “imperfezione”), i costi dell’assicurazione auto rimangono molto elevati. Ciò a mio parere sta a significare che questi elementi – spesso issati a vessilli di libertà, in modo strumentale e demagogico – li possiamo forse considerare necessari, ma di certo non possiamo ritenerli sufficienti, in se stessi, a ridurre le tariffe.

Lungi dal voler disconoscere il valore della concorrenza, al contrario, la profusione di scandali, la sempre più palese trama di legami impropri e conflitti di interesse che connota i nostri tempi sembrerebbero paventare la fine della politica economica “concordata” negli ambienti della grandi istituzioni finanziarie; nondimeno considero illusorio appellarsi al mito della concorrenza, senza stabilire regole definite e inamovibili garanzie per il cittadino/consumatore/assicurato.
Come Uea, abbiamo ritenuto positiva ed ineludibile, perché funzionale alla società e anche al sistema – per quanto non sembri esserne consapevole – la rimozione degli artificiosi paletti normativi che vietavano la libera collaborazione tra intermediari, nella convinzione che ciò non significhi “attività senza regole od obbligo di plurimandato”, ma possibile ed utile semplificazione.

Parimenti non intendiamo sminuire il valore e il potenziale del web, ma rileviamo come le società che promuovono la comparazione via internet siano soggetti economici privati, perché è a questo tipo di comparazione che attualmente ci si riferisce e non a quella “pubblica” governata da precisi regolamenti e animata da finalità di natura collettiva. Si tratta al contrario di società che non ci risulta svolgano attività filantropiche finalizzate ad incrementare il benessere dei cittadini, quanto piuttosto realtà che perseguono un business, promosso con grandi risorse pubblicitarie, legittimamente orientato al profitto. Tutto ciò avviene sicuramente nel rispetto delle leggi attuali, ma proprio per dare ad esse piena legittimità, oltre alla liceità, è necessaria una puntuale regolamentazione che approfondisca, rendendoli trasparenti, gli interessi oggi non dichiarati, in modo che il consumatore abbia tutti gli strumenti per effettuare consapevolmente le sue scelte.

Un ultimo aspetto riguarda il fatto che il confronto sul web è spesso limitato alla sola voce di pricing, mentre il senso e la complessità del prodotto assicurativo si estrinsecano prima di tutto nel fatto di essere un servizio con necessità di assistenza pre e post vendita, in particolare in caso di sinistri, che difficilmente si riescono a standardizzare. Non voglio qui dilungarmi sul valore della relazione diretta tra intermediario ed assicurato, questa vuole piuttosto essere una riflessione volta a suscitare l’apertura di un dibattito serio e articolato sull’opportunità di lasciare questi strumenti senza regole e senza il supporto professionale di intermediari ufficialmente registrati e tenuti a rispettare cogenti regole.

Ci attendiamo il contributo e la riflessione degli altri soggetti interessati.