«Le paure incidono pesantemente sui consumi alimentari nel nostro Paese, provocando danni economici miliardari e riflessi pesanti su lavoro e tessuto sociale. Ma i decessi direttamente imputabili all’ingestione di alimenti, negli ultimi 25 anni, sono meno dell’1% di quelli causati dal morbillo». A tracciare le ricadute dell’horsegate è la Cia, Confederazione italiana agricoltori. «Le alchimie mediatiche», spiega la confederazione guidata da Giuseppe Politi, «sono capaci di scatenare psicosi collettive che spesso precedono la valutazione scientifica sull’effettiva pericolosità del fenomeno. Di fatto, come è accaduto costantemente negli ultimi 25 anni, le presunte pandemie si rivelano, almeno nel nostro Paese, inoffensive, mentre sono in grado di provocare dei danni enormi all’agroalimentare italiano». I danni al settore generati dalle tempeste mediatiche secondo la Cia ammonterebbero a 5 miliardi di euro; oltre 15 mila aziende agricole chiuse e circa 55 mila posti di lavoro in fumo. «Oggi c’è la questione carne di cavallo», chiosa la Cia, «qualche mese fa l’evoluzione del batterio killer in Germania, con i conseguenti blocchi dell’export, che sommata alla flessione dei consumi interni bruciò in poche settimane circa 10 mila posti di lavoro nei comparti del fresco (verdure e frutta). Alla stessa stregua», avverte la Cia, «è la truffa della carne equina, perché al momento di questo si tratta (non risultano pericoli per la salute dei consumatori) potrebbe creare contraccolpi pesanti sul mercato nel segmento carni, surgelati, pasta e trasformati».