Di Gloria Valdonio

Mentre in chiusura di settimana, alla presentazione dei risultati semestrali, il patto di sindacato di Mediobanca ha lasciato trapelare che potrebbe tornare a riunirsi ben prima di settembre a causa dei regolamenti attuativi della norma che proibisce i doppi incarichi in banche e assicurazioni concorrenti (articolo 36 della manovra «Salva italia») che potrebbero comportare significativi cambiamenti della governance dell’istituto milanese, analisti e investitori da mercoledì 22 fanno i conti la semestrale chiusa al 31 dicembre e con le sue zone oscure.
E, nonostante il crollo degli utili del 75,9%, la prima reazione appare positiva, anche perché dai conti emerge un calo del costo del rischio (116 punti base dai 130 di fine 2010) e dell’incidenza delle attività deteriorate sugli impieghi (1,7% rispetto all’1,9%) che rassicura sulla qualità degli attivi, mentre il Roe normalizzato appare stabile all’8% e il Core Tier 1 resta sostanzialmente stabile all’11 per cento.
Uno per tutti il giudizio di Nomura, che ha confermato il buy e il target price a 6 euro per Mediobanca, e che continua a vedere valore inespresso nelle attività di banca commerciale, mentre attende notizie positive da un’eventuale rivalutazione della partecipazione in Generali, di cui Mediobanca detiene il 13,4 per cento. Più prudente l’atteggiamento verso le attività di corporate e investment banking (a seguito dell’incremento dei costi di raccolta) e nello sviluppo delle operazioni di merger&acquisition.

I CONTI. Nel primo semestre 2011-2012, l’utile netto consolidato dell’istituto guidato da Alberto Nagel è crollato del 76%, portandosi a 63 milioni dai 263 milioni di euro dell’anno precedente, mentre nel solo secondo trimestre (ottobre-dicembre 2011) è sceso a 6,6 milioni rispetto a 35,3 milioni dell’analogo trimestre 2010.
In calo anche il fatturato sceso del 4% a 973 milioni di euro, a causa del minore contributo delle partecipazioni strategiche (da 113 a 58 milioni), mentre le attività ordinarie hanno prodotto ricavi stabili a 901 milioni. In particolare, Mediobanca ha realizzato svalutazioni per 269 milioni nel semestre, 114 milioni dei quali riferiti a titoli di Stato ellenici, il cui valore a portafoglio è stato ritoccato al 30% del valore nominale. L’istituto di Piazzetta Cuccia ha effettuato anche una svalutazione per 55,2 milioni sulla quota in Rcs MediaGroup, portata al prezzo di 1,23 euro per azione. Tra le svalutazioni delle attività finanziarie (cresciute da 19,5 a 175,4 milioni nel semestre) figura anche quella di 34 milioni sulla partecipata Delmi. 
PATRIMONIO. Da sottolineare che in termini di solidità patrimoniale Piazzetta Cuccia, con un core Tier 1 dell’11% (11,2% a giugno 2011), mantiene il livello più alto tra le banche italiane. Quanto alle principali divisioni, il Cib (Corporate and investment banking), che ha scontato la maggior parte del peso delle svalutazioni, ha chiuso il semestre con una perdita netta di 37 milioni, dopo rettifiche di valore per 222 milioni, e con ricavi in calo del 5 per cento. Positivo, invece, il bilancio del comparto Retail e Private banking, che ha visto i ricavi salire del 15% a quota 362 milioni di euro permettendo al margine di interesse di migliorare del 4% a 555 milioni. I costi operativi sono scesi del 2% a 399 milioni, con una flessione del 5% delle spese del personale. La raccolta è cresciuta a 54 miliardi di euro da 51,7 miliardi del 2010, sia per effetto del finanziamento triennale all’asta Bce di dicembre (4 miliardi) sia per l’aumento dei depositi di CheBanca! passati a 10,7 miliardi da 10 miliardi di euro. A questo proposito Mediobanca, che ha 8 miliardi di euro di bond in scadenza nei prossimi 24 mesi, ha annunciato ieri che parteciperà all’asta triennale di finanziamento che la Banca centrale europea terrà il 29 febbraio per 4 miliardi di euro, cioè la stessa cifra ottenuta all’asta di dicembre.
LE CONTROLLATE. Positivo nel complesso il bilancio delle controllate di Piazzetta Cuccia. Brillante soprattutto quello di Compass, che si conferma seconda nella classifica delle società di credito al consumo in Italia con una quota di mercato del 10,1 per cento. Il gruppo ha realizzato ricavi per 361 milioni di euro, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente, e ha saputo controllare i costi nonostante l’apertura di quattro nuove filiali e l’incremento dei dipendenti del 4 per cento. L’utile netto del semestre è salito quindi a 58 milioni di euro dai 40 milioni di fine dicembre 2010. 
Quanto alla banca retail CheBanca! nel secondo semestre ha incrementato del 7% i depositi (saliti a 10,7 miliardi di euro), del 25% i clienti (che hanno superato quota 470 mila) e del 30% il numero di prodotti venduti. L’istituto di credito ha chiuso il semestre con una perdita netta di 14,6 milioni di euro (in linea con il risultato precedente): l’assenza di proventi da negoziazione (pari a 38,5 milioni lo scorso anno) è stata compensata da un maggiore margine di interesse (77,9 milioni da 43,4 milioni), commissioni stabili (3,6 milioni contro 3,5 milioni) e minori rettifiche su crediti per 7,1 milioni (contro 15 milioni di euro).