da Berlino ROBERTO GIARDINA Quanto sbagliano i medici tedeschi? Almeno 40 mila volte all’anno. Più degli italiani? Non lo so, forse sono solo più onesti e ammettono gli errori, al contrario dei loro colleghi europei. Diciamo che Herr Doktor è più pragmatico. Gli sbagli sono inevitabili, tutti sbagliano, ed è più utile cercare di evitare che avvenga ancora. È come per la corruzione. Noi latini e cattolici pretendiamo l’onestà assoluta, e per prevenire ci complichiamo la vita con miriadi di leggi e controlli. Tutto invano. Si continua a corrompere, con l’effetto paradossale che le leggi così complesse, alla fi ne, possono essere sfruttate dal colpevole per sfuggire alla condanna. Meglio ammettere che gli umani sbagliano, e poi punirli senza perdere tempo quando la colpa è grave. Un paio d’anni fa, alcune decine di medici, generici e specialisti, hanno pubblicato un libro collettivo raccontando come e quando hanno sbagliato, e quali conseguenze hanno avuto i pazienti. Nelle intenzioni, il libro doveva servire ai colleghi per evitare di commettere gli stessi errori: come è possibile dimenticare un paio di pinze nell’addome? O amputare la gamba sana al posto di quella malata? Se è successo a me, potrebbe capitare anche a te. Ora, una proposta del partito cristianodemocratico dovrebbe rendere più facile ammettere l’errore e risarcire la vittima o, nei casi più tragici, i suoi eredi. In Germania si intende creare un fondo a favore dei pazienti sfortunati, grazie al contributo di tutti i medici, in proporzione ai loro redditi, e alla partecipazione delle mutue. Finora, i medici tedeschi, come altrove, si assicuravano per far fronte a possibili infortuni sul lavoro. Ma le cause sono complesse e per i magistrati non è facile prendere una decisione, perché si devono basare sulle perizie di altri medici, che possono essere indotti a essere indulgenti con i colleghi imputati. Inoltre, spiega il relatore, Johannes Singhammer, il fondo potrà immediatamente venire in aiuto alle vittime, senza attendere una sentenza defi nitiva, magari per anni, come nel caso di bambini venuti al mondo menomati a causa di un errore del medico durante il parto: «Non è giusto pretendere che la famiglia affronti per anni le spese per mantenere il fi glio handicappato, e le spese per il processo, senza alcun aiuto». Storicamente, il primo errore di cui si ha notizia avvenne nel 1811, a Berlino. All’ospedale della Charité, ancora esistente, venne ricoverata una ragazza che rifi utava di mangiare. Oggi, si sa che era malata di anoressia, ma allora il medico cercò di farla «rinsavire» richiudendola in un sacco. La poveretta, che si chiamava Luise, morì soffocata. I genitori denunciarono lo specialista, ma il Doktor Emil Horn venne assolto «perché», si stabilì, «il sacco lasciava passare l’aria». Oggi, su 40 mila denunce, secondo la Baek, la Bundesartzkammer, la camera federale dei medici, ne vengono accettate circa un terzo, da 12 mila procedimenti sei anni fa si è saliti a 18 mila l’anno scorso, e solo nel 30% dei casi si dà ragione al paziente. Una percentuale variabile da land a land: in Baviera siamo al 18%, perché i medici sono più coscienziosi o i magistrati meno generosi verso i pazienti sfortunati, e si sale al 35% nelle regioni settentrionali. I risarcimenti si aggirano in media sui 50 mila euro, per arrivare a mezzo milione, e da quest’anno il tetto dovrebbe essere portato a 600 mila euro. Le ragazze inappetenti non vengono più chiuse nel sacco, ma gli errori sono giornalieri, soprattutto nei pronto soccorso dove si lavora sotto pressione, e spesso i medici sono alle prime armi. © Riproduzione riservata