di Andrea Di Biase

Nel giorno in cui Salvatore Ligresti non ha esitato a farsi vedere in Piazzetta Cuccia per partecipare all’assemblea del patto di sindacato di Mediobanca (di cui l’ingegnere di Paternò è anche uno dei componenti del direttivo), la Consob ha messo un primo punto fermo sui legami tra il presidente onorario di Fondiaria-Sai e i due trust off-shore, emersi proprio in seguito alle indagini dell’autorità di vigilanza sui mercati, che complessivamente detengono il 20% di Premafin. Anche se la Consob non è ancora in grado di stabilire con esattezza chi siano attualmente i beneficiari dei due trust (The Heritage con sede a Bahamas ed Ever Green Security con sede a Panama), le indagini dell’autorità guidata da Giuseppe Vegas hanno stabilito un primo è importante legame tra i due soggetti off-shore e lo stesso Ligresti. Come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 15 dicembre, la Consob ha infatti appurato che almeno una parte del pacchetto del 20% di Premafin (ma c’è il ragionevole sospetto che possa trattarsi dell’intero blocco di azioni) custodito dai due trust sia il medesimo ceduto da Ligresti nella primavera del 1993. L’ingegnere siciliano, che allora controllava circa il 74,5% di Premafin, decise di fare cassa cedendo sul mercato e in più tranche circa il 24,5% della holding, rimanendone comunque l’azionista di controllo con il 50,01%. Una transazione che, riportano le cronache dell’epoca, fu gestita da Mediobanca, allora guidata da Enrico Cuccia, che aveva in Salvatore Ligresti un saldo alleato nel controllo delle Generali (la Sai custodiva un pacchetto importante di Euralux) e che si stava allo stesso tempo occupando della ristrutturazione dell’impero dell’ingegnere di Paternò. Ma chi furono gli acquirenti di quelle azioni? I giornali allora parlarono di importanti acquisti da parte di soggetti esteri, ma senza specificarne l’identità e i quantitativi acquistati. Ora la Consob ha appurato che un pacchetto dell’8,6% è finito nelle mani di un fondo fiduciario di diritto anglosassone, denominato The Monarch Asset Protection and Asset Management Trust (Mapam). Questo veicolo, dalla sua costituzione avvenuta il 20 febbraio 1993, fino al 26 maggio 2003, quando ha cambiato veste giuridica, passando da fixed beneficiary trust a full discretionary trust, ha avuto quale unico beneficiario o proprio Salvatore Ligresti. Il legame tra Mapam e The Heritage Trust, il cui trustee Giancarlo De Filippo lo scorso 7 dicembre aveva negato a MFMilano Finanza che Ligresti e i suoi figli siano i beneficiari del fondo da lui gestito, è stato individuato dalla Consob nel fatto che tra il 2003 e la fine del 2005 le azioni Premafin detenute da Mapam sono state trasferite prima a un altro trust, denominato The Silver Spring, e successivamente da questo proprio a The Heritage. Quest’ultimo, avendo acquisito nel frattempo altre società di diritto estero detentrici di azioni Premafin, risulta oggi detenere il 12,15% della holding presieduta da Giulia Ligresti. Il filo rosso, individuato dagli investigatori di Vegas, tra Mapam e The Ever Green Security (che almeno dal luglio 2004 deteneva indirettamente il 14,29% di Premafin e che, a oggi, risulta detenere il 7,84% della stessa) è invece stato individuato nel fatto che i due co-trustee di Mapam sono stati i settlor (cioè il soggetto che istituisce il trust) di The Ever Green. Pur mancando dunque la prova che i beneficiari finali dei due fondi off-shore siano realmente Ligresti e i suoi figli o comunque soggetti loro vicini, le indagini della Consob, che stanno comunque proseguendo, hanno fatto emergere un altro scorcio di una storia, le cui implicazioni potrebbero andare al di là degli aspetti meramente regolamentari. Sulla vicenda la Procura di Milano ha aperto da oltre un anno un’inchiesta, nell’ambito della quale Ligresti (che lo scorso 16 dicembre non ha adempiuto alla richiesta della Commissione di rendere note al mercato le informazioni diffuse ieri dalla stessa Consob) è indagato dal luglio 2010 per il reato di ostacolo all’autorità di vigilanza. (riproduzione riservata)